Magazine Diario personale
I tempi di migrazione dal treno all'autobus erano molto ristretti. Anche solo un minimo ritardo mi avrebbe costretta nella capitale per qualche ora.
Inizialmente, quand'ero ancora all'ombra dei portici torinesi, la prospettiva non mi aveva affatto turbata. Anzi.
L'idea di trascorrere qualche ora a spasso per Roma mi aveva divertita. Ed il divertimento era continuato fino a quando un amico, molto più lungimirante di me, mi aveva fatto notare che il mix letale tra sole allo zenit, afa cittadina, e pressione bassa cronica mi avrebbe procurato qualche piccolo problema.
Lo cito testualmente: "Andrai incontro a disidratazione. Morte. Ed evaporazione del cadavere. Di te non rimarrà neanche un corpo da piangere"
Inizialmente non lo presi molto sul serio ma poi, con l'avanzare del caldo torrido anche a Torino, realizzai finalmente che egli era sì un poco ansioso ma anche dotato di un certo buonsenso. E fu per questo motivo che al progetto "a spasso per Roma" decisi di sostituire quello "a spasso per la stazione Tiburtina".
A sorpresa, una volta scesa dal treno, anche questo mio secondo piano si rivelò impraticabile.
La stazione Tiburtina è nuova, avveniristica e architettonicamente interessante. Ma anche e soprattutto VUOTA. Desolatamente, tristemente, irrimediabilmente vuota. Non c'è nulla. Nulla. Nulla. Neanche una panchina.
Gli unici luoghi degni di nota sono un chioschetto perennemente privo di acqua fredda e dei bagni esterni a gettone.
A proposito di questi ultimi vorrei rivolgermi direttamente a te.
Sì, dico proprio a te, geometra, architetto, ingegnere, visionario, imbecille che hai progettato i suddetti bagni, ascoltami con attenzione: queste roventi, soffocanti, disgustose ritirate pubbliche DEVONO avere almeno un gancio. Un gancio per appenderci qualcosa.
Cosa? Un cappotto, una sciarpa, una borsa.
Una borsa!
Io, donna, dove appoggio la mia immancabile marsupialica appendice mentre sono in altre faccende affaccendata?
Dove? Al collo sperando di non strozzarmi?
Oppure, secondo te, emerito minchione, dovrei metterla a terra?
A terra? In un bagno pubblico? Ma hai presente lo schifo che c'è in questi luoghi?
No? Ecco. Lo sospettavo.
Allora ti condanno a una settimana di scopettone e anitra WC in codesti cubicoli infernali e poi ne riparliamo.
Scusate la digressione.
Cosa stavo dicendo?
Ah sì! Nella stazione Tiburtina non c'è niente da fare o vedere, trascorrerci quattro ore sarebbe stato un incubo. Quindi, mettendo a rischio la mia preziosa vita ed il mio disidratabile corpicino, depositai il bagaglio e m'inoltrai nella calda, caotica, umida, tentacolare ma splendida Roma.
Continua...
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