Papa Bergoglio e i farisei della scienza

Creato il 23 aprile 2013 da Uccronline

 
di Enzo Pennetta*
*docente di Scienze naturali

Appena eletto, papa Bergoglio ha suscitato l’attenzione del mondo della scienza, commenti rispettosi e pieni di attese positive. Ma a ben vedere si tratta di un rispetto condizionato, quello di chi mette alla prova ponendo domande capziose per “avere di che accusarlo”.

Prendiamo ad esempio quanto scritto sull’autorevolissima Nature, dove in un editoriale del 19 marzo si inizia esprimendo una irresistibile simpatia verso l’uomo Bergoglio, nelle parole dell’articolo si trova poi un inaspettato riconoscimento per i meriti scientifici della Chiesa: «Contrariamente alla credenza diffusa, la Chiesa cattolica moderna è science-friendly e Papa Francesco continuerà senza dubbio, e forse approfondirà, quella tradizione. Il forte sostegno della Chiesa per l’evoluzione darwiniana, per esempio, è in netto contrasto con la credenza retrograda e non scientifica del creazionismo di molti evangelici statunitensi e legislatori – un concetto che Papa Benedetto XVI ha giustamente criticato nel 2007 come “assurdo”. I sacerdoti ci hanno anche dato la genetica mendeliana e hanno contribuito alla teoria del Big Bang»

Come si può notare tra gli apprezzamenti si affaccia già un’insinuazione contenuta nella frase “la Chiesa cattolica moderna è science-friendly”, sottintendendo che in passato non era così. Si parla poi anche del “forte sostegno per l’evoluzione darwiniana”, sorvolando con questa frase su alcuni importanti distinguo riportati sul sito della Pontificia Accademia delle Scienze: «Le religioni abramitiche sanno che il punto di partenza non è il caso amorfo e neppure il capriccio del destino come ipotizzano gli scettici e i materialisti». E così il forte sostegno all’evoluzione darwiniana della Chiesa cattolica, e quindi del Presidente della PAS, il Nobel Werner Arber, oltre ad essere un sostegno contro quel creazionismo che rifiuta la scienza, passa anche attraverso una bella porta chiusa in faccia ai sostenitori accaniti dell’evoluzione per “caso e contingenza”. Chissà se quelli di Nature sono informati di questo.

Un altro passaggio interessante è quello in cui si parla dell’apertura della Chiesa su argomenti di bioetica: «Inoltre, recenti papi hanno aumentato notevolmente gli sforzi per avviare un dialogo con gli scienziati su una serie di questioni, dalla ricerca sulle cellule staminali embrionali e le colture geneticamente modificate, alla fecondazione in vitro, l’aborto e l’eutanasia – e in futuro sarà senza dubbio sempre di farlo su i progressi nel campo delle neuroscienze e della genetica, tra cui lo screening prenatale. Gli scienziati che hanno preso parte a tali discussioni raccontano di dibattiti stimolanti e costruttivi, con la Chiesa aperta a alle idee e spesso al cambio di dottrine come risultato. Un’eccezione dannosa è la sua lunga data opposizione all’uso del preservativo per prevenire la diffusione del virus HIV, e si può solo sperare che il Papa Francesco avrà un approccio più illuminato». Non si sa quali fonti di informazioni abbiano a Nature, ma parlare di apertura su aborto, eutanasia, screening prenatale e appoggio al contrasto all’HIV con il profilattico, dà l’impressione di una profonda mancanza di conoscenza dei principi cristiani.

Non vanno molto diversamente le cose andando a leggere quanto scritto sull’altrettanto autorevole Scientific American, dove in un articolo del 13 marzo l’impostazione seguita è stata la stessa. Si inizia infatti ricordando quanto la Chiesa in passato sia stata antiscientifica (e cosa di meglio che citare Giordano Bruno?) e di come invece in seguito lo stesso Enrico Fermi si sia appassionato alla fisica leggendo il libro scritto da un religioso. Anche la conclusione dell’intervento è dello stesso tipo di quella apparsa su Nature: «E’ probabile che il punto di vista del nuovo papa sulla scienza sia piacevolmente moderno e riflessivo, ma è anche probabile che sia perfettamente in linea con quelle detenute dai suoi predecessori. Per quanto ne sappiamo, le sue opinioni su aborto o l’evoluzione potrebbe essere contrario a tutto ciò che sappiamo di scienza. Il nuovo Papa è un gesuita e un chimico, ma è anche un essere umano che deve conformarsi alle opinioni di più di un miliardo di suoi seguaci in tutto il mondo. Dovremo aspettare di sentire le sue opinioni sui vari argomenti scientifici con i quali la Chiesa ha strappato e parzialmente riconciliato nel corso di centinaia di anni. Ma qualunque cosa il nuovo Papa abbia da dire, trovo soddisfazione nel fatto che un gesuita e un chimico in Vaticano – un discendente intellettuale di Andrea Caraffa e Pierre Chardin - sia lontano da il peggio che la Chiesa può fare quando si tratta di scienza».

E infatti, nello stesso solco di quanto letto su Nature, gli apprezzamenti e le attestazioni di stima con cui gli articoli iniziano risultano condizionati al fatto che Papa Bergoglio si allinei alle indicazioni espresse su Nature e Scientific American, con particolare riferimento ad un’apertura su aborto ed eutanasia. Particolarmente sconcertante risulta al riguardo il passaggio in cui si afferma che le opinioni sull’aborto della Chiesa cattolica siano contrarie a quanto sappiamo di scienza. Semmai è l’esatto contrario. Particolarmente velenosa poi la frase di chiusura «trovo soddisfazione nel fatto che un gesuita e un chimico in Vaticano sia lontano da il peggio che la Chiesa può fare quando si tratta di scienza».

Il clima che si respira leggendo questi interventi, che ricordiamo vengono dalle testate più autorevoli, è lo stesso che si trova nel vangelo (Giovanni 8,1-11) quando i Farisei mostrando rispetto e disponibilità mettono invece alla prova Gesù e cercano un pretesto per condannarlo. Sappiamo come andò a finire.


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