I finanzieri si erano già accorti dalle banche dati disponibili, collegati all'Anagrafe Tributaria - fra cui l'applicativo Ser.pi.co. - che la ditta per alcuni anni aveva presentato le dichiarazioni fiscali, «dimenticandosi» di riempire i relativi quadri, lasciati appositamente «in bianco» e che le comunicazioni ai fini Iva riportavano un anomalo squilibrio tra gli acquisti e le successive rivendite di prodotto, di gran lunga inferiori. Ma l'entità dell'evasione accertata a seguito dell'ispezione è stata davvero sorprendente.
Infatti, grazie alle minuziose ricerche svolte al momento dell'accesso nei locali aziendali, le Fiamme Gialle sono riuscite a trovare, all'interno dei computer utilizzati dalla ditta, i file in cui era stata memorizzata la rendicontazione analitica degli acquisti e delle vendite in nero, rivenendo e sequestrando, inoltre, numerosissimi foglietti e appunti manoscritti in cui erano state riportate le singole consegne di merce con i relativi prezzi.
In sede di intervento è stato anche trovato, all'interno dell'area portuale negli spazi di proprietà di un'altra azienda, un deposito «fantasma» in uso alla ditta, in quanto, sebbene utilizzato per la conservazione dei prodotti ittici, non era mai stato dichiarato all'Amministrazione Finanziaria come prescrive la legge.
Al termine delle operazioni ispettive, incrociando tutti i dati a disposizione, è stato quindi possibile ricostruire gli effettivi acquisti di merce, in media pari a circa 5,5 milioni di euro annui, e le vendite corrispondenti, pari in media, a circa 6,7 milioni di euro annui, a fronte di un volume d'affari contabilizzato per circa 2 milioni di euro, peraltro nemmeno poi dichiarato al fisco.