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Parlamento Europeo: come vengono spesi gli 1,7 miliardi destinati alla politica continentale?

Creato il 03 luglio 2014 da Nicola933
di Gabriella Maddaloni Parlamento Europeo: come vengono spesi gli 1,7 miliardi destinati alla politica continentale? - 3 luglio 2014

Parlamento europeoDi Gabriella Maddaloni. In tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, dove larghe fasce della popolazione mondiale – incluse quelle del “Primo Mondo” – faticano ad arrivare a fine mese, viene facile chiedersi come i soldi dei contribuenti vengano spesi dalla classe  politica. E per “classe politica”, nel nostro caso specifico, non si intende solo quella italiana, ma anche quella europea.

Il bilancio dei fondi spesi per il 2014 in tal senso è pari a 1 miliardo e 756 milioni di euro: cifra tutt’altro che irrisoria. È pur vero che bisogna considerare, per quest’anno, le elezioni europee dello scorso 25 maggio con relative campagne elettorali; è tuttavia evidente che le spese dei contribuenti per il Parlamento Europeo sono più che raddoppiate, negli ultimi anni.

Perché? E come è divisa questa enorme torta da 1,7 miliardi di euro? Per quanto riguarda la ripartizione dei fondi destinati alla politica europea,  riporta “Il Fatto Quotidiano”,  c’è da dire che un buon 35% è destinato ai 6000 dipendenti che lavorano nell’amministrazione o nei gruppi politici. Sempre secondo “Il Fatto”, un altro 27% (500 milioni di euro scarsi) viene utilizzato per gli stipendi degli eurodeputati, le indennità giornaliere e di viaggio, e i loro assistenti accreditati. Tra questi ultimi, figurano anche gli indispensabili traduttori, necessari in un organismo dove si parlano 24 lingue differenti (ovvero, tutte  quelle parlate nei 28 paesi dell’Ue). C’è poi la voce “spese amministrative”, concernente il mantenimento delle 3 sedi del Parlamento Europeo: Bruxelles, Strasburgo, Lussemburgo, nonché delle sedi di rappresentanza dei 28 Paesi Ue, che prende l’11 % della “torta”. Tali spese includono anche costruzione, manutenzione, affitti ecc. Un altro 21%  viene utilizzato per le spese amministrative per l’informatica e le telecomunicazioni, come riporta “BabelPress”. Infine, l’ultimo 6% è impiegato per le attività parlamentari e per i gruppi politici europei.

Sempre secondo “BabelPress”, il PE occupa l’1% del bilancio complessivo Ue ed assorbe circa un quinto delle spese delle istituzioni europee. Una spesa che conterrà sicuramente i suoi sprechi – come il mantenimento di più sedi – , secondo il blog di giornalismo e politica, ma che tuttavia avrebbe attuato “una spending review ben più rigorosa di quella italiana. [..] Alla fine qualcuno ha calcolato che ogni anno il parlamento europeo costa ad ogni cittadino europeo 3,58 euro, poco più di un cappuccino con brioche. Molto meno del parlamento italiano che di euro ne costa 27”.

Quanto all’impennata che negli ultimi 10 anni hanno ricevuto i finanziamenti destinati ai partiti e gruppi politici, essa è dovuta sia  all’aumento del numero della cifra totale da destinare ai partiti, sia al potenziale aumento dei gruppi di eurodeputati già presenti a Strasburgo. I gruppi che prendono cifre maggiori sono il PPE (popolari europei), che dai  6.482.715 euro del 2012, sono passati ai 9.450.842 euro del 2014, e i Socialisti Europei. Questi ultimi sono passati dai 4.323.313 ai 6.376.706 euro attuali.  Anche gli euroscettici beneficiano di questi aumenti, pur essendo contrari al concetto stesso di Europa.

I finanziamenti che i partiti politici europei ricevono dal PE sono, dal 2004, fondi operativi che coprono fino all’85% delle spese riconosciute e registrate dagli stessi. Il restante 15%, invece, viene coperto da fondi propri, quali donazioni o autofinanziamenti.

Ma come devono, o dovrebbero, i partiti europei utilizzare questi fondi? Certo non per finanziare campagne elettorali nazionali, partiti nazionali, per pagare debiti o interessi. Tale denaro può essere impiegato esclusivamente per scopi quali: incontri e conferenze, pubblicazione di ricerche, pubblicità, organizzazione di campagne elettorali europee, spese di viaggio per il personale.

Il budget 2014-2015 prevede un finanziamento di 59, 8 milioni di euro: una lenta, ma costante crescita rispetto ai 57 milioni di euro stanziati nel 2012.

Ma come vengono controllati i soldi che i contribuenti versano per i partiti europei? A verificare eventuali irregolarità ci pensa una società esterna entro un anno dall’ultimo bilancio. Questo perché i partiti sono obbligati a render conto solo delle spese totali, non di quelle singole, anche se i bilanci sono disponibili online.

Gli stipendi di ogni singolo europarlamentare equivalgono a 6.250 euro netti al mese, con aggiunta di indennità giornaliera di 304 euro, più altri 4.299 euro mensili per spese generiche amministrative. Quest’ultimo punto è particolarmente controverso, in quanto non giustificabile, soprattutto se ci si ricorda che si tratta di soldi versati dai cittadini europei. Nondimeno, ogni europarlamentare può avere fino a 3 assistenti, ognuno dei quali riceve mensilmente un minimo che parte da 2000 euro, fino ad un massimo di 7000, secondo capacità, competenze professionali e anni di servizio.

È quindi innegabile che ci siano degli sprechi e che andrebbero effettuati dei tagli. Perché, se è vero che il PE costa appena 3,8 euro annuali ai 500 milioni di cittadini europei che pagano le tasse, è pur vero che quei soldi potrebbero essere destinati ad altri settori, come la riduzione delle pressioni fiscali sui cittadini stessi.

Il PE, in realtà, si è già occupato della questione “riduzione dei costi” prima della fine della legislatura, ma bisognerà attendere il 2018 perché le nuove regole di gestione economica entrino in vigore.


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