Dopo aver letto il pezzo di Michela Murgia sull’attuale papa (qui) mi sento di fare qualche considerazione. La Murgia mi trova completamente d’accordo su una cosa: la rete, se usata in modo superficiale, è estremamente pericolosa. Negli ultimi tempi vengono date per certe notizie prive di qualsiasi veridicità anche a causa del degenerare di un certo giornalismo. Del resto, quotidianamente, leggiamo articoli che con il giornalismo non hanno nulla a che fare e che servono solo come macchina del fango contro gli avversari politici. È vero dunque che quella che qualcuno chiama “democrazia della rete”, a ben guardare, è un grande imbroglio. Cadiamo, o siamo caduti, tutti nella trappola del “condividi” facile: foto di persone che vengono scambiate per altre, accuse contro cittadine/i o politici/che o religiosi prive di fondamento, gruppi contro questo e quello, stalking mediatico e moltissimo altro. Sta ad ognuno di noi usare la rete con consapevolezza. Dico la mia consapevole che, in quanto omosessuale, ogni mia parola verrà tacciata di anticlericalismo. Fa lo stesso, anticlericale, in un certo senso, lo sono sempre stato ma ho una mia onestà intellettuale che mi spinge a cercare di vedere le cose per quello che sono, non ho retaggi culturali che mi impongono la “sacralità” del pensiero cattolico.
Comincerei proprio da quello che sembra essere il grande accusatore di Jorge Mario Bergoglio e cioè il giornalista Horacio Verbitsky,
Chi è Verbitsky? Michela Murgia in un passaggio sul suo log definisce il giornalista “giornalista e militante politico dapprima vicino al gruppo guerrigliero dei Montoneros, ora al governo Kirchner” mentre l’attuale portavoce Vaticano, l’agguerritissimo Federico Lombardi, dichiara che: “Le accuse devono essere chiaramente e fermamente negate in quanto rivelano elementi anticlericali della sinistra usati per attaccare la Chiesa”.
Verbitsky è un giornalista che collabora con testate come El Pais, New York Times, Wall Street Journal, insomma non proprio l’ultimo degli sprovveduti. Negli anni settanta è stato attivista del gruppo politico e guerrigliero dei Montoneros. Questo gruppo di ispirazione peronista operava negli anni 70 contro la dittatura. All’inizio era formato da studenti di orientamento cattolico e nazionalista e ne facevano parte sia esponenti dell’estrema destra sia esponenti di sinistra, tanto che gli stessi si definivano avanguardia armata nazionalista, cattolica e peronista. Con il tempo Peron, da prima sostenitore del gruppo, abbandonò l’ala che si può definire di sinistra e si avvicinò a quella di destra. Fra le azioni dei Montoneros ci furono sequestri e uccisioni di avversari politici. Peron ripudiò apertamente i Montoneros nonostante questi furono fra i fautori del suo ritorno in patria. Il movimento, ormai classificato come di “sinistra”, venne poi represso dopo la morte di Peron e con l’avvento del dittatore Videla il quale giustificava la scomparsa di ragazzi e di ragazze, uccisi/e dai suoi militari, dicendo che in realtà erano stati i Montoneros a rapirli e a ucciderli per poi far ricadere la colpa sul governo. Di fatto il movimento venne annientato dalla dittatura e moltissimi Montoneros scomparvero nel nulla. Verbitsky, pur avendo partecipato al gruppo dei Montoneros, non si è mai macchiato di omicidio e rapimento. Può bastare? Probabilmente no. Ma occorre, ovviamente, pensare anche alla situazione storica/politica del momento. Del resto sappiamo bene, o almeno dovremmo saperlo, quanto sia difficile essere “giusti” se si lotta contro le dittature. Pensiamo solo alla storia partigiana del nostro paese. In ogni caso il suo ruolo all’interno del movimento è stato del tutto secondario.
Il suo libro, Il volo (edito in Italia da Fandango) riporta testimonianze dell’ex ufficiale di marina Adolfo Scilingo, c’è da far notare che il libro è stato utilizzato come elemento probatorio nel processo che si è svolto in Spagna proprio contro Scilingo che, nel 2005, è stato condannato a 640 anni di carcere. Riporto solo un passaggio dell’intervista a Scilingo: “I voli furono comunicati ufficialmente da Media (viceammiraglio della Armada, la marina militare) pochi giorni dopo il golpe militare del marzo 1976. Ci è stato spiegato che le procedure per lo smistamento dei sovversivi nell’ Armada si sarebbero svolte senza uniformi, indossando solo scarpe da ginnastica, jeans e magliette. Ci ha spiegato che nell’ Armada i sovversivi non sarebbero stati fucilati, giacché non si volevano avere gli stessi problemi avuti da Franco in Spagna e Pinochet in Cile. E neanche bisognava “andare contro il Papa”, ma è stata consultata la gerarchia ecclesiastica ed è stato adottato un metodo che la Chiesa considerava cristiano, ossia gente che si alza in volo e non arriva a destinazione. Davanti ai dubbi di alcuni marinai, si è chiarito che “i sovversivi sarebbero stati buttati nel bel mezzo del volo”. Di ritorno dai voli, i cappellani cercavano di consolarci ricordando un precetto biblico che parla di “separare l’erba cattiva dal grano”. Al di là del pezzo che ho riportato mi preme far capire che Verbitsky non è un visionario che lancia accuse contro qualcuno senza avere le prove.
Il libro El Silencio è uscito nel 2005 (In Italia è L’isola del silenzio edito da Fandango) in tempi non sospetti visto che Bergoglio è stato eletto Papa nel 2013. In questo libro, partendo dalle testimonianze di sopravvissuti e di parenti dei desaparacidos, si racconta dell’isola chiamata, appunto, El Silencio in cui vennero deportati coloro che erano considerati nemici di Videla. In questo libro si mettono in evidenza i lati oscuri della chiesa e si parla, fra gli altri, di personaggi come Pio Laghi, ai tempi nunzio apostolico, contro il quale, nel 1997 l’associazione Madri di Plaza de Mayo presentò una denuncia in cui si sosteneva che Laghi fu addirittura uno degli ideatori dei metodi di soppressione contro i desaparacidos e che era consapevole di quel che accadeva visto che spesso faceva visita ai centri di detenzione. La denuncia, essendo stata presentata presso un tribunale italiano a carico di un cittadino Vaticano, finì con un non luogo a procedere. Cito anche le contro inchieste giornalistiche che mettono in evidenza lettere del nunzio apostolico e la richiesta di spiegazioni nei confronti della scomparsa di molti desaparacidos. Nel libro vengono citati anche Papa Paolo VI e Bergoglio. In particolare Verbitsky parla delle vicende di due gesuiti e sostiene (intervista a Il fatto quotidiano: qui) di avere le prove della complicità e dei silenzi di Bergoglio.
In un’intervista a Liberazione del 2/10/2011 alla domanda del giornalista: “La sua indagine sulla Chiesa argentina non riguarda però soltanto il passato, nelle ultime pagine di “Doppio gioco” si parla di prelati coinvolti nella dittatura che sono ancora al loro posto. Come stanno le cose?” Verbitsky risponde: “L’attuale arcivescovo di Buenos Aires e presidente della Conferenza episcopale argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, descriveva altri sacerdoti come “sovversivi” – ho trovato un documento che lo prova negli archivi del Ministero degli Esteri – negli anni della dittatura, quando una simile etichetta poteva costare la vita a chiunque. E non a caso, in seguito si è battuto strenuamente contro la politica di verità, memoria e giustizia intrapresa dai governi democratici del paese”. Parlando del suo libro Doppio Gioco afferma: “Voglio citare una vicenda: nel 1979 un campo di concentramento clandestino fu allestito in tutta fretta dai militari in una villa privata di proprietà del cardinale arcivescovo di Buenos Aires, fu fatto per trasferire delle persone che erano state fino al quel momento nei locali dell’Esma. Questo per evitare che la Commissione interamericana per i diritti umani, che era in missione nel paese per indagare sulla sparizione degli oppositori politici alla dittatura, potesse incontrare quei prigionieri, sequestrati del tutto illegalmente. La Chiesa argentina diceva pubblicamente una cosa e ne faceva in realtà un’altra. Per questo il mio libro si intitola Doppio gioco. Dopo lunghi anni di ricerche e dopo aver potuto studiare anche i documenti interni all’Episcopato locale, mi sono reso conto che in realtà la Chiesa in Argentina ha offerto l’ispirazione ideologica, o se si vuole la giustificazione teologica, alle azioni dei militari. Perciò indagare il comportamento e le scelte fatte dalla Chiesa allora significa analizzare un elemento centrale nello sviluppo della tragedia che ha colpito il nostro paese”.
Stiamo comunque parlando di argomenti estremamente delicati, probabilmente le prove del giornalista diventeranno materiale per un prossimo libro, io però starei attento a etichettarlo semplicemente come un simpatizzante di sinistra e dell’attuale governo della Kirchner come fa Michela Murgia.
Sulla presunta foto di Bergoglio che dà la comunione a Videla niente da dire, è stata smentita, come dicevo prima il web è pieno di notizie non controllate. Vorrei fare notare una cosa però, giusto per essere polemico sino in fondo. Il mondo è pieno di cattolici che, pur non avendo mai letto le sacre scritture, si fanno portavoce di atteggiamenti razzisti nascondendosi, ogni volta, dietro la bibbia. Insomma tutto il mondo è paese, quando mi sento dire che sono contro natura in quanto omosessuale perché lo dice la bibbia e la persona che mi sta davanti non ha idea, effettivamente, di quel che la bibbia dice… un po’ mi girano.
Stessa cosa vale per le frasi attribuite al papa sull’inadeguatezza delle donne in politiche, frasi di cui, pare, non ci sia traccia e che quindi non sono provabili. In questo caso c’è però da dire, come fa la Murgia, che la cosa è partita da fonti giornalistiche ufficiali e non dal web.
E arriviamo ai matrimoni gay.
Riporto la frase della Murgia:
“Resta in piedi solo l’accusa di aver affermato che il matrimonio gay è “la distruzione del piano di Dio”, ovvero di essere d’accordo con l’ortodossia cattolica in fatto di ordine familiare naturale”.
“Io in questi giorni ho scoperto tre cose fondamentali per la ridefinizione del mio concetto di ridicolo: la prima è che è pieno di gente che cinque minuti dopo l’elezione del papa aveva già letto e sottolineato tutta la bibliografia di Verbitsky ed era in grado di citarla a braccio almeno per 140 caratteri. La seconda è che è pieno di gente sinceramente sorpresa che il conclave non abbia eletto papa un attivista dei diritti lgbt. La terza è che ci sono giornalisti che riportano senza uno straccio di contradditorio qualunque infamante e parzialissima opinione virgolettata e poi sono convinti di passare per equilibrati aggiungendo frasi paracule come “è un giornalista di cui ho stima infinita, ma io comunque non ho un’opinione certa sulla colpevolezza della persona di cui parla”.
Comprendo il punto di vista di Michela Murgia ma, ovviamente, non lo condivido per diverse ragioni. Sostenere che il matrimonio gay è la distruzione del piano di Dio significa dire che le persone omosessuali sono figlie del diavolo, che vanno contro Dio e che sono un pericolo per la società. Ora se a fare queste affermazioni fosse lo scemo del villaggio non starei neppure qui a parlarne ma a fare queste affermazioni, non oggi certo, è un uomo che ha rivestito un ruolo importante nella chiesa e che oggi è addirittura Papa. Queste frasi incitano alla violenza contro le persone GLBT. Io non pretendo, nessuno lo fa, che il Papa, che dovrebbe essere portavoce di amore, ritorni sui suoi passi e chieda scusa alle persone omosessuali per il ruolo discriminatorio che la chiesa ha da sempre nei nostri confronti. Ma non accetto neppure il fatto che mi si dica “Che ti aspetti dal Papa?”. Il Papa influenza, soprattutto nel nostro paese, la politica, i media e l’opinione pubblica. Sostenere che il mio amore e le mia relazione va contro il piano di Dio influenza, di fatto, la mia esistenza. Sono affermazioni gravissime e trovo una certa superficialità nel liquidarle nella frase: La seconda è che è pieno di gente sinceramente sorpresa che il conclave non abbia eletto papa un attivista dei diritti lgbt.
Stiamo parlando della vita di milioni di persone, forse ci vorrebbe maggior rispetto.
Ultima cosa. Come ho già detto sono d’accordo con Murgia sulla superficialità del web e anche quando afferma che un secondo dopo l’elezione del papa molti citavano frasi di un libro che non hanno letto. Ma fra le persone che hanno citato quelle frasi qualcuno il libro lo ha letto veramente. Inoltre non trovo differenze fra chi si affida al web con tanta superficialità e chi sta in piazza San Pietro con il naso rivolto al cielo e un secondo dopo l’elezione di un uomo di cui nessuno aveva mai sentito parlare prima, gli affida la propria anima e il proprio credo con tanta semplicità pronto a battersi strenuamente in difesa del suo onore senza saper nulla di lui. Il papa è un uomo eletto da altri maschi. Può far piacere vedere un uomo che parla di povertà, che rifiuta il lusso, che va fra la gente. Ma nessuno viene in mente che la chiesa, dopo i tanti scandali, abbia bisogno, in qualche modo, di rifarsi una verginità per continuare a mantenere il proprio potere?
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Papa Francesco, Michela Murgia, Verbitsky e la verità in tasca ( o sul web).
Creato il 17 marzo 2013 da MarinobuzziPossono interessarti anche questi articoli :
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