Papa Francesco invoca la misericordia per le coppie divorziate, gli omosessuali e per le donne che abortiscono con pentimento
Che Papa Francesco fosse speciale, lo si era capito subito, dalla sera della sua elezione quando si presentò al mondo con quel cordiale «Buonasera». In più le persone di una fascia d’età superiore ai venticinque anni circa, avevano avuto la fortuna di conoscere Papa Giovanni Paolo II e il suo successore, Benedetto XVI, per quanto provenisse da una zona geografica simile, non è mai riuscito a somigliargli nei modi e nei comportamenti, provocando una frattura ancora più evidente tra credenti e non credenti.
C’è da dire che Benedetto XVI è arrivato sul Soglio Pontificio in un momento difficile per la Chiesa Cattolica, lacerata dai vari scandali che l’hanno investita però non è mai sembrato (o forse è solo una mia impressione) un Papa “umano”. Sotto il peso dell’età e schiacciato dall’antipatia crescente verso la Chiesa, a febbraio – per la prima volta nella storia – rassegnò le dimissioni.
Dopo la sua uscita di scena era difficile ipotizzare quale destino toccasse alla Chiesa, quale potesse essere il suo successore ed era facile pensare che chi fosse venuto dopo sarebbe stato eletto politicamente. Quel che ci sia stato e si siano detti i cardinali riuniti nel Conclave non lo sapremo mai e finirà tra i Misteri della Fede che ci hanno insegnato ad accettare. Però conosciamo il risultato della loro riunione, un Uomo che si è affacciato al balcone di Piazza San Pietro per la ritualità dell’occasione ma che sarebbe sceso, come poi nel corso del suo pontificato ha fatto, tra la folla a stringere mani, dispensare abbracci e carezze. Che si è dimostrato umile, senza oro e senza sfarzo e ha salutato quasi come se volesse chiedere scusa per il disturbo.
Nei primi sei mesi di papato, Papa Francesco ha dimostrato di che pasta è fatto. Pratico, sensibile, umile (vale la pena ripeterlo), divertente, affabile ma anche risoluto quando serviva ammonire la società. Che questa volta, a differenza di tutte le precedenti, non poteva nemmeno tentare di replicare appigliandosi a sfarzi e ricchezze del Vescovo di Roma perché lui ha saputo rinunciarvi. Niente trono dorato, niente croci d’oro al collo, poche decorazioni perché per dimostrare amore verso Dio non servono e perché così dovrebbe essere la Chiesa, pratica, efficace e accogliente.
E’ sceso dalla Papamobile per abbracciare i fedeli, ha seminato il panico tra la sua scorta che non riusciva a stargli dietro quando si mescolava tra la gente per far sentire la propria presenza. Ha telefonato ad alcune persone che gli hanno scritto, bisognose di una sua parola d’affetto. Ha dimostrato di esserci, come uomo di chiesa ma soprattutto come essere umano.
C’è chi ha provato a screditarlo, accusandolo di essere massone per via della data d’elezione, per il saluto, per certe posture che assume. Ma non c’è riuscito. Papa Francesco è stato più forte di ogni critica e ha saputo conquistare il Mondo intero con i suoi modi semplici ma diretti, che arrivano dritti al cuore.
Ci si aspettava, dopo Benedetto XVI, una piccola rivoluzione nella Chiesa e Papa Francesco l’ha portata. Non piccola, immensa. Lo dimostrano anche le parole della sua intervista, concessa a Civiltà Cattolica. Il direttore Antonio Spadaro e il Papa si sono incontrati tre volte durante l’estate. Un’intervista di trenta pagine circa che potete acquistare nel Quaderno n. 3918 in cui il Papa traccia un profilo di sé stesso totalmente inedito.
Non so quale possa essere la definizione più giusta per definirmi. Io sono un peccatore. Questa è la definizione più giusta. E non è un modo di dire, un genere letterario. Sono un peccatore. Un peccatore al quale il Signore ha guardato. Io sono uno che è guardato dal Signore. Il mio motto “Miserando atque eligendo” l’ho sentito sempre come molto vero per me.
Il significato del suo motto, «Miserando atque eligendo» letteralmente significa «Colui di cui aver misericordia e da eleggere» ma il significato vero e proprio lo si può comprendere nelle parole di Beda il Venerabile che durante un’omelia spiegò la vocazione di San Matteo:
Vidit, inquit, Iesus hominem sedentem in telonio, Matthaeum nomine, et ait illi: Sequere me. Vidit autem non tam corporei intuitus, quam internae miserationis aspectibus, [...] Vidit ergo Iesus publicanum, et quia miserando atque eligendo vidit, ait illi, Sequere me;
che tradotto significa:
Gesù vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi”. Vide non tanto con lo sguardo degli occhi del corpo, quanto con quello della bontà interiore. Vide un pubblicano e, siccome lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: “Seguimi”.
La dimostrazione della rivoluzione di cui parlavo, viene data nel momento in cui si toccano argomenti particolarmente delicati per la Chiesa quali l’omossesualità, il divorzio e l’aborto. Non credo che si possa parlare di apertura totale del Papa verso queste situazioni, ma ci va parecchio vicino.
A proposito dei gay, Papa Francesco spiega:
Dobbiamo annunciare il Vangelo su ogni strada, predicando la buona notizia del Regno e curando, anche con la nostra predicazione, ogni tipo di malattia e di ferita. A Buenos Aires ricevevo lettere di persone omosessuali, che sono feriti sociali perché mi dicono che sentono come la Chiesa li abbia sempre condannati. Ma la Chiesa non vuole fare questo.
Purtroppo è vero, c’è sempre stata una condanna clericale e sociale verso gli omosessuali perché considerati “diversi“. Ma non sono diversi, perché cercano la stessa cosa che cercano tutti. L’amore. Da chi provenga, non deve essere oggetto di critica. E il Papa continua ricordando quanto egli stesso pronunciò dopo il viaggio in Brasile, ovvero che le persone omosessuali, se sono di buona volontà e in cerca di Dio, non possono essere giudicate. Prima di tutto bisogna considerare la persona.
Sugli aborti, il Papa invita alla misericordia se la donna è sinceramente pentita e se l’aborto pesa enormemente. «Il confessionale – dice il Papa – non è una sala di tortura, ma il luogo della misericordia nel quale il Signore ci stimola a fare meglio che possiamo. Penso anche alla situazione di una donna che ha avuto alle spalle un matrimonio fallito nel quale ha pure abortito. Poi questa donna si è risposata e adesso è serena con cinque figli. L’aborto le pesa enormemente ed è sinceramente pentita. Vorrebbe andare avanti nella vita cristiana. Che cosa fa il confessore?»
Secondo la rigidità della Chiesa, fino ad ora, non era prevista l’assoluzione. Quindi una donna che ha alle spalle il fallimento di una vita di coppia e la sconfitta per la perdita di un figlio a cui non sarebbe riuscita a garantire una vita dignitosa sarebbe costretta a sopportare anche la mancanza del perdono da coloro i quali dovrebbero essere i primi ad accogliere e perdonare. E’ così storicamente, ma probabilmente se nella Chiesa ci fosse una donna (forse c’è già stata ma non ci è dato sapere di più) l’atteggiamento nei confronti delle donne sarebbe diverso perché solo un’altra donna riuscirebbe a capire e comprendere fino in fondo lo stato d’animo di chi vede andare in frantumi la vita e i sogni di una madre. Un uomo può solo limitarsi, dal basso della sua ignoranza, a giudicare senza averne il diritto.
Il ruolo della donna nella Chiesa viene toccato nell’intervista: «Il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti. La sfida oggi è proprio questa: riflettere sul posto specifico della donna anche proprio lì dove si esercita l’autorità nei vari ambiti della Chiesa».
Questo è davvero un grande Papa. L’unico “difetto” che si possa trovare è l’età. Sarebbe meglio se fosse stato più giovane, ce lo saremmo potuti godere di più. Sarebbe dovuto diventare Papa prima e avremmo amato prima la Chiesa come lui ci sta insegnando a fare, senza imposizioni ma con l’esempio.