Siete pronte a volare a Bombay con le ali della fantasia partendo dalle cupole del Grand Palais e dall’omaggio all’eccellenza artigiana francese voluta da Monsieur Lagerfeld?!?
Immaginate le cavigliere tintinnanti e i foschi occhi neri delle fanciulle di Tagore.
Immaginate le sale incrostate di frammenti di specchi di Aleppo del forte di Agra.
Immaginate le epiche avventure degli Strangolatori del Gange di salgariana memoria (come Salgari anche Lagerfeld non ha mai messo piede in India).
Immaginate i fasti dei Maharaja, il Colonialismo inglese, i marmi del Taj Mahal e tutta la produzione epica di Bollywood.
Mescolate il tutto… Et voilà! Ecco l’India secondo Chanel.
Gonne candide drappeggiate intorno al corpo come umili dhoti.
Sontuosi sherwani ricamati d’ispirazione rajasthana.
Immancabili sotto ai kurta, ai dothi e agli sherwani i churidar, pantaloni aderentissimi e scintillanti. O stivali candidi che salgono a fasciare la gamba fino a metà coscia, con l’immancabile cap toe nero e i motivi ornamentali del mehendi a decorare la caviglia. Veli impalpabili che si sollevano a coprire le scriminature dei capelli incrostate di gioielli preziosi. Mani, collo, caviglie, lobi e narici che, nel segno di una sfacciata opulenza, si caricano di un tripudio di ori, perle e pietre scintillanti. E infine i capelli. Una piccola concessione all’India spirituale, lontana mille miglia dagli sfarzi dei Palazzi Rajasthani, attraverso elaborate pettinature che celebrano ed imitano quelle dei sadhu, gli asceti indu consacrati agli Dei.
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