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Parliamo di Bilbao: che esperienza! Le premesse erano le ...

Creato il 30 ottobre 2011 da Greg Petrelli
Parliamo di Bilbao: che esperienza! Le premesse erano le migliori, le conclusioni si sono rivelate ancora più entusiasmanti. I nostri arditi, questa volta solamente in 6 (Jacopo si è aggiunto a noi solo dopo la partecipazione a Va Sul Palco, per tanto niente BilboRock) partono in un grigio mercoledì mattina dall'aereoporto di Malpensa. L'eccitazione si taglia con il coltello si aprono le danze di check-in, bagagli, stive, imbarghi e cazzate varie. Ulteriore motivo della nostra impazienza è il battesimo dell'aria del giovane Mich: l'abbiamo sradicato con vituperio dalla natale Oltrona per portarlo nei cieli di spagna dove la stella del suo estro rifulgerà per sempre di luce propria. E adesso succhiamelo Carducci!Beh, scherzi a parte, come tutti ben sapete adoro il volo e lo auguro a tutti.Lasciamo la cronaca pura per un attimo e consideriamo gli aspetti pregnanti di quest'esperienza: per un musicista o aspirante tale viaggiare è tutto. Per chi fa della propria arte motivo di vita (e badate bene, non intendo fonte di reddito), la sua diffusione è in parte orgoglio ma soprattutto necessità. Quello che suoni deve essere un'esplosione, un tripudio: tante sono le ore che hai impiegato in saletta o a casa a studiare e a forgiarti le mani su quelle note almeno quanto devono essere i frammenti della tua opera che scagli per il globo; questa è la mia visione romantica e mistica dell'arte. In un mondo in cui tutto è stato detto e tutto è stato scoperto bisogna lottare per affermare la propria volontà, il proprio colore e il proprio suono su chi anela alla banalità della vita, nella speranza di svegliarlo da un sonno pericoloso come quello della ragione: il sonno della coscienza.Il palco è tutto: il palco è mistico. Una chiesa sconsacrata in Muelle de La Merced, 1 è il teatro in cui si consumano tutti questi mesi di sforzi artistici, amministrativi (un grazie a Informagiovani e NaturArt) e organizzativi. Tutto è perfetto: le luci, le dimensioni, i suoni e gli strumenti, che l'organizzazione ha affittato per noi forestieri. I camerini ci sono e hanno delle docce. La fantascienza è forse diventata realtà?! E poi il cuore in gola perchè nonostante tutto ti senti fiero di essere dove sei e hai paura di non essertelo meritato, e hai paura di tradire le aspettative di tutti: te stesso in primis. Il concerto è un fiume impetuoso, grande e lento: la sua corrente ci trascina inesorabilmente verso il compimento di quest'esperienza nel suo valore più grande, l'attesa.Dopo di noi, e qui torniamo alla cronaca, i ɹolʎɐʇ ʎuuoɹ (Ronny Taylor), una giovane band di Torino che si è fatta molto apprezzare. Sono bravi, cazzi non ce ne sono! Ho sentito anche dire che durante i loro concerti vengono lanciati sulla folla dei sanitari da bagno. Ragguardevole.E poi, che dire, la città è splendida, il tempo è stato clemente con noi. La birra è buona e anche il vino si lascia bere, il Guggenheim è splendido, (soprattutto l'esterno e la sala con l'installazione "La materia del tiempo" di Serra). Dopo una lotta infinita contro la pigrizia e la stanchezza siamo anche riusciti a raggiungere l'oceano in località Plentzia, a circa quarantacinque minuti di metro da Bilbao, e li per la prima volta mi sono pucciato nell' Oceano.

 Voglio condividere con tutti voi la bellezza di quest'esperienza e il valore intrinseco che ci ha lasciato non solo a livello musicale, ma soprattutto a livello personale e di maturazione. Credo che avrà delle influenze molto positive su ciascuno di noi oltre che sulla band, sui Guachos, la nostra piccola creatura.


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Durante il concerto



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