Anno: 2013
Distribuzione: Officine Ubu
Durata: 96′
Genere: Commedia
Nazionalità: Croazia
Regia: Vinko Bresan
Data di uscita: 15 Maggio 2014
Nel paese di Don Matteo un film come Padre vostro di Vinko Bresan sarebbe impensabile, eppure una commedia acre, che vira in dramma beffardo, si sporca di polemica anti-clericale e gioca con il grottesco, è il secondo incasso di ogni tempo in patria, dietro un altro film dello stesso regista, praticamente il James Cameron croato.
Il film racconta di un sacerdote di un piccolo villaggio di mare, invidioso di come il parroco è trattato: ha così un’idea per rendere il luogo pieni di matrimoni e battesimi, sabotare tutti gli anti-concezionali a disposizione. Ovviamente il piano non va come don Fabijan si aspetterebbe. Scritto da Mate Matisic, Padre vostro è una commedia satirica e grottesca che si pone come provocazione alla sensibilità cattolica, pedofilia inclusa, ma sa come portare la provocazione alle estreme conseguenze.
In questa storia dall’afflato romanzesco verista, fatta di molti personaggi e uno sguardo su una realtà non urbana, Bresan usa le armi dello humour nero e del grottesco per affrontare alcune questioni fondanti l’intera ideologia cristiana e soprattutto cattolica: il rapporto negato tra felicità e religione, la posizione controversa su profilassi e contraccezione, il legame sottile e ambiguo alle questioni sessuali da parte di chi il sesso non potrebbe praticarlo, arrivando a frecciate politiche contro le gerarchie ecclesiastiche e le tattiche per coprire gli scandali. Ma l’intuizione più felice sta nel ragionare attorno al concetto di libero arbitrio, concetto cardine per definire il peccato cattolico e che qui diventa invece di forza per accedere alla santità.
E’ per questo che Padre vostro non può essere liquidato con sufficienza, come molte commedie di presunta trasgressione, perché i suoi eccessi, le sue trovate spiazzanti non devono sconvolgere la borghesia ma farla ragionare, pongono precisi quesiti che chiedono allo spettatore di riflettere. E accade grazie a un’opera che pare un Kusturica senza derive felliniane, una problematica commedia folk che sa come misurare i toni e i cambi di direzione e che se non ha la perfezione del meccanismo, ha il coraggio di azioni e idee.
Emanuele Rauco