La vita da emigrato non è fatta, come si potrebbe pensare guardando le foto che in genere metto su facebook, solo di spiaggie, feste e divertimento. La quotidianità è tutt’altra cosa e non si discosta molto da quella che è la vita di ogni giorno in Italia o in qualsiasi altro posto si viva.
Mercoledì mi sono trovato a riflettere sulla vita e sulla morte, su come certi eventi si verifichino irrimediabilmente ovunque ci si trovi e su come vengano vissuti in modo diverso a seconda del background culturale che abbiamo.
Inizio della 5^ giornata di celebrazioni funerarie
Da quando vivo in Thailandia ho avuto modo di assistere a diversi funerali. Fortunatamente solo in 2 occasioni si trattava di persone a cui ero legato direttamente da un rapporto d’amicizia. Le altre volte era per dare supporto ad amici che avevano subito una perdita. Ed ecco la prima differenza. Da bravo italiano andavo al funerale per dare conforto a chi rimaneva e non per “salutare” chi non c’era più. Ma supporto per cosa? Per il buddismo la morte non è un evento drammatico a cui non c’è rimedio ma anzi è un passaggio da una forma ad un’altra grazie alla reincarnazione o rinascita secondo la legge del samsara rappresentata dal karma (in parole povere ciò che si semina si raccoglierà). Ripescando nella memoria riflettevo sul fatto che anche per la tradizione cristiana la morte dovrebbe essere una sorta di “liberazione” dalla schiavitù delle sofferenze della vita terrena per arrivare alla vita eterna, eppure… eppure ad un funerale cattolico c’è tanta disperazione, c’è chi partecipa per “dovere” e chi per poter dire una parola di conforto ai familiari. Nelle cerimonie buddiste si partecipa per accompagnare l’anima del defunto nel suo cammino verso la nuova vita.
Cliccando sull’immagine si può vedere un brevissimo video della cerimonia
Mercoledì la morte del padre di un mio caro amico (ed ex “Boss”) mi ha fatto fare per la prima volta l’esperienza di un funerale di tradizione “cinese”. Qui in Thailandia la comunità cinese è molto grande (soprattutto a Bangkok) e ha conservato le proprie tradizioni e la propria lingua. Anche i riti religiosi sono diversi e vengono solitamente svolti in templi specifici. Uno di questi è il Wat Hua Lumphong, in piena zona centrale di Bangkok. Il funerale è durato 5 giorni durante i quali si sono succeduti diversi riti e preghiere in orari ben precisi della giornata. Il 5° giorno è stato il culmine delle cellebrazioni: un crescendo di musiche, preghiere in cinese, mantra buddisti, rappresentazioni similteatrali e canti che dalle 6 del pomeriggio si sono protratti fino alle 11 di sera. 5 ore interrotte solamente da una breve pausa per la cena (ovviamente offerta dalla famiglia del mio amico all’interno della sala del rito funebre).
A piedi nudi
Probabilmente il rapporto tra Confucianesimo, Taoismo e Buddismo, caratterizzato nel corso della storia da conflitti e integrazione (con il confucianesimo a giocare un ruolo più dominante), costituiscono l’essenza della cultura tradizionale cinese che in molti aspetti si discosta dalla tailandese. Le processioni all’interno della sala, con amici e familiari che indossavano strani costumi, accompagnate da nenie in cinese e da incensi che rendevano l’aria quasi irrespirabile, mi hanno fatto provare in diversi momenti uno strano senso d’ansia. Non ero l’unico ad essere disorientato dall’incalsare delle preghiere e dall’incomprensibilità dei gesti. Nonostante abbia chiesto il significato dei vari rituali l’unica spiegazione ricevuta è stata che tutto era fatto perchè l’anima non perdesse la strada per arrivare in”paradiso” e incontrare la sua esistenza successiva. Anche il filo rosso che mi hanno dato alla fine del funerale aveva lo stesso scopo: legandolo alla maniglia della porta di casa prima di rientrare ho impedito che lo spirito potesse seguirmi dentro perdendo di vista il suo vero cammino.
Bufali d’acqua all’ingresso del tempio
Sono tuttora confuso e non so bene cosa mi rimarrà di questa esperienza. L’impatto è stato molto forte e la scarsa conoscenza del taoismo mi impedisce di avere una visione d’insieme chiara. So comunque che ancora una volta ho saputo liberarmi dei preconcetti e vivere con spontaneità da bambino anche un funerale.
Meglio di mille versi vani è un solo verso che porta la pace
Dhammapada, Sahassa Vaga
Tags: angkok, buddismo, taoismo, funerale, cerimonie, tradizione, tradizioni,