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Padelli e Ventura sotto analisi

Creato il 02 novembre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

La sconfitta nel derby e il modo in cui è arrivata sono state le gocce che hanno fatto traboccare il vaso. È doveroso di conseguenza fare due riflessioni in particolar modo in merito a due personaggi: il portiere Padelli che, ancora una volta, si è dimostrato tutt’altro che insuperabile e l’allenatore Ventura, anche lui non più immune da responsabilità.

Daniele Padelli, classe 1985, difende la porta del Toro ormai stabilmente da due stagioni, ovvero da quando Jean François Gillet è stato squalificato causa Calcioscommesse. Con il ritorno del portiere belga, Daniele sembrava nuovamente destinato alla panchina e, invece, ha sorpreso tutti: dopo un periodo di concomitanza tra i due (Gillet giocava in campionato e lui in Europa League), diventa il titolare fisso della squadra granata e il portiere belga viene venduto al Catania a gennaio durante la sessione invernale di calciomercato. In queste due stagioni, duole sottolineare come non abbia mai convinto pienamente i tifosi granata, ma sia stato osannato anche lui come tutti gli altri calciatori in seguito alle eccellenti prestazioni della squadra. Se, però, si analizza in modo attento e razionale l’operato di Padelli si scopre che l’ex Udinese e Liverpool non ha mai fatto nulla per meritarsi applausi ed elogi. Un portiere mediocre che ha trascorso gran parte della carriera in panchina e che si ritrova, all’età di 30 anni, a giocare titolare nel Torino, per giunta negli anni in cui la squadra torna in Europa. Chi guarda con frequenza le partite del Torino potrà ammettere con facilità che, ad ogni tiro impegnativo, Padelli subisce gol. È davvero difficile ricordare un match in cui il portiere abbia salvato il risultato. Le uscite alte, pur essendo un gigante di 192 cm, non sono il suo forte e le palle giocate dagli avversari, rasoterra, in area di rigore, nemmeno. Il gioco di Ventura richiede, poi, di saper giocare la palla con i piedi e prendere dunque parte in modo attivo alla costruzione dell’azione della squadra che si ritrova, molto spesso, a scambiar la palla tra i difensori e lo stesso portiere. Anche in quest’occasione sono emersi tutti i suoi limiti: come tutti i mancini, non usa il piede destro nemmeno per scendere dal letto, e con il piede sinistro sbaglia costantemente gli appoggi ai compagni regalando calci d’angolo o rimesse laterali agli avversari, senza dimenticare la clamorosa papera contro l’Empoli, un anno fa, quando riuscì a buttare la palla in fondo alla propria rete. Tra l’altro il Torino, seppur con le sue mille difficoltà, soprattutto in epoca recente, ha sempre vantato un’ottima tradizione nel ruolo di estremo difensore. (Castellini, Marchegiani, BucciSorrentino, Sereni, lo stesso Gillet i primissimi tempi in maglia granata). Dunque, dopo quasi due anni di dubbi e perplessità, ecco la certezza: Padelli non è un portiere da Toro. Padelli non è un uomo da Toro. Inspiegabili, per molti, sono le continue convocazioni da parte del CT Antonio Conte. Troppo spesso in pose da modello e, troppo spesso, con le braccia aperte ad ali di gabbiano intento a giustificarsi, diventa in certe occasioni addirittura irritante. Ha avuto le sue possibilità e le ha sprecate, i tifosi granata, in generale mai troppo pazienti, non sono più disposti a giustificarlo. Sarà quindi opportuno trovare al più presto una soluzione: richiamare dal prestito uno dei fratelli Gomis, provare titolare Ichazo che malgrado il cognome non sembra peggio di Daniele oppure, cosa molto gradita ai tifosi, intervenire a gennaio sul mercato e acquistare un portiere che possa essere definito tale.

Incredibile #Padelli in #TorinoEmpoli #SerieA https://t.co/Q5JpAfYC12

— Retròsport (@Sezione_Sport) 2 Novembre 2015

“Giù le mani dal mister” è la frase più ricorrente quando si parla di Giampiero Ventura

Il secondo personaggio che merita una riflessione è l’intoccabile mister Giampiero Ventura. Molto probabilmente qualcuno griderà allo scandalo sentendo che all’allenatore granata viene fatta qualche semplice e doverosa osservazione. Tutto il popolo del Toro, restìo dopo mille false promesse ed illusioni a riconoscere meriti al patron Cairo, ritiene Ventura il vero responsabile della crescita del Torino FC, come società e come squadra. Come il mister ha innumerevoli volte sottolineato, il Torino è partito dalla Serie B per arrivare a giocarsi gli ottavi di Europa League. Detto questo, il suo magnifico operato non può renderlo immune dalle critiche per sempre. Ai tanti pregi si accompagnano, chiaramente, dei difetti e, se, quando i granata vincono, il merito viene costantemente attribuito a lui, allora, quando giungono le sconfitte è giusto che gli si attribuiscano anche le colpe. Ha dato negli anni un’impronta di gioco importante, ma forse, ormai, la squadra è diventata troppo prevedibile e necessita di alcuni cambiamenti. Ha manifestato difficoltà a leggere le partite in corso e se una partita comincia male molto spesso finisce peggio. La frase “il nostro percorso di crescita passa anche attraverso queste partite” (ripetuta anche nel post partita con la Juventus) è ormai diventata per i tifosi ripetitiva e nauseante. Il continuo suo richiamo all’umiltà rischia di trasformarsi in un richiamo alla mediocrità e sembra, inoltre, che questa mediocrità l’abbia trasmessa alla squadra, che appare senza coraggio e, ultimamente, senza attributi.

Quindi, ribadendo come il popolo granata gli sia immensamente grato e lo sarà sempre per il lavoro fin qua svolto, vorrebbe, però, a questo punto, non sentire sempre le solite frasi ripetute come un disco rotto, ma avere anche determinate risposte: perché il Toro smette di giocare dopo 90′ e non ha ancora capito che la partita finisce quando l’arbitro fischia? Perché la squadra non rimane concentrata e costantemente prende gol all’ultimo minuto? Perché in alcune partite la squadra non gioca, nel senso che proprio non scende in campo? Perché in determinate partite la squadra si sveglia solamente dopo aver subito gol? In questi giorni sono domande assolutamente lecite che necessitano di una risposta. Risposta che solo chi è alla guida di una squadra ormai da tempo immemore può dare: dunque, Ventura.

È pertanto necessario che qualcuno faccia capire all’amato Ventura che non è un intoccabile, che è umano e come tale fa degli errori, che le sue scelte e il suo modo di fare si riflettono sulla squadra nel bene e nel mane, che, dopo 5 anni, il processo di crescita dovrebbe ormai essere nelle fasi conclusive e, invece, ogni partita la squadra continua a commettere sempre gli stessi errori. È infine necessario che qualcuno lo renda consapevole del fatto che egli ha dato tanto al Toro, ma il Toro ha dato tanto a lui, che il Toro esisteva prima di lui e continuerà ad esistere dopo il suo addio, ma, soprattutto, che la mediocrità è quanto di più terribile da accettare per i tifosi granata da sempre indomiti sognatori e tarpar loro le ali con i fatti e con le dichiarazioni equivale ad ucciderli.

Una cosa è certa: con quest’ultimi, il feeling tornerebbe immediatamente se solo decidesse di mettere Padelli in panchina per le prossime partite.

Tags:cairo,Gomis,granata,Ichazo,Padelli,Serie A,torino,toro,ventura Next post

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