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Pagliacci, dopo la prima …

Creato il 07 aprile 2011 da Nenet

Pagliacci - Zeffirelli - Teatro Carlo Felice

Ho seguito l’opera in diretta streaming ed ho palpitato con i miei colleghi del Teatro Carlo Felice di Genova. Una prova superata alla grande dopo il periodo nero degli scorsi mesi. Dal fondo si può solo risalire e loro lo stanno facendo con forza e voglia di lavorare! Un abbraccio virtuale a tutti!!

Nenet

Commozione profonda e soprattutto, in fondo al cuore, la sensazione che il melodramma da noi inventato quattro secoli fa e che ancora oggi il mondo ci invidia, insieme a tutta la nostra arte e cultura, andrebbe rappresentato ed eseguito proprio come è stato fatto per Pagliacci di ieri sera al Carlo Felice.

Ideale e reale che coincidono: cosa rara, specie oggi in tempo di vacche magre. E cosa rara anche perché udito e vista, musica e scena, devono essere entrambe al topFabio Luisi, il grande direttore d’orchestra genovese, e una leggenda quale Franco Zeffirelli, che nel teatro musicale ha sempre dato il meglio di sé, ci sono magnificamente riusciti e per una sera – che speriamo non resti così isolata negli annali dell’ente lirico della Superba – ci hanno fatto sognare.

Luisi era stato chiaro alcuni giorni fa a proposito della ricchezza della partitura di Ruggero Leoncavallo ed è stato di parola, trascinandosiletteralmente dietro le masse artistiche del Carlo Felice in stato di grazia: un’orchestra in forma smagliante, dal suono spesso e dalle mille sfumature, e un coro in gran spolvero, perentorio, granitico, così come ottima è stata la prova del coro di voci bianche, una realtà preziosa all’interno del Teatro. Plauso incondizionato dunque non solo a Luisi ma anche al nuovo Maestro del coro, Marcovalerio Marletta, e a quello dei piccoli, Gino Tanasini.

Lo spettacolo di Zeffirelli e dei suoi collaboratori – salutato all’inizio dei due atti da applausi a scena aperta non certo rituali nel mondo della lirica – è semplicemente perfetto: «Innovare non vuol dire tradire», ammonisce il grande regista nelle note del libretto di sala, e difatti la vicenda – un fatto cui Leoncavallo aveva assistito a Montalto di Calabria pochi anni dopo l’unità d’Italia – è stata trasposta negli anni ‘60 del secolo scorso, ma rispettando il libretto: «Uno squarcio di vita», come spiega l’autore stesso nel Prologo dell’opera, e dunque il miracolo dell’esistenza umana in tutte le sue sfaccettature, radicata nei più diversi personaggi e nelle loro storie, senza giudicare nessuno ma facendo luce sulla psicologia non solo dei protagonisti della commedia, ma su ogni singolo individuo in scena: vecchi e bambini, meccanici e prostitute, imbianchini e seduttori, casalinghe e contadini, e poi un tripudio di acrobati, prestigiatori, saltimbanchi, con un’attenzione quasi amorevole ai più piccoli particolari: anche nei momenti più concitati la sensazione era che tutto fosse spontaneo, incredibilmente reale; e l’ultima scena, con il duplice omicidio, era da groppo in gola, grazie a una perfetta unione d’intenti tra palcoscenico e buca d’orchestra.

Tra i solisti di canto, la prova migliore, la più pulita e convincente, anche se suscettibile di maturazione, si è rivelata quella del giovane soprano spagnolo Maite Alberola, nei panni di Nedda; di grande impatto anche il Tonio di Juan Pons, un veterano del ruolo, la cui vocalità tuttavia comincia a mostrare un po’ la corda, anche se il suoceppo resta una spanna sopra tutti gli altri.
Di grande presenza scenica il Canio di Antonello Palombi, meno incisive le prove di Manuel Pierattellialias Peppe – e di Domenico Balzani nei panni di Silvio, lo sfortunato amante.

Unico neo: che fine hanno fatto i sovratitoli?
Il Carlo Felice fu uno dei primi teatri in Italia ad utilizzarli, e ieri sera se n’è sentita la mancanza. Peccato, in fondo erano uno strumento fondamentale anche per avvicinare davvero tutti alla lirica.

In buona sostanza, una lezione di teatro musicale sotto tutti i punti di vista, di quelle che vorresti non finissero mai. A proposito, Pagliacci è in scena fino al 17 aprile, non fatevi sfuggire un’occasione come questa.

Fonte

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