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Stavo cercando un qualcosa che potesse racchiudere, sotto un unico comun denominatore, tutti gli articoli dedicati ai posti più affascinanti che mi sarebbe capitato di visitare. L’utilizzo del termine “luoghi” è stato pressoché obbligatorio (in questo modo non avrei dovuto limitare la mia fantasia ai già più volte citati castelli, chiese e cimiteri): “luoghi” mi permetteva di spaziare pressoché ovunque. L’aggettivo “incredibile” ha una doppia valenza: incredibile può significare “bizzarro”, “improbabile”, ma anche “stupefacente” e di conseguenza “meraviglioso”. Questa in verità è la prima puntata solo per modo di dire: già in passato ho narrato di luoghi che potrebbero benissimo rientrare nella descrizione, per cui, caro lettore, se cliccando sull’omonima etichetta o sul banner qui a lato troverai dei post antecedenti a questo, significa che ho già iniziato ad “etichettare” a ritroso il mio lavoro di due anni. Ma questi sono dettagli sui quali non mi dilungherò: è giunto infatti il momento di concentrarsi sulla prima tappa.
Questo viaggio parte da Milano, e precisamente in un luogo a pochi passi dal centro. Da piazza del Duomo, procedendo verso sudest e lasciandosi alle spalle la tristemente famosa piazza Fontana, si giunge in piazza Santo Stefano dove sorge, in luogo più defilato rispetto all’imponente chiesa che dà il nome alla piazza, un luogo di culto la cui origine si perde nella notte dei tempi: trattasi della singolare chiesa di San Bernardino. Chissà quanti tra i miei concittadini avranno passeggiato a pochi metri da essa senza probabilmente nemmeno rendersi conto che fosse davvero una chiesa. L’aspetto esteriore infatti è quello di un edificio come tanti altri e il suo ingresso principale è semi nascosto in un vicolo senza sbocco che dalla piazza punta verso est. Se avrete la fortuna di trovarlo aperto, approfittatene: lasciatevi alle spalle la Milano frenetica di tutti i giorni. I rumori scompariranno improvvisamente e vi troverete catapultati in un universo parallelo, cupo, angosciante. Ecco, qui il tempo sembra essersi fermato al Medioevo. Sembra incredibile che solo pochi passi oltre la soglia alle vostre spalle possa esserci il XXI secolo. Salendo alcuni gradini si accede al corpo principale del tempio, progettato a pianta ottagonale. Ma non è questa lo vostra meta: volgete invece lo sguardo alla vostra destra e lasciate che la vostra attenzione sia catturata da una piccola porta. Probabilmente incontrerete un religioso: ignoratelo e lui ignorerà voi. Percorrete tutto il corridoio che da qui si apre e vi troverete al cospetto di un secondo uscio, varcando il quale vi troverete di fronte uno degli scenari più allucinanti che abbiate mai visto. Siete giunti nell’Oltretomba, signore e signori. È come se aveste guadato lo Stige e vi trovaste improvvisamente al cospetto del più inquietante girone infernale. Il vostro sguardo verrà catturato da una spirale vorticosa alla quale non potrete opporvi. Tutto attorno a voi muri interi rivestiti di tibie, ossa craniche, vertebre, falangi, omeri e ulne provenienti da chissà quali cadaveri. Cumuli di resti umani invadono riquadri, fregiano gli usci, adornano i pilastri, come se si trattasse di comunissimi elementi decorativi e ornamentali, usati e intrecciati per riprodurre sacri simboli, come il grande crocifisso proprio di fronte a voi (vedere immagini qui).
A chi appartenevano quelle ossa con le quali è stata ideata e realizzata una così macabra scenografia? Nessuno è riuscito finora a risalire con certezza l’identità di quel numeroso popolo di trapassati. Non se ne conosce nemmeno il numero esatto, certamente sono migliaia, accatastati l’uno sull’altro da una mente perversa. Ed è anche difficile ricostruire la storia di questo luogo sinistro attraverso i secoli senza inciampare continuamente nella leggenda. La chiesa di San Bernardino “alle Ossa”, così come la vediamo oggi, non è nemmeno la chiesetta originale: quella fu distrutta da un incendio nel 1712. Le prime testimonianze di un luogo di culto sito in questa posizione risalgono addirittura al XII secolo quando, si dice, fu necessario costruire una sorta di gigantesca camera mortuaria dove riporre le ossa di coloro che morirono nell’adiacente Ospedale del Brolo. Se così stanno le cose, evidentemente l’ossario appare addirittura essere antecedente la chiesa stessa. O forse no? C’è chi dice che qui giacciono i resti di coloro che caddero sotto i colpi mortali inferti dai Goti nel 538, quando i barbari assalirono e rasero la suolo la città. C’è invece chi afferma che questa sarebbe la testimonianza del grande tributo di vite umane che Milano dovette offrire alla terribile pestilenza del 1629. Non solo quindi la provenienza di questi corpi è incerta, ma gli studiosi non riescono a mettersi d’accordo nemmeno sulla loro età (e stiamo davvero parlando di secoli e secoli di incertezza). Ma la domanda che personalmente mi pongo non è tanto “chi?” o “quando?”. La domanda fondamentale è “perché?”.
Una risposta la possiamo trovare pensando a come la Chiesa cattolica abbia da sempre accostato la venerazione dei Santi a quella delle reliquie, cioè a quella macabra abitudine di esibire qualcosa appartenuto a persone per le quali si nutriva particolare ammirazione. Già nel VIII secolo i corpi dei santi venivano smembrati e posti all’interno delle chiese in bella mostra anziché, come sarebbe carità cristiana, messi a riposare sotto due metri di terra. Si arrivò addirittura ad eccessi di fanatismo clamorosi, come il tentato omicidio di San Romualdo, in Umbria, organizzato da alcuni “ammiratori” con il solo scopo di poterlo fare a pezzi ed assicurarsi così delle reliquie “di prima mano”. In San Giovanni Laterano a Roma, per inciso, si è battuto ogni record: sono presenti le teste dei SS Pietro e Paolo apostoli, di Zaccaria, padre di S. Giovanni Battista, di Pancrazio martire, una spalla di S. Lorenzo, un dente di S. Giovanni Evangelista, il prepuzio di Cristo, un po’ del sangue del suo costato e, dulcis in fundo, anche un po’ di latte proveniente dal seno della Beata Vergine! Vere reliquie oppure falsi spudorati? Difficile dirlo. Teniamo conto però che questa corsa sfrenata alla reliquia ha prodotto, sparse qua e là per il mondo, tre braccia di S. Marco, sette teste di s. Dionigi, sei corpi di S. Maria Maddalena, due corpi e quattro teste di S. Gregorio Magno, tre ombelichi e otto prepuzi di Gesù. Per non parlare delle migliaia di chiodi e di frammenti della croce che, se radunati assieme, potrebbero riempire uno stadio di calcio.
In questo scenario è ragionevole supporre che tutti i corpi presenti nell’ossario di San Bernardino possano appartenere ad antichi martiri cristiani o presunti tali. E non stupisce nemmeno che siano stati così numerosi visto che maggiore era il numero di reliquie, maggiore era la gloria del santuario, il che fa supporre che, per convenienza, venissero dichiarate martiri anche persone comunissime, magari criminali condannati o individui che nessuno avrebbe comunque pianto. Migliaia di anime che da secoli riposano quindi qui in pace. Ho detto “in pace”? Beh, non proprio tutte...La leggenda vuole infatti che qualcosa di strano accada nell’ossario, tutti gli anni, la notte del 2 novembre. Si dice che le ossa di una ragazzina ivi sepolta si facciano largo tra le strette fessure delle grate e si ricompongano, come in un macabro puzzle, al centro della stanza. Lo scheletro della fanciulla, una volta completatosi, prenderebbe vita e chiamerebbe alcuni altri scheletri a raggiungerla per danzare con lei la più incredibile delle “Danze Macabre”. Se una di quelle notti, cari lettori, vi doveste trovare a passare da quelle parti, avvicinatevi alla chiesa e tendete l’orecchio: quegli strani rumori che udirete saranno inequivocabili… ma non vi venga in mente di verificare di persona, mi raccomando.
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