Francesco, detto da tutti Franchino – tranne che dal suo amico Paolo, che lo chiamava Franco, intendendo in quel modo dimostrargli un affettuoso rispetto – aveva una passione: la notte.
Gli piaceva restare sveglio e lo faceva senza alcuna fatica. La notte gli metteva un’energia che non si sentiva durante il giorno. Non soffriva la mancanza di sonno. Poteva coricarsi poco prima dell’alba per svegliarsi due ore dopo, pronto per una nuova giornata. Recuperava poi le ore perse quando poteva permetterselo, un pomeriggio libero dal lavoro o la domenica mattina. Allora dormiva di un sonno pesante, indifferente alla luce o ai rumori che lo circondavano.
La questione è che si era instaurato un rapporto particolare fra lui e la notte. Durante il giorno si sentiva spesso confuso, faceva fatica a seguire la logica delle cose che succedevano intorno a lui, finendo per sentirsi in una situazione di disagio. Anche se ormai c’era abituato, la cosa non gli faceva piacere. Di giorno era come sovrastato dagli altri, da tutte le loro attività così più importanti delle sue, dalle loro esigenze che lui era portato ad assecondare, senza chiedersi se fosse giusto farlo.
La notte no. Lì, in quelle ore liquide da trascorrere in un continuo divenire di luci ed ombre, dove si poteva scegliere di mostrarsi a tutti con la forza dei neon che ti inondavano di luce, oppure di immergersi nelle gradazioni grigie dei coni d’ombra, che suggerivano un’intimità con chi era vicino o anche solo con se stesso, lì, nel regno della notte, lui si sentiva perfettamente a posto. Sapeva in ogni momento cosa fare, come muoversi e quale era il suo posto. Proprio lì poteva avere un rapporto alla pari con chiunque altro, proponendo ed accettando, in uno scambio che gli dava quell’energia vitale che lo teneva sveglio fino a tarda ora.
Di notte non aveva bisogno di lunghe pause per riflettere sul da farsi. Gli bastava immergersi nella corrente dei rapporti, nella danza dei gesti e delle parole abituali, per trovare la soluzione ad ogni questione.
Come quella che gli aveva posto Lourdes, la donna di Paco. Francesco era rimasto seriamente turbato da quell’incontro, senza sapersi spiegare fino in fondo il perché. Lei gli aveva posto, con forza, una richiesta. Che lui non sapeva minimamente come soddisfare. Non poteva mica andare alla tele e proporre, come se niente fosse, altre puntate sulla storia di Paco. Non era mai stato fatto, per nessuno, e a nessuno là dentro passava per la testa che si potesse fare. D’altra parte non se la sentiva di negarle quella possibilità. Men che mai si sarebbe prestato ad illuderla, assecondandola nella sua richiesta di rivedere Paco senza poi farne niente. No, quella donna aveva messo troppa passione nella sua preghiera. Francesco si trovò a pensare a lei, a quanto doveva essere innamorata per decidersi a fare quel passo. Ebbe un brivido all’idea che un uomo possa avere la grazia di un amore così intenso e totale.
Era la notte che aveva cementato la sua amicizia con Paolo.
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