Papa Francesco come Paolo VI: un pellegrinaggio di tre giorni in Terra Santa

Creato il 06 gennaio 2014 da Webnewsman @lenews1
Pubblicato da Krizia Ribotta

Papa Francesco come Paolo VI: un pellegrinaggio di tre giorni in Terra Santa

Questa mattina, subito dopo la preghiera dell’Angelus, Papa Francesco ha annunciato ai fedeli che, dal 24 al 26 maggio prossimo, andrà in pellegrinaggio in Terra Santa. “Scopo principale- ha spiegato- è commemorare lo storico incontro tra il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, che avvenne esattamente il 5 gennaio, come oggi, di 50 anni fa”.

Lo scorso marzo, all’inizio del pontificato di Bergoglio, era stato il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I ad invitarlo a commemorare l’abbraccio dei loro predecessori. Un evento storico, quello, che segnò la revoca delle rispettive scomuniche, e che il Sommo Pontefice vuole ricordare e ricreare.

Il viaggio di Paolo VI nel gennaio del 1964, infatti, segnò la prima trasferta fuori dall’Italia di un Papa durante l’epoca contemporanea. Si revelò un tour de force di soli tre giorni, ed ebbe tappa a Nazaret e nei luoghi santi della Galilea.

Quello del Santo Padre, che avrà la stessa durata, sarà leggermente diverso, e prevede la visita a Amman, in Giordania, dove avvenne il battesimo di Gesù, a Betlemme, nei territori delle Autorità palestinesi dove il Sommo Pontefice celebrerà la Santa Messa, e a Gerusalemme, luogo del Santo Sepolcro. Proprio qui, presso la Basilica, avverrà l’incontro ecumenico con il Patriarca di Costantinopoli e tutti i rappresentanti delle varie Chiese cristiane di Gerusalemme. Un luogo simbolico che, oltre a rappresentare la Resurrezione di Gesù, fa percepire fortemente le divisioni dei cristiani.

Una trasferta breve che deve essere vista come un momento “di preghiera” come ha sottolineano più volte il Papa, per indicare l’aspetto religioso di quella che sarà la sua seconda trasferta internazionale. E, sempre rivolgendosi alla folla di San Pietro, chiede di pregare per lui per questo futuro pellegrinaggio che deve essere interpretato come segno di profonda speranza per l’unione cristiana.

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