di Iannozzi Giuseppe
Vukovlad, il signore dei lupi, all’inizio, appare come una semplice storia, una delle tante: si viene tratti in inganno, perché, ingenuamente i lettori, nelle prime pagine credono d’andare incontro a una storia banale, di cui possono prevederne gli sviluppi e il finale anche. Così non è. Quella che è una storia apparentemente normale, pian piano si evolve fino a estrarre l’anima del Male dal corpo stesso del Soprannaturale.
Paolo Maurensig in questo romanzo breve dà prova d’esser un profondo conoscitore del lato oscuro che alberga in ogni uomo e lo coniuga in una matrice perfettamente lovecraftiana. “Lei crede nella potenza del Male?” Emil Ferenczi è diretto e non ha intenzione di lasciare il suo unico ascoltatore alla bellezza del paesaggio, quasi arcadico, di Capri. Suo malgrado, quel signore che era a Capri per distendersi e lasciarsi il mondo alle spalle, deve sorbirsi la storia dell’ottuagenario Emil, che gli racconta di quand’era giovane. E così comincia a narrare: nell’agosto del 1939, Emil Ferenczi è sui monti Tatra, in Polonia, per fronteggiare l’imminente invasione nazista come sottufficiale dei Cacciatori Ungheresi. La natura è ostile, il paesaggio è selvaggio e oscuro: tutto l’intorno brulica di mistero, di un mistero che spia gli uomini da dietro gli alberi, i cespugli, da sotto la neve che ricopre la più parte del paesaggio. La marcia serrata del plotone, a un certo punto, viene arrestata: Vukovlad, una creatura che semina il terrore nei villaggi circostanti, adesso ha preso di mira il sottotenente Emil e tutti i commilitoni. Il mondo razionale finisce con lo sconfinare in uno da bestiario: l’uomo, in questo nuovo romanzo di Maurensig, viene spogliato della sua aura divina per evidenziarne il lato oscuro, quello dedito al Male, quasi fosse un carattere recessivo dell’animo umano. Maurensig ci mette di fronte a un uomo che, per millenni, ha soppresso questo carattere ammantandosi di civiltà intelligenza scienza politica, ma senza mai sconfiggerlo: il Male è nell’animo, o meglio ancora nella natura stessa dell’essere umane che è prima d’ogni altra cosa un animale. “Lui sosteneva che alla luce della luna, nell’attimo in cui gli aveva esploso contro alcuni colpi di revolver, era riuscito a scorgerlo distintamente ed era pronto a mettere la propria mano sulla Bibbia per giurare che quanto aveva visto, muso o volto che fosse, era composto al contempo da tratti umani e ferini. Qualcuno suggerì che potesse trattarsi di un essere soprannaturale, di qualche entità malvagia che si aggirava tra i cimiteri.”
Per la prima volta Paolo Maurensig abbandona lo stile che più gli era congeniale, quello che l’ha reso uno scrittore di culto gradito tanto ai lettori in cerca d’emozioni forti quanto a chi invece abituato a letture più robuste: come già detto, questo è il più lovecraftiano – e per certi versi ambiguo – romanzo dell’autore. Se nelle prove precedenti la dimensione era tutt’al più onirica e surreale, in questo Vukovlad il Male viene mostrato (dimostrato) senza alcuna reticenza, in quanto Esso è nel DNA stesso di quell’animale, di quel mammifero, che è l’uomo. L’identità dell’umanità subisce uno sdoppiamento necessario, che affonda le sue radici in una Storia ancestrale e biblica, ovvero di quando millenni or sono l’uomo apparve sulla Terra vestendo le spoglie mortali di Caino per uccidere Abele. Sicuramente il più ambizioso romanzo di Paolo Maurensig, che si affranca, se non definitivamente almeno in buona parte, dalla dimensione onirica per dare corpo a una ancestrale e mistèrica.
Paolo Maurensig – Vukovlad, il signore dei lupi – Mondadori – Collana: oscar scrittori moderni – Pagine 109 – Anno 2008 – € 9