Palestina, sui tetti fucilati stagna l’ombra dei corvi. Hanno intinto il rostro nel tuo sangue Palestina, ma non lo beve l’ulivo che tende al mezzodì le radici divelte, non il grano vinto dai cingoli, non la cenere dei morti dissepolti, non il cedro dilaniato dal ferro. Hanno steso filo spinato sulle tue ossa, Palestina, hanno versato asfalto sulla polvere dei tuoi templi, hanno colato piombo nelle ferite di Ismaele. Dove sono i tuoi aedi, Palestina? Chi canterà l’urlo delle pietre divise? Chi dirà il furore del sasso nella mano spezzata di tuo figlio? Orfano bela al deserto l’agnello, e cerca la fonte predata. Lontano, sulla soglia della tenda, la vecchia fila il suo lamento perpetuo:
Gerusalemme, Gerusalemme…
Bruciavano i morti, ad Auschwitz, e il mondo tacque. Bruciano i vivi, a Gaza, e il mondo tace.
Tu paghi ancora per Auschwitz, Palestina. E non c’eri.
Chi c’era pagherà per Gaza?
Emilio Parisotto
Poeta ed antifascista