Mario Mori
Il Procuratore Generale al processo a carico del Generale dei C.C. Mario Mori ed altri nel giudizio di appello (promosso dalla Procura contro la sentenza di assoluzione di primo grado) batte in ritirata.
Nella sua requisitoria dibattimentale ha chiesto l’esclusione dell’aggravante dell’aver commesso il fatto (il preteso favoreggiamento personale) allo scopo di favorire Cosa Nostra.
Non è solo un “ridimensionamento” dell’accusa.
E’ l’abbandono dell’aspetto più eclatante e meno credibile dell’accusa stessa, anche in relazione alla strumentalità di questo processo rispetto a quello per la cosiddetta “Trattativa” (il tentativo di sottostare al ricatto della mafia) di cui il mancato arresto di Provenzano sarebbe stato un principio di esecuzione.
Ma, esclusa l’inverosimile aggravante per tale più che inverosimile finalità, il reato “nudo e crudo” di favoreggiamento non si regge più in piedi nemmeno per scommessa.
La finalità di favorire chi è indagato o imputato è un elemento essenziale della condotta presa in considerazione dalla legge penale.
Mori (e gli altri) avrebbe “oggettivamente” favorito Provenzano, ma non si capisce più perché: Per un “riguardo” alla persona “a prescindere” dal suo ruolo nella mafia?
Mori voleva favorire Provenzano perché erano tifosi della stessa squadra di calcio?
Una mezza richiesta o, se vogliamo, una richiesta “implicita” di assoluzione, per evitare l’evidenza della baggianata ma cercare di non sfottere i baggiani, si direbbe
Così va la giustizia italiana.
Questo passa il convento!!!
Mauro Mellini – http://www.italia-politica.it