Parmenide ha fatto per la filosofia e la scienza ciò che in seguito Platone avrebbe fatto per la morale e l’estetica. Per questo è spesso chiamato il “nonno” della filosofia.
Nato da una famiglia illustre nel 510 a.C. (circa) a Elea in Campania, Parmenide rompe con la vecchia tradizione della prosa ionica e scrive in esametri presentando la sua filosofia in versi attraverso la mitologia e oscure visioni mistiche.
Si racconta sia stato un sacerdote di Apollo e uno iatromante, ovvero un profeta-guaritore, una sorta di sciamano dell’epoca, addirittura “l’eroe fondatore” (éros ktístēs) di una serie di guaritori che si consideravano suoi discendenti.
Gli iatromanti praticavano l’arte dell’incubazione, l’immobilità fisica e mentale per arrivare alla cosiddetta quiete.
Per i Greci il dio di questo stato di consapevolezza era Apollo. In questi momenti lo spazio e il tempo non significano nulla, si può vedere o essere ovunque, passato e futuro sono la stessa cosa.
Apollo era il dio dell’estasi, della trance, dello stato di catalessi. C’era una sola parola in greco per esprimere questo stato e si può tradurre con “presi da Apollo”.
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