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Pandita Ramabai, l’eroina cristiana per la liberazione delle donne indù

Creato il 24 marzo 2011 da Uccronline

Pandita Ramabai, l’eroina cristiana per la liberazione delle donne indùLa paladina del movimento di liberazione della donna in India non è un fedele indù, come ci si potrebbe aspettare, ma una donna cristiana. Il suo nome è  Pandita Rababaj e tutto il continente asiatico è riconoscente per il suo immenso contributo all’istruzione e all’emancipazione delle donne, largamente dovuto però alla sua fede in Gesù, il suo “principale liberatore”, per usare le parole di Pandita stessa.

Su AsiaNews si legge che nacque da devoti indù e acquisterà presto fama e riconoscimenti per le sue poesie. Ebbe modo di attraversare l’India entrando in contatto con la triste condizione delle vedove e degli orfani. Cominciò così per prima a ribellarsi della condizione inumana a cui erano sono soggette queste donne. Nel 1887 scrive “Le donne indiane di alta casta”, mettendo in luce il loro deplorevole stato e poi passò all’azione creando centri per vedove e orfani dove le donne potevano ricevere un’istruzione di base e una formazione al lavoro.

Il suo lavoro la portò in contatto con i missionari cristiani. Nel 1883 accetta un invito da parte di una congregazione di suore anglicane a visitare l’Inghilterra. Ramabai sentiva da tempo sente di essere sempre più distante dalla sua formazione indù, sia da un punto di vista spirituale che sulla base della sua percezione della condizione delle donne in India. Si applicò ad uno studio approfondito della Bibbia, intensificando molto i rapporti con le religiose. Chiederà infine di essere battezzata, riconoscendo in Gesù il più grande liberatore delle donne. Il Vangelo rappresentò per lei la forma più pura delle sue intuizioni spirituali, e in particolare il convincimento crescente che servire donne e poveri non è solo lavoro sociale. Continuò il suo lavoro caritativo fondando un centro per madri nubili, un programma di aiuto per le vittime della carestia e una serie di scuole per ragazze povere. Tradurrà la Bibbia dal greco e dall’ebraico in marathi e la pubblicarà in una stamperia fondata da lei stessa nel 1924 a Pune. Nel 1919 il sovrano inglese la premierà con il Kaiser-i-Hind, uno dei riconoscimenti più alti che un indiano possa ricevere durante il regime coloniale.


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