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Panic di Lauren Oliver

Creato il 13 dicembre 2015 da Anncleire @anncleire

Panic di Lauren Oliver

“Il mio punto è, quando ami qualcuno, quando ti importa di qualcuno, devi farlo sia nei momenti buoni che in quelli cattivi. Non solo quando sei felice ed è semplice. Mi capisci?” Heather annuì. Sentiva come una palla di vetro nel petto: qualcosa di delicato e bellissimo che si sarebbe potuto frantumare se avesse detto le parole sbagliate, se avesse disturbato l’equilibrio in qualche modo.

“Panic” è uno di quei libri che voglio leggere dal giorno della loro uscita e poi per un motivo o per un altro abbandono al loro triste destino. Ci è voluta la traduzione di Safarà Editore per convincermi a prenderlo in mano. Grazie alla loro gentilezza non solo ho potuto leggerlo in anteprima, ma ho anche partecipato al fantastico blog tour promozionale. Come per tutti i libri di Lauren Oliver temevo un po’, tra l’altro ero convintissima che si trattasse di un distopico e invece mi sono ritrovata davanti un contemporary, che è riuscito a convincermi, con un senso di disperazione e di angosciante realismo, di una comunità che lotta per sopravvivere, con le unghie e con i denti e che perde i suoi figli migliori in un disfattismo di immane potenza.

 

È arrivata una nuova estate a Carp, una cittadina senza futuro immersa nel cuore grigio di un’America sonnolenta. Ma con la fine della scuola è arrivato anche Panic, la competizione segreta a cui partecipano i diplomati al liceo cittadino, e come ogni anno è pronta a dissipare il torpore e scatenare i conflitti più violenti, le alleanze più inaspettate, i sentimenti più profondi. Heather, Dodge, Nat e Bishop: un gruppo di amici, una serie di prove da superare. Paura e coraggio, lealtà e tradimento, il miraggio di un primo amore, la possibilità di un riscatto, un biglietto per il futuro; la posta in gioco è altissima, ma così anche il rischio. Sei pronto a giocare?

Certi libri iniziano in sordina, raccontando una verità che si perde nei meandri della realtà, che emerge da un quadro lucido e consapevole di una società allo sbando. In pieni crisi economica, con un velo ammantato di pregiudizi e povertà, la Oliver costruisce una cittadina che non perdona, che risucchia e consuma i suoi abitanti lasciandoli in pasto alle loro paure. E se i personaggi che si rincorrono nella storia sono i protagonisti assoluti, il gioco, Panic, occupa un ruolo essenziale all’interno delle vicende.

Panic è iniziato come iniziano molte cose a Carp, una cittadina povera di dodicimila abitanti nel mezzo del nulla: perché era estate e non c’era nient’altro da fare.

Panic diviene l’espediente per scappare da una realtà angusta e definitiva, cosparsa di rimpianti e scarse possibilità. I giocatori si uniscono con sogni di gloria, la speranza della vincita e possibilmente un biglietto per sfuggire dal piattume di una vita in una cittadina piatta e senza prospettive. Gli abitanti di Carp sono dei fantasmi, delle controfigure che giocano a rimpiattino, cercano di scappare, ma non si rendono conto fino in fondo che non possono scappare dai loro problemi, che, in fondo, quello che li affligge rimarrà aggrappato al loro cuore per sempre.

Da un lato abbiamo Heather con una madre menefreghista, che affoga le sue pene nell’alcool e con una sorellina più piccola che cerca di proteggere con tutti i mezzi a sua disposizione. Con un corpo che non sente suo cerca di adattarsi ad una situazione che la rende instabile e che la preoccupa in maniera costante. Heather ha paura di rimanere sola, di rimanere bloccata in una realtà che non le appartiene, ancorata ad amicizie finite e distanti che si consumano, che scompaiono, che si lasciano andare in situazioni disperate. Tutti i rapporti sono problematici, tutti i rapporti nascondono segreti e insidie e Heather non è assolutamente pronta ad accettare di essere amata per quello che è. Panic è una sfida per sé stessa e per gli altri, per quella ragazzina spaventata che ha bisogno di essere amata. Al suo fianco troviamo Nat, la sua migliore amica, la ragazza fortunata, popolare, che indossa la maschera dell’estroversa e dell’abbordabile per non mostrarsi fragile e spaventata. Nonostante l’aria della sicura di sé, poi si perde nelle sue paure e nei suoi condizionamenti, in quella vita che la fagocita perché da lei pretende immensamente tanto, anche quando non riesce a dare niente. E Dodge, l’altro protagonista, cerca di andare oltre le apparenze, oltre il muro che Nat presenta al mondo. Dodge ha obiettivi concreti, un motivo pressante per partecipare a Panic ma non riesce a rendersi conto che quello che conta non è vincere, ma confrontarsi con i propri problemi, scendere a patti con sé stessi, con chi si nasconde nel proprio animo. Dodge è sempre stato isolato, cresciuto in una famiglia di vagabondi non ha mai conosciuto la stabilità emotiva e fisica per costruire qualcosa di duraturo. Per vivere si è sempre aggrappato alla sua famiglia, a quella sorella che per lui significa tutto. La sua intelligenza lo porta a capire più di quanto dovrebbe, ogni tassello lo conduce sempre più vicino, ma deve capire cosa vuole davvero, quali sono davvero i suoi obiettivi. Dall’altro lato c’è Bishop, il migliore amico di Heather e Nat, il fedele compagno di mille avventure, divertenti ed emozionanti. Istintivo e incredibilmente protettivo, Bishop non si tira mai indietro anche quando sembrerebbe impossibile salvarsi.

La Oliver è riuscita a creare una storia avvincente e incredibilmente veloce, con un ritmo sostenuto, che tiene con il fiato sospeso per tutto il tempo. L’ansia, il terrore, l’esultanza per una prova di coraggio che diventa sempre più pericolosa, dove il rischio diventa sinonimo di spericolatezza, dove tutto si consuma in sere frenetiche e sentimenti potenti. Un’estate che diventa un’eternità a contatto con la piccolezza del microcosmo di Carp. Le descrizioni stringatissime, segno distintivo della Oliver che non si perde mai in dettagli inutili, concorrono a creare una cittadina che potrebbe essere una qualunque, che ha un nome solo per connotarla in un panorama, quello americano, dove ricchezza e povertà vanno a braccetto perdendosi di vista.

Il particolare da non dimenticare? Un lucchetto…


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