Abbiamo organizzato questo evento per ricordare il Magistrato Paolo Borsellino e gli Agenti della scorta: Agostino Catalano, Claudio Traina, Emanuela Loi, Fabio Vincenzo Li Muli e Walter Eddie Cosina che persero la vita il 19 luglio 1992 nella strage in via d' Amelio. Paolo Borsellino era un uomo buono, umile, giusto e onesto che svolgeva il proprio lavoro di Magistrato con dedizione, passione e un forte senso dello Stato. Fabio, Emanuela, Claudio, Agostino e Eddie erano dei Ragazzi semplici; avevano tanta voglia di vivere e di fare e svolgevano il loro lavoro con grande professionalità e senso del dovere.
Silvia la nipote di Eddie Cosina ci ha scritto:
"Loro non sono “la scorta”, loro non sono degli “eroi” ma degli esseri umani, dei ragazzi, dei figli, dei padri… semplici cittadini con valori profondi nel cuore come la giustizia e la legalità. Paolo Borsellino disse, all’indomani della strage di Capaci: “sono morti per tutti noi, per gli ingiusti, abbiamo un grande debito verso di loro e dobbiamo pagarlo gioiosamente, continuando la loro opera; facendo il nostro dovere, rispettando le leggi, anche quelle che ci impongono sacrifici; rifiutando di trarre dal sistema mafioso i benefici che potremmo trarne; collaborando con la giustizia, testimoniando i valori in cui crediamo, in cui dobbiamo credere”. Paolo e i suoi ragazzi hanno compiuto fino in fondo il loro dovere. Noi oggi abbiamo l’obbligo morale e civile di fare altrettanto, perché è facile gridare i propri diritti, più difficile rivendicarli facendo il proprio dovere".
Impegno, sacrificio, senso del dovere e grande amore per il prossimo erano i Valori che li accumunavano; credevano nel loro lavoro e in un Italia più unita e "pulita". Paolo Borsellino credeva nella Giustizia, nella sconfitta della mafia e in un modello di società più giusta e uguale per tutti. Per fare ciò ribadiva sempre "basterebbe che ognuno facesse la propria parte, perché tutto dipende da ognuno di noi".
Lavorava in condizioni difficili, é stato più volte attaccato, isolato e tradito, sapeva di andare incontro alla morte, avrebbe potuto cambiare strada, ma non l'ha fatto. Tante volte mi sono chiesta come avesse fatto a sopportare tutto ciò e a continuare a vivere in queste condizioni; la risposta l'ho trovata anche nel libro "Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino" di Giorgio Bongiovanni e Lorenzo Baldo, dove il Magistrato Roberto Scarpinato dice: "per amore, perché era innamorato del destino degli altri. C'era molto di più del senso del dovere, c'era qualcosa di grande che si chiamava amore. Non tradiamo questo atto d'amore e ricambiamo, restando sempre e comunque al nostro posto. Non molliamo! Qualunque cosa sia accaduta qualunque cosa dovesse accadere".
Ricordiamo ciò che ci ha scritto Marcello Loi nella sua lettera:
"voglio dire che la mafia non si combatte solo con una determinata azione di forza, comunque necessaria, ma soprattutto facendo cultura, coltivando la memoria personale e familiare. È possibile essere felici nella legalità e nella normalità, per questo è necessario assumersi sempre le proprie responsabilità invece di scaricarle sempre sulla società, sulla famiglia e sulla propria storia. Carissimi è ora di cambiare piano piano la nostra vita. Per battere la mafia non è assolutamente sufficiente solo la terapia d'urto di una giustizia efficiente, ripeto pure necessaria, ma occorre un cambiamento di vita non solo estetico ma profondo che tocca il cuore da cui dipende tutta la vita. Occorre una rivoluzione del cuore prima e poi un cambiamento pubblico altrimenti le parole e i propositi non servono a niente. Coloro che fanno del vestito una parte principale di se stessi finiranno inevitabilmente per valere come i loro vestiti. La mafia trova terreno facile nel facile benessere e nell'abbondanza senza regole civili. Ma le rinunce e i sacrifici ci restituiscono quella serenità e quella libertà che il vizio ci toglie".
Il magistrato Antonio Ingroia ci ha fatto un augurio:
"abbiate la stessa tenacia di Borsellino, la sua stessa dirittura morale. Solo così potrete rendere migliore questa Italia di oggi, figlia dello stragismo degli anni 90. Solo così potrete contribuire alla verità su quella oscura stagione".
In conclusione: non dimentichiamo, ricordiamo sempre tutti coloro che sono caduti nella lunga e difficile lotta contro la mafia, a Loro noi dobbiamo tanto e non possiamo dimenticare. Dobbiamo sapere che ognuno di noi può e deve fare qualcosa per sentire "quel fresco profumo di libertà, quella società giusta, uguale. Dipende da noi, Solo da noi. Iniziamo nel nostro piccolo, cerchiamo di comportarci in maniera migliore, ad essere più buoni, più onesti, più leali. Impariamo a rispettare il prossimo e a rifiutare le raccomandazioni. Questo mondo é talmente bello e grande che offre ampio spazio ad ognuno di noi e non occorrono quindi inutili atti di gelosie e invidia.
Grazie Paolo, grazie Agostino, grazie Claudio, grazie Emanuela, grazie Fabio, grazie Eddie.
Luciana Murru
Movimento Agende Rosse Sardegna