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"PARANORMAL ACTIVITY" un film di Oren Peli

Creato il 19 gennaio 2010 da Peterpasquer
Il trailer esordisce con "Il film più spaventoso e terrificante dell'anno", continua col monito "Non riuscirete più a dormire", per poi passare al più intimo: "Un terrore profondo". Per fugare ogni dubbio si sottolinea che non solo è "L'Esorcista dei nostri giorni" ma che è pure "Meglio di Blair Witch Project". Insomma, citando ancora il trailer, "Un incubo dei nostri giorni", "Agghiacciante", "Demoniaco"...il film che ha terrorizzato l'America!

Mi chiedo se gli ideatori del trailer abbiano davvero visto "Paranormal Activity" e se, in caso, si sentano con la coscienza a posto. Cosa c'entra "L'Esorcista" di Friedkin con questo giocattolo usa e getta? E se è davvero meglio di "The Blair Witch Project" perché esserne così fieri? Non ci vuole Kubrick per fare qualcosa di più decente. Ovviamente, si sa, si tratta solo di mero marketing, quello capace di spacciare per cioccolata lo sterco (nonostante la puzza, oltre cotanto clamore, si avverta sin da subito). Il paragone con “L'esorcista” dovrebbe far riferimento ai traumi patiti dagli spettatori dell'epoca mentre, quello con "The Blair Witch Project" all'approccio documentaristico, ai pochi mezzi utilizzati per la realizzazione. Già. Peccato che "Paranormal Activity" perda in entrambi i casi il confronto.

Il film dell'indiano Oren Peli racconta di una giovane coppia, Micah e Katie, alle prese con un'oscura presenza che pare abitare la loro nuova casa. In realtà, l'entità non è collegata all'abitazione quanto alla stessa Katie, che non sa come liberarsene. Micah decide allora di piazzare una videocamera in camera da letto per capire quello che accade nel silenzio della casa quando lui e la sua ragazza dormono. Non saranno sonni tranquilli...

"Paranormal Activity" è stato girato in sette giorni con una comune videocamera digitale (la stessa utilizzata da Micah per le sue riprese notturne) e benché, all’inizio, la sensazione di "presa diretta” riesca a coinvolgere gli spettatori nella vicenda in atto, alla lunga, anche a causa delle troppe improvvisazioni (specie nella recitazione), stanca. Gli elementi narrativi degni di nota sono pochi e mal gestiti (il medium, la storia della ragazza su internet, la foto in soffitta...), come se la preoccupazione principale del regista fosse quella di occupare in qualche modo le ore che separano una notte dalla successiva. Sono infatti le inquadrature notturne ai piedi del letto l'unica cosa interessante del film. Macchina fissa, le sagome dei due fidanzati sotto le coperte, la porta aperta che dà verso le scale, l'orario in sovrimpressione e l'oscurità intorno. La paura la si alimenta con poco, pochissimo. Uno scricchiolio, la porta che si chiude di colpo, un sussurro, dei passi in lontananza o Katie che si alza per restare in un inquietante stato di catalessi. Peccato che tutto questo non abbia un "contorno", una drammaturgia capace di creare tensione, interesse. Per non parlare del finale: la classica montagna che partorisce il topolino. Topolino suggerito - a quanto pare - dal grande Steven Spielberg il quale, impressionato dalla visione del film, decise con la sua DreamWorks di occuparsi della distribuzione (poi passata alla Paramount).

La domanda sorge spontanea: il buon vecchio Steven, piuttosto che passare per uno che ha perso il lume della ragione, perché non dice apertamente di aver fiutato un clamoroso colpo in termini di botteghino? Sì, perché i 108 milioni di dollari incassati in soli due mesi da "Paranormal Activity" sono l'unica cosa veramente paurosa di questo horror da quattro soldi (costato appena 15.000 dollari…)


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