Le culture dei popoli nella musica e nel canto popolare. Le note, gli
Alessia Di Cara
strumenti i canti di una storia comune. Canti e cunti di Sicilia. La danza folklorica siciliana, La danza orientale dei popoli arabo-berberi. Il Flamenco andaluso ed altre danze etniche, sono uno dei fili conduttori che ci legano ad un antichissimo passato.La conquista araba in Sicilia iniziata ufficialmente nel 827. In Sicilia non ci fu un regno unitario arabo ma tante piccole signorie rette da “Kadì”. Il comportamento degli arabi fu improntato alla tolleranza. Non perseguitarono i cristiani ma si accontentarono di far pagare loro una tassa la “gézia” consentendo la libertà di culto. Moltissime le parole che noi siciliani ancora usiamo e che derivano dall’arabo come le parola gebbia. La lingua italiana è piena di parole decisamente arabe; parole semplici, comunissime, che usiamo quotidianamente. Queste entrarono a far parte della nostra lingua già in epoca antichissima quando gli Arabi, più o meno dal 650 al 1100 dC, furono i nostri veri padroni, padroni del Mediterraneo.
Conquistarono un immenso territorio che si estendeva come un enorme abbraccio dai confini dell’India, attraverso l’Africa settentrionale, fino ai Pirenei. In Italia tennero a lungo la Sicilia, crearono capisaldi sulle coste Italiane dalla Puglia alla Liguria, entrarono in Piemonte, sino alle Alpi.E si sa che tutti i conquistatori lasciano sul terreno non solo sangue e distruzioni, ma anche costumi, usanze e linguaggi.
Però furono soprattutto i commerci che l’Italia tenne col loro mondo, praticamente da sempre, i veri responsabili dell’adozione, da parte nostra, di parole arabe.
Sin dall’epoca delle Repubbliche Marinare i nostri mercanti avevano uffici, oltre che in patria, anche in quelle terre; nei mercati e nelle “borse”, sino al secolo XIX non era l’inglese la lingua che gli imprenditori dovevano conoscere bene per gestire i loro affari, ma l’arabo.
Per questo i numeri che usiamo da sempre sono quelli cosiddetti arabi. Anche la cucina araba è tuttora molto amata in Sicilia, in modo particolare nel trapanese dove il” Cous Cous” piatto tipico di semola e pesce, regna sovrano.La danza orientale è con la cucina, una delle tradizioni culturali arabe che noi siciliani amiamo in modo particolare.
Alessia Di Cara, giovane palermitana, interpreta e insegna in modo eccellente la danza orientale.”I capelli sono anche uno strumento, spiega Alessia, essi sono per antonomasia simbolo della femminilità. Nella danza orientale è tutto importante; gli occhi per esempio”.
La danza orientale e’ improvvisazione o ci sono anche delle movenze precise? “Ogni stile ha i suoi movimenti stabiliti, dice Alessia, i movimenti, la tecnica della danza, hanno dei nomi arabi ; per esempio il “drop”e’ un movimento dell’anca verso su o giu’, o lo “shimi” è la vibrazione del bacino. Tutte le parti del corpo, continua Alessia, sono contemplate nella danza orientale che io, fin dall’ eta’ di 13 anni ho amato in modo particolare adesso a 31 dopo tanti anni di pratica e di studi, penso di potere insegnare alle nuove generazioni che con amore e passione si avvicineranno a codesta disciplina.“. Il corpo, dunque, come strumento di cultura e di conseguenza di seduzione. Ma scendiamo ancora in particolari per esempio le braccia e il bacino che ruolo hanno nella danza orientale? ” Le braccia, nella danza orientale, spiega Alessia, sono importantissime il loro movimento che a volte viene stigmatizzato con l’uso di veli colorati che elegantemente maneggiati dall’artista , formano dei disegni nell’aria che danno sensazione di leggerezza, anche le braccia devono dare sensazioni di leggerezza. Il bacino e’ il “fuoco”, il centro dove abbiamo “l’energia” e dove teniamo il controllo della postura. La postura e’ importantissima serve a rinforzare la colonna vertebrale, e allinearla ed acquisire la giusta postura, di conseguenza, le gambe si rafforzano ed nelle donne, in modo particolare,