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Pappanozza e tenerezza.

Da Birdin
"Adelina gli aviva priparati la pappanozza. Cipuddre e patate fatte bollire assieme a longo, po' messe dintra a un piatto e pressate con la parti convessa di una forchetta fino a quanno addivintavano un miscuglio. Condimento: oglio, un sospetto d'acito, sali e pepe nivuro macinato all'istante. Non mangiò altro, voliva sentirsi leggero."(Andrea Camilleri, La vampa d'agosto, pag. 117, Sellerio Editore 2006)Pappanozza e tenerezza.
D'estate ogni volta mi ritrovo a sentirmi un po' commossa ogni volta che incrocio un anziano. E' anche per via dei capelli. Mi nasce la tenerezza nel cuore a vederli col taglio corto, per sudare meno. Sembrano pulcini, piccoli di nuovo. Alcuni se li tagliano a casa da soli, a meno che non abbiano il barbiere o la parrucchiera di fiducia, quella sotto casa che non ha mai rinnovato il negozio e neanche il mestiere. Ieri ero in giardino (niente di ché, un giardinetto terrazzato in una corte di palazzi. No, lo dico perché già lo so che poi mi scrivete per dirmi: ma come??? sei a roma e ci hai pure il giardino?! biataaa...), dicevo, ero in giardino ad annaffiare e come al solito s'affaccia I., la vecchietta del secondo piano del palazzo di fronte. Aveva i capelli...diversi."I. cara, ma ti sei tagliata i capelli?""Se vede? Me li so' fatti io, pe' i 18 anni de mi' nipote! Eh eh eh!"E si vedeva che era per un evento speciale, perché aveva tagliato parecchio sulla nuca, lasciando una certa lunghezza davanti, valorizzata da una cotonatura da campionato del mondo di ballo liscio.E di nuovo ho sentito quella tenerezza che mi prende ogni volta e spesso mi fa pensare a quando ero bambina. D'estate stavo spesso coi nonni. A nonno lo accompagnavo dal barbiere a tagliare i capelli di dietro, perché davanti non ce l'aveva. E si faceva tagliare la barba, che era bianca e al sole si vedeva appena. Quando tornavamo a casa nonna aveva già preparato il sugo. E il profumo del sugo che faceva lei, io non l'ho mai più sentito. Siccome avevo fame, ma era sempre ancora troppo presto per il pranzo, mi dava il pane inzuppato nel sugo per riempirmi la pancia nell'attesa. Così, quando ho preparato la pappanozza ho sentito in casa il profumo che si sente dai nonni, di piatti semplici e vecchi e m'ha fatto piacere. Ho pensato che l'estate, per certi versi, non è per niente facile per noi,  ma per un anziano spesso è difficile ancora di più. Questa ricetta fa bene ed è tanto buona, semplice come si addice a un piatto da preparare quando le forze stanno al minimo, ma nutriente e rinfrescante, grazie alla cipolla, e piena di sapore. Come dice Montalbano, "non mangiò altro, voliva sentirsi leggero."  Se ci abbinate un buon pane casareccio, davvero non c'è bisogno d'altro! Anche se con due polipetti...La ricetta viene da Nìvuro di sìccia, che raccoglie le ricettuzze delle cose buone buone di cui il commissario Montabbano ci dà diligentemente notizia ogni volta che si mette a tavola. Ve ne avevo già parlato a proposito di certi involtini da sbafo...Vi lascio, vi auguro di avere il taglio di capelli che vi faccia sentire più freschi e più belli e di preparare in questo primo fine settimana d'agosto un piatto buono che vi ricordi i vostri nonni.

ingredienti

4 patate grosse
2 cipolle rosse
2 cucchiai di olio e.v.o.
1 cucchiaio di aceto bianco
sale e pepe nero
Lavate le verdure, tagliate in due e mettetele in una pentola con acqua leggermente salata e fate cuocere il tutto fino a quando le verdure non saranno quasi sfatte. Scolatele, disponetele su un piatto su un piatto, schiacciate un po' con la forchetta e conditele con olio, sale, pepe e aceto.

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