La Santa Messa di stamani presso la cattedrale di Rio de Janeiro è un ulteriore atto di ecumenismo della Chiesa cattolica nel mondo. Oltre mille vescovi da tutto il pianeta hanno presenziato alla celebrazione guidata da Papa Francesco durante il suo viaggio apostolico in Brasile. Le sue parole come sempre hanno scosso la folla, inebriata dalla sua umiltà e dalla semplicità con cui espone i più alti concetti, dalla teologia alla nuda quotidianità: "Purtroppo, in molti ambienti, si è fatta strada una cultura dell'esclusione, una cultura dello scarto. Non c'è posto né per l'anziano né per il figlio non voluto. Non c'è tempo per fermarsi con quel povero sul bordo della strada. A volte sembra che per alcuni i rapporti umani siano regolati da due dogmi moderni: efficienza e pragmatismo". Insomma, una società - quella di oggi - drammaticamente falcidiata dall'indifferenza e dalla progressiva "disabitudine" a conoscere gli altri più da vicino, perché le loro sofferenze non siano dei macigni da vivere in solitudine, ma dei mali da condividere al fine di curarli attraverso la forza della collettività. In questo senso, Papa Francesco ha evidenziato come proprio la fraternità e la solidarietà fra uomini debbano essere i capisaldi per il futuro, per dare appunto un seguito glorioso a quest'umanità messa a dura prova dagli eventi. In questa direzione si potrà andare soltanto mediante il coraggio, come lo stesso Pontefice ha spiegato: "Abbiate il coraggio di andare controcorrente. Non rinunciamo a questo dono di Dio: l'unica famiglia dei suoi figli". E per questo progetto, lo stesso Francesco ha chiesto ai sacerdoti così come ai vescovi di essere delle autentiche guide per le singole comunità, affinché si presentino come il pastore per il suo gregge: "Essere servitori della comunione e della cultura dell'incontro. Lasciatemi dire che dovremmo essere quasi ossessivi in questo senso". È dunque l'incontro ad essere il perno significativo del dialogo di Francesco. Un incontro che non è solamente a livello teologico, nel dialogo con Cristo e con la Trinità, ma un incontro del tutto inglobato nella quotidianità di ogni giorno. "Cari fratelli e sorelle, simo chiamati da Dio, chiamati ad annunciare il Vangelo e a promuovere con coraggio la cultura dell'incontro. La Vergine Maria sia nostro modello. Nella sua vita ha dato, come dice il Concilio, l'esempio di quell'affetto materno che dovrebbe ispirare tutti quelli che cooperano nella missione apostolica che ha la Chiesa di rigenerare gli uomini. Sia lei la stella che guida con sicurezza i nostri passi incontro al Signore".
La quinta giornata di Papa Bergoglio a Rio de Janeiro ha visto la confessione di alcuni giovani del luogo, così come l'immensa e commuovente Via Crucis presso Copacabana, dove hanno preso parte all'evento più di un milione e mezzo di persone. Un vero e proprio mondo che ha acceso di entusiasmo e amore la Giornata Mondiale della Gioventù in Sud America. C'è chi ha già ribattezzato Francesco il "Papa rivoluzionario", e ancora il "Papa del popolo", mettendo chiaramente in luce i modelli esigenti da lui stesso offerti per cambiare il presente, così come la sua testimonianza di uomo. In questa sua rivoluzione silenziosa, Papa Bergoglio ha parlato di un Cristianesimo che scardini dal didentro l'ideologia di denaro che purtroppo anima e ferisce il mondo odierno. Un'ideologia fondata dunque sull'esclusione, sulla selezione, sul porre ai margini chi non rientra in certi confini sempre più rigidi. È allora doveroso esortare al coraggio i giovani, perché non si siedano in questo frangente tumultuoso e piuttosto privo di umanità. È il momento di "farsi sentire", con l'invito a non tacere gli errori e i soprusi, nella "Chiesa come nella società". Una rivoluzione che sia amore e giustizia, e testimoni in pieno la Verità custodita nel Vangelo. La rivoluzione di Francesco è allora il "voler cambiare le cose ad ogni costo", perché come lui stesso ha affermato: "Non serve una Chiesa chiusa in se stessa, prigioniera delle sue sicurezze. [...] La Chiesa non può essere un'Ong". Ed ecco dunque il messaggio del Pontefice ai giovani: "Voglio che vi facciate sentire nelle diocesi. Voglio che si esca fuori. Voglio che la Chiesa esca per le strade. Voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo". Su questa linea, Papa Francesco, durante la Santa Messa nella cattedrale, ha voluto espressamente fornire istruzioni valide ai vescovi, ai sacerdoti, ai vescovi e a tutti gli uomini e le donne di Chiesa, affinché non si cada nelle tentazioni del carrierismo e dell'assenza di umiltà. L'amore prima di tutto, dunque! L'amore, in quanto "tesoro immenso che ci è stato donato da Dio".
Articolo di Stefano Boscolo