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Parlo da sola. Sono matta?

Da Telodicosenzafiltri

Parlare da soliParlo da sola. Sono matta? Me lo chiedo a volte, capita anche a te?

Dico, porsi il problema è del tutto lecito e condivisibile. Condivisibile soprattutto, perché lo so che non sono l’unica a parlottare, commentare, dare voci a pensieri che sfiorano la cervice in un momento in cui la mia parte razionale probabilmente sta dormendo. Allora zacchete, ecco che parlo da sola. Non ballo, né vivo, ma parlo, da sola. Per capirci.

Mi tranquillizzo però e puoi farlo anche tu visto che, patologie a parte ognuno sia responsabile della propria condizione psicofisica, parlare da soli non è sintomo di follia. Non lo è, davvero!

Non lo è quando le parole escono dalla boccuccia fior di fragola perché è proprio l’impulso che vuole che ciò accada e l’impulso ci viene in aiuto, non ci ostacola. In che senso? Mi spiego meglio.

Proprio l’altro giorno ero al supermercato e avevo di fianco una vecchietta, piccola, ricurva, con i capelli tinti sotto un berretto di improbabile lana viola. La vecchietta parlava da sola. Ecco, una fuori di capoccia, ho subito pensato. Invece no! In un attimo la vecchietta ha comperato tutto quello che cercava, infilava le sue mani rugose tra i barattoli e ha accaparrato in pochi secondi ceci, fagioli, poi è passata alle lenticchie decorticate, parlottava davanti alla pasta di semola, ha scelto la bottiglia di olio in offerta, le spezie secche, il detersivo per i colorati e s’è diretta alla cassa. Il tutto mentre io ero ancora lì a cercare di capire se preferivo i ceci oppure i fagioli borlotti.

Cosa significa?

La vecchietta mentre sceglieva parlottava tra sé, ragionava a voce alta, rifletteva sulle possibili combinazioni di ingredienti, riportava alla mente quello di cui aveva davvero bisogno. Brava! Ecco a cosa serve parlare da soli, sicuramente a chiarire a sé stessi degli argomenti, a compiere alcune scelte, a far emergere in maniera evidente tutte le variabili della situzione. Fossero anche appuntate sul foglietto della spesa nel cervello.

Nominare le cose significa focalizzarle meglio, isolarle dal resto del contesto e, data la confusione di uno scaffale del supermercato pieno di merce e possibili scelte, la vecchietta ha agito prima che riuscissi a farlo io. Che parlottavo sì, ma nella mia testa, silenziosamente, confondendomi ancora di più la cabeza.

Stessa cosa accade quando dobbiamo trovare qualcosa: “Dove sono le chiavi, dove sono, le chiavi, le chiavi non le trovo”. Prima o poi le troverai, le stai nominando, usciranno fuori dai meandri delle tue tasche o della tua camera.

Parlare da soli dunque fa bene, evviva!

Sì, perché aiuta anche a non perdere il controllo, favorisce la possibilità di gestire gli impulsi. Se non esternassi il fatto che… NON TROVO LE CHIAVI!!???!! Potrei aver già buttato mezzo mobilio della sala dalla finestra. Le ho trovate. Fortuna che abito al piano terra.

Inizia dunque il tuo monologo interiore, non sertirti pazza ma sappi che così ti stai aiutando, ti monitori, ti accudisci, espliciti quello che desideri. E ti alleni. Ad essere più veloce al supermercato, evitando di farti fregare l’ultima confezione di pasta integrale in offerta, dalla vecchietta che ti troverai a fianco.

 


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