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Edoardo Gabbriellini è un aficionado dei film di Virzì, protagonista di Ovosodo e presente in altri film del regista toscano e a dir la verità non ha la faccia molto sveglia. O meglio, senza giudicare le persone dalla copertina ( e probabilmente l'espressione di Edoardo non è delle più intelligenti per esigenze di scena, facendo perdere il suo sguardo in una terra di nessuno tra assenza e stupidità vera e propria ) non è che uno si aspetta il massimo da punto di vista registico da un ex ragazzo, ora quasi quarantenne che ha recitato in qualche commedia. E che ha fatto da regista un altro film quasi dieci anni prima, un esordio passato direttamente nel dimenticatoio.
Eppure Padroni di casa è un qualcosa che ha pochi analoghi nel cinema italiano d'oggi: immergendosi nelle logiche pure del genere scevro da qualsiasi tentazione autoriale Edoardo Gabbriellini dirige un thriller rurale che assume ben presto le cadenze di un Cane di paglia padano, una storia di azioni e di reazioni che sfocia nella tragedia.
Non tutto funziona nel migliore dei modi ma il concatenarsi di eventi che poi sfociano in un finale nichilista e senza speranza è orchestrato con diligenza da Gabbriellini a cui sfugge però il controllo di uno dei personaggi cardine della vicenda, quello di Fausto Mieli, interpretato da un Gianni Morandi che sostanzialmente rifà se stesso, lasciato un po' troppo nell'ombra forse per aumentarne la carica di inquietudine da recare alla spettatore al di qua dello schermo.
Il suo Mieli è un personaggio che resta nel limbo tra ambiguità e sgradevolezza e che poi nel finale viene un po' perso di vista....
Sono invece centrati i personaggi di Elia e Cosimo , romani de' Roma, interpretati da due romani che più romani non si può, Mastandrea e Germano, alle prese con personaggi genuini, il classico romano da esportazione che cerca di nascondere come meglio può, anche maldestramente, il suo essere coatto e ignorante dentro, più che fuori, tendenza accentuata dallo scontro con una comunità chiusa e con un razzismo sottile ma viscerale che la percorre trasversalmente ( più che razzismo è il rifiuto ottuso del confronto con la diversità ).
Centrati anche i personaggi secondari , i figuranti del paese, la fauna da bar , i ragazzotti del luogo che hanno passatempi un po' strani per i tempi che corrono, tipo quello di ammazzare lupi su e giù per l'Appennino, mentre Valeria Bruni Tedeschi è praticamente buttata alle ortiche nel personaggio della moglie gravemente malata, costretta a fare versacci per tutto il tempo che è in scena.
Forte anche di un minutaggio che non va oltre gli 80 minuti, Padroni di casa dimostra tutta la sua compattezza fin da subito con notazioni d'ambiente precise e circostanziate e un lento ma progressivo crescere dell'insofferenza dei locali, i padroni di casa appunto, verso due borgatari romani un po' coatti che hanno l'ardire di rubare loro lavoro e soprattutto le donne.
Un crescendo esemplificato alla perfezione dalla partita a ping pong tra Mastandrea e uno dei ragazzi del posto che diventa idealmente l'incontro /scontro di due civiltà o più semplicemente la rappresentazione scenica di due mufloni che fanno a cornate per stabilire chi ha la testa più dura.
Da qui in poi l'abisso....
( VOTO : 6,5 / 10 )
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