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A seguito di un altro, clamoroso quanto prevedibile, viral marketing (questa volta ddirittura si poteva andare su un sito e votare la propria città. Se riceveva il massimo numero di voti, sareste stati i primi a godervelo) è uscito nelle sale il capitolo 2 della casa di San Diego. Trama segreta fino alla sera della prima e un teaser trailer stuzzicante quanto quello del primo.
Mettiamo le carte in tavola, è un prequel. Quindi i film sono legati tra loro, tanto che qui verrà svelato il finale del primo capitolo, quindi occhio. Protagonisti questa volta è una famiglia con due figli al seguito, Ali, un adolescente, e Hunter, un neonato. La mamma è Kristie, sorella di Katie (protagonista insieme a Micah dell'uno) la quale farà ogni tanto capolino insieme al fidanzato. ben presto nella casa si sente la presenza di spiriti maligni e (un bel clichè) la prima a accorgrsene è la domesticana messicana che riempie la casa di incenso. Verrà prontamente cacciata. Pian piano la presenza si fà semrpe più massiccia rendendo impossibile la viat degli inquilini.
Che cosa manca a questo film? L'imprevedibilità. Essendo un prequel e sapendo già cosa succederà dopo, manca quell'elemento sorpresa che farebbe partecipare maggiormente lo spettatore. Tutto questo fino al minuto 84 dove viene servito un bel colpo di scena (e chissà se l'unico, dato i 3 finali diversi del primo capitolo), comunque piuttosto forzato e incoerente.
Cosa invece è presente nel film? Lo schema è quello del primo. Giornate vuote e noiose che sembrano non finire mai e nottate in cui non succede nulla ma dove la tensione è palpabile. Si passa da un pulisci piscina birichino a un trenino sonoro agghiacciante, la solita porta che si apre o si chiude da sola e un cane molto più sveglio dei suoi padroni. Il ritmo è semrpe quello, sonnolento, ma che è perfetto per i "raid" notturni della presenza demoniaca. Questi mockumentary riescono a decostruire il ritmo, essenziale in un horror, riuscendo comunque a trasmettere la tensione e la paura nel momento giusto. Bisogna dare atto che sanno quello che fanno, anche se è abbastanza semplice.
Detto questo, è un film talmente spaventoso da chiedere alla Codacons di tenerci la mano e coprirci gli occhi? No, a cuccia Bondi, però il suo lavoro lo fa (poi ovvio la paura è soggettiva, c'è chi ride, ma ride preventivamente...). Mettiamola così, i vari horror contemporanei e non, con una colonna sonora (essenziale per gli effettoni banalotti), un montaggio, una scenggiatura e degli "attori", riescono a spaventare massimo 2 secondi a film. Questo, e il suo capitolo precedente, ci riescono per circa 5-10 secondi. Niente di che ma è superiore. Per dire, la tensione basata sul nulla di questi mockumentary, i film veri e propri se la sognano.
In definitiva continua la linea iniziata con il primo e mantiene quel poco che promette. Molto meglio questo che altri filmacci horror teen banali e finti. Inutile lamentarsi di sceneggiatura banale (è assente) o regia disgustosa (non ha neanche questa), sono elementi che un film che si reputa amatoriale non devono avere, quindi inutile rompere le scatole.
Per fortuna la saga dovrebbe fermarsi qui, salvo invenzioni poco credibili. Ma state tranquilli, c'è nell'aria da tempo un The Blair witch project 3 fatto nello stile dell'1 e non di quella porcata del 2.
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