Mi piace che Paolo Conte sia diventato la colonna sonora del sabato e che la sua voce si diffonda per tutta la casa fino a pranzo.
Mi piace fare un salto al Madre – del tutto fuori programma – a vedere la decadenza della Napoli compiaciuta degli anni ’80, impegnata a riconoscersi nelle foto esposte come quando si sfoglia un vecchio album di famiglia. Mi piace restare qualche minuto in più a vedere le foto più dure, quelle con i morti a terra o con i femminielli dei quartieri spagnoli, quelle con i matrimoni in limousine e brillanti sulle suole delle scarpe.
Mi piace ascoltare Natalia Aspesi e ridere delle sue storie dopo cena, autoproduzioni alcoliche in atto.
Mi piace il rumore del silenzio a tarda notte, interrotto ritmicamente solo dal suo respiro.