Dal giorno della sua nomina Papa Francesco aveva lasciato presagire un’imminente riforma dello IOR. Processo che accelera
Foto Edgar Jiménez, licenza CC BY-SA, modificata
notevolmente con l’arresto di Mons. Scarano.
Monsignor Nunzio Scarano, ex responsabile dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, è stato infatti arrestato venerdì scorso con l’accusa di concorso in corruzione e calunnia. L’indagine coinvolge anche Giovanni Zito e Giovanni Carenzio. A far scattare le manette l’intento di trasportare circa venti milioni di euro (che inizialmente sarebbero stati 40) dalla Svizzera a Roma, presumibilmente, secondo le indagini ancora in corso, come favore alla famiglia degli armatori napoletani D’Amico.
Mons. Scarano – sacerdote dal 1987. Prima di prendere i voti era funzionario della Deutsche Bank. Già indagato dalla procura di Salerno, in quanto si presume che dietro le sue maxi donazioni (che gli hanno valso il nome di Monsignor 500), ci sia un giro di riciclaggio. Scarano avrebbe chiesto a decine di persone di firmare assegni da 10mila euro, spiegando di dover ripianare i debiti di una società immobiliare titolare nel cuore di Salerno. Sul conto dei donatori sarebbero poi state versate le stesse cifre in contanti. Egli ha sempre negato ogni addebito. Ora in ballo c’è questo trasferimento di denaro a casa del prelato, appunto per fare un favore agli Armatori D’Amico (flotta italiana al quarto posto in Ue), in particolare per conto degli armatori Paolo, Cesare e Maurizio, legati al monsignore. Scarano non è funzionario dello IOR, ma è titolare nell’istituto di due conti e in uno di questi, secondo gli inquirenti, ci sarebbero tracce di denaro versato dai D’Amico. Il Monsignore sarebbe andato allo Ior ritirando in contanti la somma, smezzando tutto in bustarelle date a vari fiduciari per non far figurare questa cifra come sua ma come donazioni. La denuncia per lo smarrimento di uno dei due assegni destinati comunque come compenso a Zito avrebbe creato l’ulteriore capo d’imputazione verso il Monsignore per calunnia.
Giovanni Zito - è un sottufficiale dei Carabinieri, in forza all’Aisi, l’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna, la componente dei servizi segreti che opera sul territorio nazionale. Era dislocato presso il distaccamento Servizi di informazione e sicurezza presso la Farnesina.
Giovanni Carenzio – è un broker internazionale già finito sotto indagine dalla magistratura delle Isole Canarie per reati di truffa e appropriazione indebita legati al suo lavoro. In disgrazia dal 2011 con il crollo della sua società finanziaria e del suo matrimonio, torna a Napoli e qui viene già accusato per riciclaggio.
I tre sono finiti in tre carceri diversi: Zito è finito a Santa Maria Capua Vetere, Scarano a Regina Coeli, Carenzio a Poggioreale. Gli avvocati di Scarano hanno richiesto i domiciliari, Carenzio, interrogato, si era avvalso della facoltà di non rispondere. Scarano avrebbe dichiarato di voler solo fare un favore ai cugini Paolo e Cesare D’Amico, in virtù di un antico legame con il capostipite della famiglia di armatori, Giuseppe D’Amico, senza alcun interesse personale.
L’indagine nasce come filone autonomo della più ampia inchiesta sullo IOR. Papa Francesco di sicuro non pensava ad una eliminazione, ma dopo le sue recenti critiche sull’istituto, aveva nominato la commissione di cardinali, con l’obiettivo di raccogliere informazioni sulle reali attività dell’Istituto. Allo stesso modo era stato nominato monsignor Battista Mario Salvatore Ricca come nuovo prelato dello IOR. Con la sua nomina e la creazione della Commissione d’inchiesta, obiettivo di Bergoglio era quello di ripulire dai sospetti e dagli scandali l’Istituto per le Opere Religiose. Con questi provvedimenti sembra che Bergoglio abbia dato un certo via libera alla magistratura. L’episodio Scarano non resta quindi isolato. Il direttore generale della banca del Vaticano, Paolo Cipriani, e il suo vice, Massimo Tulli, hanno rassegnato le dimissioni, accettate oggi dalla Commissione dei cardinali. Entrambi sono indagati della Procura di Roma dal 2010 nella vicenda dei 23 milioni di euro sequestrati per sospetta violazione delle norme anti-riciclaggio, ma né il vecchio né il nuovo Pontefice avevano pensato di rimuoverli. Le intercettazioni degli investigatori hanno mostrato quanto stretto fosse il legame di Scarano con Tulli. Von Freyberg, nuovo direttore ad interim, sarà coadiuvato da nuove personalità esterne che lo aiuteranno nel rispetto delle norme antiriciclaggio e assicureranno trasparenza dello IOR.
È forse giunto il momento di fare luce su ciò che questo istituto, anomalo di per sé in quanto formalmente non fa parte della Santa Sede, anche se la sua sede è nella città del Vaticano ed è stato creato con un documento autografo papale? Si troverà risposta a tutte le domande e i misteri che lo avvolgono?