Pagine di seta, è un particolarissimo libro, ma più che di un libro si tratta di un’opera che racchiude delle pagine di storia a testimonianza della nuova fierezza meridionale,
Nasce da una idea del giornalista e scrittore Pino Aprile quando capitando in via Filangeri a Napoli nella sartoria Argenio, il titolare Salvatore Argenio e la moglie Annamaria Pisapia, gli mostrarono un foulard di seta con lo stemma della Marina Borbonica.
S. Argenio, A. Pisapia, P. Aprile
Ne rimase affascinato e lo acquistò per regalarlo alla moglie che alla fine anziché indossarlo lo fece incorniciare, così come è raccontato nella splendida lingua che è il napoletano nel corsivo che apre questa presentazione.La famiglia Argenio vestiva la marina borbonica ed era fornitrice della Real Casa e ora a distanza di più di un secolo e mezzo ha creato una linea di alta sartoria, che definiscono “identitaria”, per far conoscere la storia del Regno delle Due Sicilie. Quindi oltre ai tessuti, alle camicie e ai capi d’abbigliamento hanno realizzato foulard, pochette, cravatte gemelli, borse, penne stilografiche, e tanti altri oggetti tutti di una maniacale perfezione e di altissima qualità.
Per Aprile la collezione di quei foulard erano “pagine” che uno dopo l’altro raccontavano i primati raggiunti dai Borboni in tutti i campi e di conseguenza risaltavano la loro storia. Di questa Storia, con la S maiuscola, Pino Aprile ne ha parlato nei suoi tre libri, bestseller, Terroni, Giù al Sud e Mai più terroni, e questa stessa storia l’ha condensata in Pagine di Seta.
Foulard Reale Marina Borbonica
È scritto in tre lingue, il napoletano, l’italiano e l’inglese. È rivolto non solo ai napoletani ma ai tanti emigranti che ormai parlano la lingua del paese che li ha accolti, ma che nello stesso tempo ricordano la lingua trasmessa dai loro genitori.Il libro stampato su una carta di pregio, la Tintoretto, si distingue per l’originale allestimento completamente artigianale, cucito a mano, le incisioni sono fatte a caldo. Impegnativo e molto particolare l’inserimento, opera di alcune sarte, delle quattro pochette di seta con gli stemmi (Real Marina, Ferrovia Napoli Portici, San Carlo e Real Casa). Tra le altre cose concorre al premio internazionale per l’editoria di pregio Top application award che si tiene a Verona.
Il testo tradotto in Napoletano è opera di Ammamaria Pisapia. È la prima volta che si cimenta in un simile e impegnativo lavoro. “Ho attinto, mi spiega, dal dizionario dell’abate Ferdinando Galiani del 1789 e dal vocabolario italiano-napoletano di Antonio Rotondo dei giorni nostri, più la grammatica di Carlo Iandolo.
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Talvolta mi venivano alla mente parole antiche di mia nonna per definire questa o quella cosa, che mi sono servite (bella cosa i nonni). Insomma per tutto questo lavoro, che mi ha preso davvero molto tempo, ho ricevuto i complimenti di due professori come Gennaro de Crescenzo e Amedeo Messina, quest’ultimo ritenuto uno dei sei professori che conoscono perfettamente il napoletano, una vera e propria lingua.”A ds. Una pagina di seta con la pochette che rappresenta l’inaugurazione della ferrovia Napoli Portici
A ds. Foulard con lo stemma del Regio
Teatro San Carlo