(pubblicato su Develop.med dell’Istituto Paralleli)
Donne e Islam, un binomio controverso; un nodo cruciale da sciogliere per consentire ai paesi musulmani di entrare in modo completo e definitivo nella modernità. Fatma Şahin, ingegnere e deputato, da qualche mese alla guida del neonato ministero della famiglia e delle politiche sociali, ha pensato di proporre la Turchia come sede di un istituto dedicato all’uguaglianza di genere. Per elaborare in modo condiviso il progetto, ha invitato a Istanbul dal 22 al 24 dicembre rappresentanti ufficiali che si occupano di tematiche sociali – quasi esclusivamente donne, ministri o funzionari – provenienti da tutti i paesi membri dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oci).
Fatma Şahin, ingegnere e deputato, da qualche mese alla guida del neonato ministero della famiglia e delle politiche sociali (l’unica donna del governo guidato da Recep Tayyip Erdoğan), ha pensato di proporre la Turchia – che pure ha clamorosi problemi di violenza e di disuguaglianza da superare – come modello per una soluzione possibile e come sede di un istituto dedicato all’uguaglianza di genere. Per elaborare in modo condiviso il progetto, ha invitato a Istanbul dal 22 al 24 dicembre rappresentanti ufficiali che si occupano di tematiche sociali – quasi esclusivamente donne, ministri o funzionari – provenienti da tutti i paesi membri dell’Organizzazione della cooperazione islamica (Oci). In un centralissimo e prestigioso albergo della sponda europea, la conferenza “Il cambiamento nelle società musulmane e il ruolo delle donne” ha consentito un fitto e inedito dialogo in cui sono stati coinvolti personaggi politici di primo piano, oltre a docenti universitari e membri di organizzazioni non governative – nel corso di sessioni plenarie, tavole rotonde e workshop.
Erdoğan ha in effetti rubato la scena. E’ stato accolto come una rockstar da una platea dominata da donne di ogni età, l’iPhone in mano per immortalare l’evento; è stato quasi assalito – insieme alla moglie Emine – per una foto-ricordo privilegiata dopo il suo discorso: poi attorniato da chi voleva fargli da vicino gli auguri di pronta guarigione dopo una delicata operazione. Ha parlato a braccio, ha parlato come suo solito in modo coinvolgente e a tratti commovente. Ha salutato le donne della “primavera araba”, le donne Afghanistan, Siria e Iraq, le donne di Palestina e di Gaza, le donne musulmane di tutto il mondo; ha ricordato sua madre da poco scomparsa. Ha sostenuto – questo il succo del suo intervento, prima di prendersela lungamente con Sarkozy e con la legge francese sul genocidio armeno approvata il giorno prima – che “i più importanti cambiamenti sono stati guidati dalle donne: più le donne sono cambiate, più le società sono cambiate; le società dove le donne vengono discriminate sono rimaste indietro, le società che non danno valore alle loro madri, mogli e figlie non sono in grado di raggiungere la pace e la felicità; le nazioni in cui le donne sono private dei diritti e in cui gli uomini abusano le donne non sono in grado di diventare moderne e civilizzate.”
Prima del premier si erano alternati sul podio il segretario generale dell’Oci – anch’egli turco – Ekmeleddin Ihsanoğlu e il ministro Şahin. Ihsanoğlu ha ricordato il ruolo essenziale delle donne nella primavera araba e – anticipando Erdoğan – ha sottolineato l’importanza della partecipazione femminile nei processi politici ed economici per consentire agli stati a maggioranza musulmana di raggiungere livelli apprezzabili di sviluppo e progresso; ha rivendicato l’importanza dei recentemente istituiti Dipartimento della famiglia (in seno al Segretariato generale) e Commissione indipendente e permanente per i diritti umani dell’organizzazione – su 18 membri, 4 sono donne – per superare in modo risolutivo il deficit di diritti anche essenziali per le donne e per estirpare le forme di brutale violenza ancora diffuse. Fatma Şahin ha parlato da donna che ha avuto responsabilità direttive nel suo lavoro e che ne ha adesso nel suo ruolo politico: ha orgogliosamente affermato che le donne vogliono uguaglianza e pienezza di diritti, non carità, gentilezza e sostegno; ha enfatizzato l’importanza determinante dell’istruzione per dare potere di emancipazione alle donne, ha espresso la speranza che la Turchia entro il 2023 – nel centenario della repubblica di Atatürk, data scelta dal governo dell’Akp come misura delle proprie ambizioni trasformative – sarà più libera e democratica, soprattutto in grado di offrire un modello di pieno successo agli altri paesi musulmani.
Più tardi, nel corso di una tavola rotonda che ha dato ai delegati l’opportunità di presentare le proprie esperienze nazionali, ha ampliato le sue riflessioni incitando le donne “a essere pioniere e guida del cambiamento nei rispettivi paesi” e gli uomini – con una battuta, ma fino a un certo punto – a mutare radicalmente il proprio modo di percepire le donne: il vero discrimine tra una società rigidamente patriarcale e una società ugualitaria. Nel corso della tavola rotonda ognuno ha rivendicato i propri successi, ma non sono state taciute le difficoltà enormi nel dare concretezza ai diritti ottenuti sulla carta: si è parlato lungamente dei meccanismi introdotti – anche quote e incentivi finanziari – per rafforzare la partecipazione delle donne in politica, con risultati non sempre incoraggianti. Al di là delle discussioni – forse troppo teoriche e accademiche – delle sessioni plenarie e della volontà unanimemente manifestata di cooperare e confrontarsi in modo costante, ad emergere con maggior forza nella giornata conclusiva e nella dichiarazione finale è stata la proposta turca di creare a Istanbul un Istituto regionale per l’uguaglianza di genere (o Centro regionale di conoscenza e informazione): che dovrà avere come compito l’acquisizione e la diffusione di dati sulla partecipazione delle donne ai processi politici ed economici; la realizzazione di progetti per migliorare il dialogo tra i governi e la società civile, di programmi di ricerca e di formazione per le donne; di misurare i progressi ottenuti dalle donne verso l’uguaglianza. Si aspettano novità già nei prossimi mesi.