Papa Francesco ha ragione sui “valori non negoziabili”

Creato il 29 settembre 2013 da Uccronline

E’ un dispiacere scoprire che alcuni intellettuali cattolici, pensiamo a Michael Novak, stanno criticando Papa Francesco per alcune sue recenti prese di posizione, come se stesse dicendo qualcosa di diverso da Benedetto XVI o Giovanni Paolo II.

In particolare, le obiezioni si sono levate in quanto Papa Francesco ha chiesto a noi cattolici, anche con espressioni forti, di mettere al centro della nostra attenzione il cuore del cristianesimo, ovvero l’annuncio del Vangelo, lasciando in secondo piano il resto come ad esempio la difesa della vita, del matrimonio, della famiglia ecc. Questo ha fatto nascere dubbi sopratutto in chi più si impegna in tal senso, un esempio è l’importante sito web americano “Lifesitenews.com“.

L’errore è nostro: di Benedetto XVI e di Papa Wojtyla abbiamo forse soltanto trattenuto la loro forte intransigenza sull’etica e sui principi morali inviolabili, la stessa di Papa Francesco. Per questo il Pontefice oggi ci sta correggendo: «Non possiamo insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile», ci ha detto nell’intervista a la “Civiltà Cattolica”. «Io non ho parlato molto di queste cose, e questo mi è stato rimproverato. Ma quando se ne parla, bisogna parlarne in un contesto. Il parere della Chiesa, del resto, lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa, ma non è necessario parlarne in continuazione». E’ giusto dare ragione della nostra posizione in campo bioetico e cercare di aiutare gli altri a capire i loro errori, ma non è l’essenziale per un cristiano. Invece, ci spiega Papa Francesco, «l’annuncio di tipo missionario si concentra sull’essenziale, sul necessario, che è anche ciò che appassiona e attira di più, ciò che fa ardere il cuore, come ai discepoli di Emmaus. Dobbiamo quindi trovare un nuovo equilibrio, altrimenti anche l’edificio morale della Chiesa rischia di cadere come un castello di carte, di perdere la freschezza e il profumo del Vangelo. La proposta evangelica deve essere più semplice, profonda, irradiante. È da questa proposta che poi vengono le conseguenze morali».

Il desiderio dev’essere innanzitutto di portare a tutti lo sguardo di misericordia che abbiamo incontrato nel volto di Gesù e quindi nella Chiesa. «Il messaggio evangelico non può essere ridotto dunque ad alcuni suoi aspetti che, seppure importanti, da soli non manifestano il cuore dell’insegnamento di Gesù», ha spiegato giustamente. E ancora più chiaramente: «La Chiesa a volte si è fatta rinchiudere in piccole cose, in piccoli precetti. La cosa più importante è invece il primo annuncio: “Gesù Cristo ti ha salvato!”». Da questo deriva anche tutto il resto: quando si prende coscienza di tale annuncio e lo si fa proprio, infatti, allora ne conseguirà anche una posizione morale sull’aborto, sull’eutanasia, sul matrimonio omosessuale ecc. E’ anche vero, comunque, che la sacralità della vita la si può capire e difendere anche per sola ragione, come fanno tantissimi laici nostri compagni. Ma se ci limitiamo a questo, senza un impegno principale nell’annuncio cristiano (“Gesù Cristo ti ha salvato!”) la nostra difesa in campo bioetico alla lunga risulterà sterile. La Chiesa deve innanzitutto «curare le ferite e riscaldare il cuore dei fedeli», perché siamo tutti feriti senza distinzione di credo o di filosofia o di fede politica.

Come ha spiegato benissimo Antonio Socci, la modernità ha intrapreso da diversi secoli la battaglia per emanciparsi da Dio, la Chiesa ha storicamente perso quella battaglia e il campo ora è pieno di “morti e i feriti”. La Chiesa non combatteva per sé, ma per noi, noi moderni abbiamo prevalso e ora siamo al tappeto. Perciò essa, come una madre premurosa, che aveva messo in guardia i suoi figli, si china su di loro, pietosa e se li carica sulle spalle. Papa Francesco fa come il padre del figliol prodigo, non rinfaccia al figlio i suoi errori, non inveisce e non punisce. Il rischio, altrimenti, è trasformare la Chiesa nell’elenco dei peccati, un catalogo di valori morali invece è colei che annuncia agli uomini da 2000 anni che Dio ha avuto pietà di loro ed è venuto a prenderseli sulle spalle, a curarli, a guarirli, a salvarli. Gesù entrò nel mondo così: «Non incriminò, non accusò nessuno. Salvò. Non incriminò il mondo. Salvò il mondo». scriveva il grande convertito francese Charles Péguy.

Chi oggi lamenta la fine della battaglia per i valori non negoziabili non ha compreso. Tali valori non sono l’essenza del cristianesimo e considerarli tali sarebbe una nuova, pericolosa ideologia. E’ anche sbagliato pensare che Francesco rinneghi quanto hanno insegnato i suoi due predecessori perché ha sempre ribadito quell’insegnamento: di questi giorni la notizia la scomunica papale di un sacerdote australiano leader di un gruppo in favore del matrimonio gay e dell’ordinazione delle donne. Si legga inoltre il messaggio del Pontefice contro l’aborto inviato ai ginecologi cattolici ecc.

Illuminante ancora l’articolo di Socci: questi valori da difendere sono importanti ma a Francesco preme anzitutto sottolineare il primo, vero, grande e basilare “principio non negoziabile” (la base di tutti gli altri): l’essere umano concreto, quello in carne e ossa, con le sue ferite, anche con i suoi peccati. Ecco perché nell’esortazione missionaria di Francesco a “curare” le ferite dell’umanità, rientra pienamente fare centri di aiuto alla vita, accogliere le persone travolte dal crollo di legami affettivi, sostenere chi vive malattie terminali o ha persone care in condizioni estreme, aiutare poveri e infelici, farsi compagni degli omosessuali che si sentono erroneamente abbandonati dalla Chiesa. A vincere la cultura nichilista, spiegava don Luigi Giussani, non sarà un confronto dialettico o una contrapposta cultura cattolica, ma la commozione personale per Gesù, la sua carità: “La Chiesa è proprio un luogo commovente di umanità, è il luogo della umanità. La lotta col nichilismo, contro il nichilismo, è questa commozione vissuta”.

L’altra critica a Papa Francesco, da parte di molti cattolici, è quella di mettere molti cristiani sulla difensiva, proprio quando sono attaccati, incoraggiando le critiche contro la Chiesa da parte dei suoi avversari dichiarati. Novak fa l’esempio della strumentalizzazione dei quotidiani laici o laicisti, come il “New York Times” o “Repubblica”. E allora? Da quando abbiamo paura di essere aggrediti, ricattati moralmente e attaccati? Anche Gesù fu accusato di essere indulgente e perfino connivente con peccatori, pubblicani e prostitute, ricordate lo scandalo dei farisei? Stava assieme a loro ma non li ha mai giustificati, li abbracciava con amore ma non ha mai titubato su quale fosse la strada da seguire, sottolineava il loro peccato ma li ha sempre perdonati. Ha mostrato di essere venuto proprio per loro (cioè per tutti noi) e proprio la sua misericordia, la bellezza della sua umanità, commuoveva i peccatori che si convertivano e cambiavano vita.

Papa Francesco chiede a tutti noi (cioè a tutta la Chiesa) una conversione di sguardo e di cuore. Possiamo aggiungerci anche noi ai già tanti cattolici adulti, emancipandoci pensando di sapere noi cosa invece è giusto fare e sostenere, oppure possiamo con umiltà e fiducia metterci in cammino, ancora una volta, dietro al successore di Pietro. A noi la scelta.

La redazione


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