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Pangea, Pangée, dove la musica non ha confini

Creato il 15 dicembre 2011 da The Book Of Saturday

Pangea, Pangée, dove la musica non ha confini

A scuola fu una delle teorie scientifiche che più mi colpì: la Pangea. Mi sembrava impossibile che quei continenti oggi così distanti tra loro, milioni di anni fa fossero uniti in un unico blocco. “Pangea” ha illuminato le nostre menti e unito idealmente l’umanità in un solo grande passato comune. Oggi esistono associazioni che portano quel nome e che tengono assieme culture apparentemente lontane, che probabilmente un giorno, ancor più remoto, torneranno a riavvicinarsi. Sembra assodato che tra circa 5 miliardi di anni il sole si spegnerà e con lui la vita, ma la terra sembra destinata a mutare molto prima della fine dei nostri giorni. Sull’ordine dei milioni di anni (50, 100, 250 al massimo), i continenti dovrebbero tornare a come erano prima, un unico grosso “pallettone” di terra, con l’Africa che abbraccerà l’America, l’Europa, l’Asia, e così via. Pangea Ultima, la chiamano.

Parlando di musica, dalla teoria della Pangea prende il nome anche questo gruppo canadese, i Pangée, che pubblicarono un album nel 1995 e poi fecero perdere le loro tracce. Si tratta di un gruppo progressive, il cui disco Hymnemonde, stando alla recensione che leggo su Progarchives, trae ispirazione dai King Crimson (non mancano mai…), ma anche (e qui si fa interessante), dagli Anekdoten. Oh, li ricordate gli svedesi? Sia chiaro, non lo dico io stavolta, ma Mellotron Storm, che addirittura dà 4 stelle ai Pangée, definendoli una gemma degli anni Novanta, dopo aver trovato questa vaga somiglianza: «PANGEE were a band out of Quebec who released this one album in 1995. The attraction for me was all the KING CRIMSON and ANEKDOTEN comparisons, but while the angular guitar does bring those bands to mind i’m surprised at how original these guys sound».

Ecco, i Pangée non li ho ancora approfonditi benissimo, giacciono lì nella mia vasta collezione di dischi liquidi (credo siano usciti fuori anche loro dalla poderosa “Masterpiece of Progressive”). Conosco senz’altro meglio gli Anekdoten, che li ho anche recensiti, beccandomi insulti e poi scuse. Avevo ragione a quanto pare, perché di King Crimson ce n’è, poco ma ce n’è. Magari ascoltiamoci meglio anche i Pangée, e soprattutto, venendo prima degli Anekdoten, fosse appurata la teoria dell’ispirazione, colpisce che nella musica, come nella Pangea, confini non esistono, e quattro ragazzi svedesi possono trarre impeto da tre colleghi canadesi distanti migliaia di chilometri.



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