Settimana concitata: le salme della vecchia politica provano a ripulirsi dagli ultimi avvenimenti, la classe dirigente (o presunta tale!) perde ogni giorno di più la percezione della realtà. Le logiche del profitto a tutti i costi non sempre ripagano come dovrebbero e la Lega celebra il proprio funerale ad ogni comizio di piazza. Mentre Grillo se la ride…
La settimana appena trascorsa ha rivelato parecchi degli argomenti tipici dell’avvicinamento ad una tornata elettorale: partiti che si reinventano (semplicemente cambiando nome, non certo facce e modus operandi!), promesse da marinaio (credete davvero che rinunceranno ai finanziamenti pubblici?) e attacchi alle forze che fanno paura (Grillo? Il re dei qualunquisti. Celentano? Un ideologo!!!).
Procediamo con ordine.
Passa per Casini il nuovo corso della politica italiana(?), quello che vedrà in prima linea la nascente formazione politica che ha un anno di tempo per far dimenticare il passato agli elettori: nasce il Partito della Nazione, vecchio ancor prima di vedere la luce. Difficilmente le urne sorrideranno a questo ex democristiano, nonostante il riferimento ad una coesione nazionale che noi italiani riconosciamo soltanto quando gioca la “nazionale”. Secondo il politicante, il partito sarà laico ma di ispirazione cattolica: una specie di bisex politicamente parlando, che prende con l’asso e con il re. Proverà a convincere gli indecisi, Casini. Gli orfani delle tante formazioni politiche che sono state colpite in maniera più o meno incisiva dalla caduta dell’ erotomane. Per il bene d’Italia è opportuno che questi esperimenti non registrino cifre superiori al 3% dei suffragi, così da scalzare definitivamente questo vecchiume dai cavalli da rodeo che son sempre pronti a ribattezzare e cavalcare.
Una vera chicca quella offerta da Ombretta Colli nel corso dell’Infedele di Gad Lerner. La sottosegretaria, forse ancora stordita dal sole delle Maldive, presta il fianco ad un attacco clamoroso quando prova a difendere le vacanze di Formigoni, quelle in barca da quarantamila euro la settimana. La moglie del povero Giorgio Gaber se ne esce con una domanda alquanto singolare: “Chi non ha mai fatto vacanze in barca alzi la mano!“. Il resto della trasmissione è precluso all’occhio delle telecamere: troppe braccia davanti all’occhio elettronico. Inutile ogni commento successivo: farebbe bene a tornarsene sui palcoscenici che le competono perché chi non conosce la realtà non può avere la presunzione di amministrarla.
Con la coda tra le gambe, Barcelona e Real Madrid vengono sbattute fuori dalla massima competizione calcistica continentale: non sono bastati i vari Messi, Pique, Iniesta, Villa da una parte, CR7, Di Maria, Kakà, Benzema e Mourinho dall’altra. Passano il Chelsea e il Bayern Monaco, squadre ricche sì, ma povere in canna se paragonate alle corazzate spagnole, che sebbene con qualche correttivo, possono ancora beneficiare di alcune agevolazioni fiscali che in chiave europea le rendono inarrivabili, per ingaggi e denari da spendere in campagna acquisti. Sul campo da calcio si consumano gli stessi conflitti che animano il dibattito politico: i ricchi (pochi) contro i poveri (tanti), ormai la differenza è data da quello che hai. Intanto in Italia scocca il 25 aprile e da più parti ci si interroga: festeggiamo la liberazione lavorando per pagare un debito che altri hanno creato ad hoc per schiavizzarci? Da cosa esattamente siamo stati liberati? Una pericolosa svendita dei valori, in nome di un profitto che sembra essere ormai l’unica ragione di vita. Ripensiamo con rimpianto alla situazione di qualche anno fa, quando la domenica era sacra, ed il festivo irrinunciabile. Quando le mamme preparavano il cesto del pic-nic o la carne da arrostire sul fuoco. E oggi? Tutti al centro commerciale a mangiare da Mac Donald. Se questo è il progresso, meglio tornare indietro di cento anni. Perché la champions ce l’ha insegnato: il denaro non è tutto.
Ma intanto, uno spettro si aggira per l’Italia. Si sposta di città in città su un camper prestatogli, dice, da una famiglia rom o sinti (elemento più volte sottolineato, giusto per rimarcare che il M5S non si preclude alcuna strada). Beppe Grillo spaventa la politica da destra a sinistra: spaventa le cariche istituzionali e gli osservatori che non riescono a quantificare il consenso che il movimento potrebbe ottenere alle amministrative. Terrorizza Bersani, consapevole della propria pochezza contenutistica ed in termini di immagine. Ma non è tutto oro quello che luccica: se Grillo è ispiratore ideologico di un partito (movimento, associazione, gruppo umano), in cui mette la faccia e spende le proprie risorse, deve accettare il contraddittorio con gli altri leader (e con le domande della stampa!) e dotare la sua struttura di una piattaforma programmatica che vada al di là delle semplici invettive contro i vecchi della politica, dei prezzi della benzina e dei suicidi dei disoccupati. Serve una ricetta, non un capo popolo.
E tutti cantiamo il Requiem per Bossi e la Lega, che ormai non spaventano più. Troppo duro il colpo per gli sperperi della famiglia del Senatur, troppo grosso il danno di immagine che il Carroccio ha subito. Le previsioni per le prossime amministrative non lasciano presagire nulla di buono, soprattutto se anche gli altri comizi andranno come quello di Crema, in cui l’unica folla chiassosa ed inneggiante (il “Vattene!” all’indirizzo del palco) è quella degli oppositori al leader del movimento ideologico con più seguito degli ultimi settant’anni. Forse, per Bossi, la messa è finita. Ed è ora di andare in pace…