Magazine Cultura
il destino di un uomo nel vento della storia di Chiara Bianca Maturo ISBN 9788897005292 Num. pagine 152 € 16,00 Collana I libri della Leda Editrice Gaia
(il testo è disponibile in libreria) Stringo tra le mani questo libro, ne leggo il titolo . Pan Chalù, mi chiedo cosa significhi, mi soffermo a guardare il viso del ragazzino ritratto in copertina, indossa una divisa coloniale, sta seduto su di una barca e guarda dietro: vuol tornare? Perché? Dove lo stanno portando? Gennaro Pagano di Milito è il padre di quel bambino, ingegnere all'Ansaldo di Genova, originario di Piano di Sorrento, precisamente della frazione di Petrulo, borgo,che un tempo aveva il colore lucente delle foglie del gelso e il grigio intenso delle pietraie, vi si coltivavano i bachi da seta e questa è una storia che ha ordito di seta. Gennaro conobbe un certo Benito Mussolini quando il cosiddetto duce era socialista, combattè sui MAS (Motoscafo armato silurante) con un certo Gabriele D'Annunzio soldato e non ancora Vate. Gennaro, pluridecorato delle due guerre, disse di no due volte a Mussolini quando da socialista diventò fascista, gli salvarono la vita due amici di cuore Galeazzo e poi suo padre Costanzo Ciano che lo spedirono lontano dalla piovra fascista in Cina a rimpinguare il corpo diplomatico. Quindi è laggiù che sta andando anche il ragazzino immortalato nella foto , si chiama Gaetano Pagano di Milito. A Pechino i Pagano conducono una vita tranquilla nei primi tempi. I Pagano, padre e figlio, al contrario degli altri diplomatici, non disprezzano i Cinesi anzi hanno voglia di confrontarsi e conoscere questo grande popolo. Gaetano impara l'antica lingua degli Imperatori, ne scopre i toni e la profondità grazie anche al suo primo amore Yen Weichü, studentessa e attrice che con la sua arte combattè gli oppressori Giapponesi. Yen Weichü mi ha fatto venire in mente, leggendo le considerazioni che ha per lei Gaetano : (女媧): Nüwa , un'antica dea cinese che, accortasi che i demoni del male avevano squarciato il cielo, cercò e trovò sette pietre colorate con le quali suturò lo strappo inventando l'arcobaleno, solo il coraggio di una donna sa cucire il cielo. Gaetano a sedici anni si fa prestare una moto da un amico del padre, un Harley Davidson,e con questa parte alla scoperta dell'immensa Mongolia, "follemente" solo, con tre taniche di benzina agganciate al posteriore alla bene e meglio. Gaetano incontra i Mongoli, signori dei cavalli, dopo un viaggio di svariati chilometri attraverso la steppa. Quando i cavalieri della stirpe aurea si vedono venire incontro questo ragazzino bianco che cavalca un asino di ferro dalle lunghe orecchie che scorreggia rumorosamente, scoppiano a ridere; lui scende dalla moto e chiede al grande capo di cavalcare uno dei suoi cavalli. Ci passa su un paio d'ore cadendo e rimontando tutte le volte,dimostrandogli di saperlo fare ,vincendo la sua diffidenza , "un uomo che è capace di cavalcare un cavallo mongolo è degno di stima". Quest'episodio mi ha ricordato Ernesto Guevara che corre alla scoperta della suo continente latino americano su una Norton 500 tutta scassata ed anche il Che tornerà prepotente, lo scoprirete leggendo il libro, in questa straordinaria vita. Gaetano, tornato a Pechino trova la situazione completamente cambiata, i Giapponesi hanno messo a ferro e fuoco il paese, soprattutto i tentacoli fascisti sono giunti fin lì, Gennaro Pagano di Milito è stato assassinato, l'ordine è partito da Roma. Gaetano reagisce alla morte del padre ,gridando vendetta e, unendosi ai ribelli , fugge sulle montagne. Impara l'arte della guerriglia. E' il tempo della sofferenza e della lotta che si concluderà con la sconfitta dei Giapponesi e le due bombe americane di Hiroshima e Nagasaki. Si torna a casa , ma solo per poco , il tempo di rimarginare le ferite ed eccolo in Messico giornalista e fotoreporter indipendente (già perché Gaetano non ha mai avuto padroni), qui conoscerà l'altra figura centrale della sua vita Fidel Castro, con lui vivrà le sconfitte e le vittorie quelle contro Battista e gli Americani. Seguirà poi la Svezia , la Lapponia, l'amicizia con il grande Olof Palme e poi di nuovo giù in Angola al fianco di Che Guevara e Agostino Neto a raccontare e documentare stragi e soprusi consumati da Portoghesi, Sudafricani e Americani, già proprio loro, i paladini della giustizia (quella ad uso e consumo loro) che lo faranno controllare insistentemente dalla CIA. Infine il ritorno a casa, quando anche in Svezia cominciò a tirare una brutta aria e lo stesso Olof Palme pagò con la vita il nuovo "giro di giostra", sì, Gaetano Pagano di Milito per intelligenza e umanità ha molto di Tiziano Terzani, entrambi ci hanno insegnato ad amare l'Oriente, meglio: a rispettare il prossimo. Pan Chalù è stato un grande uomo, sì Pan Chalù è semplicemente l'allitterazione in cinese del nome proprio "Gaetano", ed era così che i discendenti di Gengis Khan impararono a chiamare il ragazzino italiano che cavalcava l'asino di ferro. Pan Chalù è fra quei pochi uomini che al cospetto della morte potranno permettersi di dire, come Pablo Neruda: Confesso che ho vissuto. di Luigi De Rosa Alla signora Britt ad Andrea ,Yara e Michele le mie più sentite condoglianze.
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