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Pagare le tasse … si, ma per cosa?

Da Pukos
Pagare le tasse … si, ma per cosa?

L’articolo 53 della Costituzione statuisce il principio cardine del nostro sistema tributario e, potremmo dire, del nostro stesso sistema di convivenza civile: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

Per “concorrere alle spese pubbliche” quindi paghiamo le tasse (troppe, non c’è dubbio) e per lo stesso motivo quando apprendiamo dagli organi di informazione che sono stati “pizzicati” degli evasori totali giustamente ci indigniamo.

Ma se sul versante delle entrate di più non si può fare, se non cercare di recuperare veramente almeno una minima parte dell’evasione fiscale, molto dovrebbe essere invece fatto a livello di contenimento delle uscite, perché rappresentino effettivamente “spese pubbliche” e non spreco di denaro pubblico.

Sulla spending review sta lavorando Cottarelli e c’è da sperare che il sistema politico vorrà dare effettiva attuazione alle proposte che il commissario straordinario ha formulato: da questo punto di vista, però, appaiono poco rassicuranti e difficilmente comprensibili le tensioni con il premier di cui la stampa ha riferito.

Da fare c’è davvero molto … ma bisogna avere il coraggio di intervenire sul serio e non limitarsi a sterili proclami.

Per fare alcuni esempi, soltanto la razionalizzazione delle società partecipate degli enti locali, che dovranno essere ridotte da 8mila a mille in tre anni, dovrebbe generare risparmi, a regime, di 2-3 miliardi. Ulteriori significativi risparmi potrebbero derivare dagli immobili pubblici, dalle sedi delle Regioni, dalla digitalizzazione, perfino dall’abbassamento dell’illuminazione stradale in determinate aree: insomma, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

C’è poi il capitolo particolarmente “doloroso” per i cittadini del costo della politica, che nel nostro Paese è enorme, senza confronti con il resto d’Europa: dal Parlamento in giù, fino alle circoscrizioni, con un “sottobosco” di centinaia di migliaia di “professionisti” della politica, che rappresentano un lusso che semplicemente non ci possiamo più permettere.

In Europa l’Italia come spesa è seconda in valore assoluto con 39 miliardi di euro dietro i 42 della Germania (che ha però una popolazione e un Pil molto maggiori), e molto “avanti” rispetto a Francia (25), Gran Bretagna (24) e Spagna (18).

Il costo del Parlamento italiano, ad esempio, è quasi il doppio di quello francese e inglese, essendo pari a 1,6 miliardi, contro 0,9 in Francia e 0,6 in Gran Bretagna: cosa che non ci sorprende nel momento in cui apprendiamo che a fine carriera un barbiere o un centralinista con 40 anni di servizio guadagnano circa 136 mila euro, al netto di 24mila euro di contributi previdenziali (mentre i commessi, nell’incredibile rapporto di 0,7 per deputato, per un lavoro non molto dissimile da quello di un usciere d’albergo guadagnano addirittura di più).

“Brilliamo” da questo punto di vista, ma non certo a livello di risultati conseguiti, tant’è che, volendo fare un confronto sempre con i partner europei, l’Italia si colloca al quart’ultimo posto per presenza dei nostri rappresentati al Parlamento Europeo: peggio di noi solo Malta, Lituania e Grecia.

I nostri politici latitano quando c’è da stare in aula a votare, ma si riscattano alla grande nelle missioni internazionali.

Da questo punto di vista non possiamo non menzionare, essendo la notizia freschissima, la missione parlamentare in Corea del Nord, capitanata dal “mitico” senatore Antonio Razzi (famoso anche per le imitazioni di Crozza) e dal segretario della Lega Nord Matteo Salvini (che come europarlamentare è stato  uno dei più assenti in assoluto).

Che Razzi sia un “affezionato” del regime nordcoreano, una dittattura fra le più feroci al mondo, è cosa nota, tant’è che è leader dell’Associazione parlamentare d’amicizia Italia-Corea del Nord (esiste davvero …) e ha paragonato il paese asiatico alla Svizzera, mentre cosa sia andato a fare a Pyongyang il leader “padano” è davvero un mistero. I due hanno tra l’altro consegnato al presidente della Suprema assemblea nordcoreana una lettera destinata al leader massimo, Kim Jong-un, senza però volerne rivelare il contenuto.

In principio ho trovato questa notizia davvero esilarante, ma poi mi sono immediatamente rabbuiato nel momento in cui ho realizzato che la missione (ma per fare  cosa?) è stata pagata con i nostri soldi: sono queste le “spese pubbliche” cui facevano riferimento i Costituenti quando hanno scritto l’articolo 53 sulla capacità contributiva? E per finanziare queste nefandezze che dobbiamo pagare le tasse?

Sergio Pellegrino Ecnews

 


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