Sant’Ignazio è stato vescovo della chiesa di Antiochia; durante la persecuzione si rifiutò di adorare gli idoli e per questo fu condannato, imprigionato e condotto da Smirne a Roma, dove subì il martirio nel 107.
Nel corso del viaggio, che è durato molto tempo, durante le soste contattava le comunità del posto scrivendo loro delle lettere. E, tra queste, ne scrive una alla Chiesa di Roma usando per la prima volta l’espressione ‘Chiesa di Roma che presiede alla carità ’, espressione usata ieri da Papa Francesco che ha così avuto l’attenzione di avviare il discorso tra lui e la chiesa di Roma, di porsi come vescovo di Roma. Dall’avere questo rapporto particolare con la chiesa di Roma, deriva l’autorità spirituale. Le frasi della lettera sono di stile orientale, ma dicono l’entusiasmo di ripercorrere la vita di Gesù. Addirittura si invoca la fretta di morire per il Signore e il martirio con impazienza. Il momento storico vissuto serve a creare una coscienza.Dalla lettera di Sant’Ignazio di Antiochia ai Romani
Saluto
Ignazio, Teoforo, a colei che ha ricevuto misericordia nella magnificenza del Padre altissimo e di Gesù Cristo suo unico figlio, la Chiesa amata e illuminata nella volontà di chi ha voluto tutte le cose che esistono, nella fede e nella carità di Gesù Cristo Dio nostro, che presiede nella terra di Roma, degna di Dio, di venerazione, di lode, di successo, di candore, che presiede alla carità, che porta la legge di Cristo e il nome del Padre. A quelli che sono uniti nella carne e nello spirito ad ogni suo comandamento piene della grazia di Dio in forma salda e liberi da ogni macchia l’augurio migliore e gioia pura in Gesù Cristo, Dio nostro.