Magazine Cucina
La ricetta è semplice e si tramanda di madre in figlia o figlio ma solo se il figlio è gay novello
. Ingredienti:
un cespo di figlie,
un po' di lievito Madre meglio se bipolare,
un ovulo poiché da li veniamo tutti,
un pacchetto intero di sensi di colpa,
Lacrime di coccodrillo
Farina di lieto fine
due litri di aspirazioni “a velo” da sposa
una bella dose di “passato” ( meglio se rosso di vergogna)
Una confezione di ribellione grattugiata Sale della vita q.b e olio di gomito.
Prendere le figlie e lavarle per bene, finché non siano in grado di farlo da sole, e lasciarle riposare fino ai venticinque anni. Poi cominciare ad affettarle con frasi sarcastiche ben affilate o se preferite lasciate che si facciano a pezzi da sole con un fidanzato sbagliato. Asciugarle perbene dalle lacrime di coccodrillo tenendole da parte per guarnire, e infarinatele per il loro bene con farina di lieto fine. In una padella da saga familiare scaldate il passato di vergogna a fuoco amico.
Mescolate il lievito Madre bipolare con un litro di aspirazione “a velo” da sposa, e unite un ovulo (se ve ne avanzano potete congelarli), intanto che scaldate l'olio di gomito finché non vi fa male. Friggete le figlie da entrambe i lati della doppia personalità che nel frattempo avrete avuto cura di formare e una volta dorate mettetele ad asciugare in carta da lettere ( che avrete già letto di nascosto nel tempo) Salate con la vita.
Ora prendete una pirofila che possa andare in forno crematorio e disponete uno strato di madri sul fondo (si sa che quelle in fondo c'entrano sempre) coprite col passato rosso di vergogna e una manciata di ribellione grattugiata, dopodiché disponete le figlie e coprite con altrettanta vergogna e fiocchetti pesanti come macigni di sensi di colpa. Continuate a formare gli strati fino alla quarta generazione dove probabilmente avrete esaurito gli ingredienti e la pazienza e servite verso i quarantacinque anni accompagnato da una julienne di lacrime di coccodrillo e una guarnizione di rimpianti montati a “pioggia”.
Questo è un piatto che al contrario della vendetta che piace fredda, mangerete alle prime vampate ben calde della pre menopausa e che risulterà alquanto indigesto ai maschi a cui inevitabilmente verrà propinato in un piatto di amore vero. Con diversi esiti di “cottura ognuno di noi era frutto di un impasto simile. Le nostre madri ci avevano infarcito dei loro sogni per noi, e in un clima di relativo benessere, non sapevano spiegarsi perché trovassimo l'idea di farci una famiglia, per niente allettante. Le figlie del dopoguerra idealizzavano come “evoluzione personale” il proprio matrimonio e i figli, dato che erano cresciute in una situazione pericolosa e precaria che minava il futuro, esse potevano credere di averne uno solo così. Per noi tutti invece il modello non reggeva il ritmo dei tempi, che invece invitava alla realizzazione individuale tramite la professione o comunque l'indipendenza.
Ciò nonostante, il vecchio modello aveva messo in noi radici più profonde di quanto ci saremo aspettati, e come un innesco “a tempo” il nostro retaggio sarebbe esploso quando meno ce lo saremo aspettati, rammentandoci specie se femmine che col tempo non si scherza. Sia che ci trovasse dietro ad una scrivania del nostro ufficio, o intenti a vantarci della nostra libertà, la deflagrazione non ci avrebbe risparmiato l'ovvia considerazione: ne era valsa la pena? Tic tac ….qualcosa si sarebbe rotto.
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