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Parliamo di emozioni. 1 parte

Da Psychomer
By
Maurizio Mazzani
settembre 2, 2010Posted in: psicologia, psicologia clinicaParliamo di emozioni. 1 parte

Cos’è che costituisce la maglia della vita mentale?
Cos’è che definisce chi siamo ai nostri occhi e a quelli delle persone che frequentiamo?
Cos’è che rappresenta la nostra essenza personale?
Cos’è che decide come reagiamo agli eventi, le nostre sfumature e i nostri colori, cioè l’arcobaleno della nostra vita?
Che può essere se non l’altro sistema di conoscenza, quello chiamato mente emozionale, impulsiva e potente e che il più delle volte si presenta in modo illogico a tal punto da rimanere sconcertante alla stessa mente razionale?

Si, è proprio l‘emozione che ci rende piacevoli o non graditi agli altri e a noi stessi, che ci da il gusto della vita, il piacere e il dispiacere, la felicità o l’infelicità. E’ essa che decide il nostro atteggiamento verso l’esistenza, e questo attraverso la sua decodifica cognitiva che avviene con un processo d’attribuzione di significato allo stato neurovegetativo che ne è ad essa implicitamente collegato.

Che significa ciò?
Semplicemente che ogni emozione, comporta fisiologicamente uno stato ben preciso di condizioni vegetative (per es. nella paura abbiamo: aumento del battito cardiaco, delle frequenza respiratoria, della sudorazione, pallore al viso dovuto a vasocostrizione ecc.), il punto è che tali stati negli animali dotati di consapevolezza, producono sentimenti emotivi coscienti. Col processo d’attribuzione di significato, quindi si costruisce l’emozione corrispondente, ed è essa l’unico risultato che ci porta ad avere i sentimenti che sono per loro natura consapevoli, e chiamiamo paura, amore, felicità ecc.

Dunque, le emozioni sono il risultato dei nostri significati percepiti, delle nostre valutazioni e dei nostri pensieri, e informano da una parte il sistema mentale di quando sta per raggiungere o fallire lo scopo della massimizzazione della sua capacità di previsione su se stessi e sull’ambiente (cioè la capacità di poter prevedere in modo esaustivo gli eventi interni ed esterni a noi stessi, il fulcro della nostra sicurezza), dall’altra comunicano lo stato che viviamo di fronte ad un qualsiasi evento. Pertanto la loro intensità dipende da come quest’ultimo è collegato alla previsione che stiamo per effettuare.

Le emozioni sono vissute come episodi che passano e vanno via, distinte dai stati d’animo che sono più duraturi poiché prodotti da una maggiore elaborazione mentale.

L’amore, che predispone alla cooperazione; la sorpresa che con l’innalzamento delle sopracciglia ci permette di raccogliere maggiori informazioni sull’evento imprevisto; la felicità che ci introduce una maggiore energia e ci rende entusiasti nei confronti di una qualche cosa che si debba svolgere; la tristezza che ci consente di adeguarci alla perdita significativa appena sostenuta, la cui caratteristica principale è la chiusura in se stessi normalmente solo momentanea, ha il fine di consentirci di elaborare tale perdita per riorganizzarci alla vita susseguente; sono tutte esempi di emozioni utili all’adattamento.

La risposta emotiva rappresenta la mobilitazione dell’organismo atto a fronteggiare l’ambiente, il suo fine è quello prettamente di consentirci l’adattamento in senso darwiniano.

Altre caratteristiche manifestazioni emozionali ereditate geneticamente, sono la rabbia e la paura che si pongono quali emozioni fondamentali per la sopravvivenza.

La loro funzione è preminente, poiché hanno il compito di preservare l’organismo di fronte al pericolo. Pertanto predispongono alla difesa personale attraverso l’attacco e la fuga, e sono quelle che si presentano più invasivamente. Dunque, la loro caratteristica centrale è di rendere pronto l’organismo alla eventuale necessità di dover far fronte all’eventuale pericolo. La loro mobilitazione neurovegetativa (utile atavicamente nei contesti d’emergenza, per es. alla presenza di un animale feroce o ad un potenziale combattimento a corpo a corpo con un nemico), avviene attraverso:

-aumento della sudorazione al fine di disperdere il calore eventualmente prodotto;

-aumento del battito cardiaco e della respirazione per fornire maggiore flusso di sangue ai muscoli e maggiore ossigenazione;

-immissione di adrenalina nel sangue per rendere l’organismo più capace. Quindi pronto ad ogni evenienza;

-rilascio di zuccheri nel sangue, per avere a disposizione maggiori risorse energetiche ecc.

Tale cambiamento interno dell’organismo avviene per renderci più efficaci di fronte al potenziale pericolo, un tempo ci consentiva di aggredire gli altri animali che ritenevamo di poter vincere o di fuggire in caso contrario.

…continua…

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