Panico al Senato: si lavora fino a mezzanotte per la riforma di Palazzo Madama

Creato il 23 luglio 2014 da Nicola933
di Mario Marrandino - 23 luglio 2014

Di Mario Marrandino. In soccorso alla corsa di Matteo Renzi sulla strada delle riforme arriva il “canguro” ovvero il metodo secondo cui quando viene approvato o bocciato un emendamento tutti gli altri, che sono a contenuto identico o molto simile, decadono. “Immagino che sarà un numero elevato, perché esaminando questi volumoni di emendamenti si vede che moltissimi hanno contenuti simili”, ha spiegato il capogruppo Pd Luigi Zanda.

Braccio di ferro tra maggioranza e opposizione. Da una parte chi voleva contingentare i tempi dall’altra un muro: non si tocca nulla. Così alla fine è uscita l’unica soluzione: mettere sotto sforzo il Senato, h24. Ed è già partito l’ostruzionismo sul calendario: ieri, per discuterci su, si è persa oltre un’ora d’aula.

Zenda: “In capigruppo abbiamo chiesto che si prendesse atto che con 8mila emendamenti la riforma non potrebbe essere approvata prima della fine del 2014, per altro continuando con ritmi di lavoro che abbiamo tenuto finora. Abbiamo quindi chiesto che tutti i gruppi riducessero gli emendamenti mantenendo quelli rilevanti e riassuntivi. Non è stata accolta questa proposta, quindi abbiamo proposto, e la capigruppo a maggioranza ha approvato, che l’orario di lavoro si dilatasse il massimo possibile. Lavoreremo quindi da lunedì 28 dalle 9 alle 24, compresi i weekend”. “Pensiamo che in questo modo i tempi vengano accorciati e ribadiamo l’esigenza forte che il ddl Riforme in prima lettura venga approvato al Senato prima della pausa estiva. Non è un braccio di ferro“.

Non si mette quindi la tagliola sul dibattito. Sull’acceleramento concorda anche il capogruppo Ncd Maurizio Sacconi. Chiudere il più presto possibile “perché a settembre saremo impegnati con la Stabilità e con la delega Lavoro”. Il senatore dissidente del Pd Vannino Chiti spiega: “Non ero convinto nel merito sulla proposta di calendario ma, non essendo un tema su cui legittimamente si può esercitare la libertà di coscienza, ho votato secondo le indicazioni del mio gruppo. Cosi’ hanno fatto altri, in particolare quelli che con me hanno condiviso un’impostazione diversa sulla riforma”. “Faccio notare a chi ha rivolto accuse offensive che la proposta di nuovo calendario è stata approvata per soli cinque voti. A buon intenditor poche parole, come dice il proverbio”.

L’annuncio del lavoro no-stop a partire da lunedì 28, incluso weekend, ha gettato nel panico mezzo emiciclo. Quando il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha comunicato l’esito della conferenza dei capigruppo, in aula sono partiti brusii e qualche battuta. “Vedo che la proposta ha avuto successo”, ha commentato ironico il presidente.

L’unica pausa concessa, dalle 13.30 alle 15, sarà consentita per partecipare alle sedute delle commissioni. Ma sono le domeniche a inquietare gli onorevoli. Laura Bignami, ex 5 stelle, ha chiesto che venga risparmiata almeno la domenica mattina per “garantire il diritto di andare a messa dei cattolici”. “I cattolici la domenica vanno in chiesa, dateci almeno la mattina. Questo calendario è offensivo dei nostri diritti di cattolici, ma potrei dire il venerdì per i musulmani e il sabato per gli ebrei…”. Quasi scolari alle prese con un professore troppo rigido.

Chi parla invece di soluzione irragionevole è il capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani: “Ci siamo ridotti a costringerci di lavorare dalle 9 alle 24″, ha aggiunto. “Ci troviamo di fronte a un confronto inutile e sterile. Faccio un appello: non me la sento di chiedere al gruppo di votare questo calendario che trovo irragionevole. Propongo di proseguire il dibattito con i tempi che ci eravamo dati e mi auguro che nel frattempo la ragionevolezza prenda il sopravvento e che le opposizioni abbiano risposta”.
Il calendario però non consente scampo. La riforma di Madama deve incastrarsi con tante altre cose, in special modo particolare con il decreto sulla competitività che resterà all’esame nella settimana corrente, mentre il dl cultura, che scade il 30 luglio, sarà all’esame dell’aula lunedì prossimo (e martedì, ove necessario). Gli altri decreti, che arriveranno dalla Camera (Pubblica ammiistrazione e detenuti) saranno inseriti invece in finestre ricavate durante l’esame delle riforme. Domani il Senato terrà seduta fino alle 18.45, per consentire la riunione del Parlamento in seduta comune convocato alle 19 per l’elezione dei componenti di Csm e Corte Costituzionale.

“Il governo vuole approvare le riforme entro l’estate perché Renzi si deve fare il selfie con l’8 agosto e dire ‘ce l’ho fatta’ “. Gian Marco Centinaio, capogruppo della Lega al Senato, è intervenuto così in aula ieri a Palazzo Madama. “Non hanno avuto il coraggio di mettere la ‘tagliola’, per ora, che aleggiava in capigruppo come un ectoplasma. E avete avuto anche la faccia tosta di chiederci di ritirare i nostri 80 emendamenti: 80 su 8mila. Il nostro non è ostruzionismo e questi emendamenti meritano una risposta politica che questo governo allo sbando ancora non ha dato”. “Il mio gruppo è mediamente giovane e anche 24 ore su 24 noi ci stiamo. Ma siete voi che dovete garantire il numero legale”, ha detto ironico rivolgendosi alla maggioranza.


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