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Parsons contro Jordan: “Mi ha deluso, ha avuto paura”

Creato il 10 luglio 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

Chandler Parsons ce l'ha messa tutta e sembrava avercela fatta a convincere il suo amico DeAndre Jordan a raggiungerlo ai Dallas Mavericks. Poi però il centro texano ha avuto un clamoroso ripensamento, ha deciso di concedere un secondo incontro ai Los Angeles Clippers prima del via ufficiale della NBA alle firme dei free agent e alla fine ha fatto dietrofront, cancellando la promessa fatta a Parsons, a Mark Cuban e ai Mavs per restare ai Clippers coi quali ha firmato un quadriennale da 88 milioni di dollari (8 in più di quelli che prevedeva l'accordo con Dallas). La sua scelta ha mandato su tutte le furie Parsons che ha raccontato le sue sensazioni in un'intervista con Espn.

DeAndre Jordan si era sbilanciato parecchio nei confronti dei Mavericks, aveva accettato la corte dei Mavs per tornare nel suo Texas e lasciare i Clippers dove, secondo i rumors, i rapporti col resto dello spogliatoio non erano più idilliaci. Dall'1 al 9 luglio però nessun accordo è ufficiale, non c'è nessuna firma, solo intese verbali: DeAndre aveva ancora la possibilità di ripensarci e l'ha fatto.

" Mi sento scioccato, molto deluso, frustrato, non rispettato. Pensavo che non avrei mai potuto assistere a nulla del genere nella mia carriera, non accade molto spesso. Penso che quando un uomo dà la sua parola a te e a un'intera organizzazione che vuole lavorare con lui, che fa un grande sforzo verso di lui e che ci mette tutta sè stessa, ritirare quella parola sia non etico e molto irrispettoso".

I thought I had a good pump fake.

- Chandler Parsons (@ChandlerParsons) July 9, 2015

Parole forti ma corrette quelle di Chandler Parsons che davvero si era esposto molto per convincere Jordan a raggiungerlo a Dallas. DeAndre però ha deciso di aver un secondo incontro con la delegazione dei Clippers - il proprietario Ballmer, Doc Rivers, Paul, Griffin, Redick e il grande acquisto Paul Pierce - nella sua casa di Houston (ha avvisato Parsons via sms) e ha cambiato idea, rifirmando per i biancorossoblù di Los Angeles. Parsons lo attacca anche per il suo comportamento, perchè ha mandato all'aria i progetti di una franchigia - Dallas aveva in mano Hibbert e Koufos nel caso Jordan non avesse firmato, ma poi li aveva liberati una volta incassato il sì di DeAndre - e perchè non ha risposto per ore ai messaggi e alle chiamate dello stesso Chandler e di Mark Cuban, cui aveva promesso anche un altro incontro, promessa non mantenuta.

"Sii professionista. Rispondi al telefono. Se non pensi più di incontrare una persona, prendi il telefono, chiamala e spiegale i tuoi motivi. Non ignorarla, non farla aspettare a vuoto. Non è professionale, non posso accettare una cosa del genere. Sarò ancora suo amico ma non posso cancellare il fatto che abbia messo nei guai la franchigia. E' normale avere un ripensamento ma non puoi rimangiarti una parola di questa portata, farci eccitare dopo la tua decisione e poi lasciarci a bocca asciutta".

That's why they brought me here lol pic.twitter.com/Z64Tkiyp01

- Paul Pierce (@paulpierce34) July 9, 2015

A Dallas DeAndre Jordan poteva diventare una vera stella, un uomo franchigia, il giocatore che con Parsons poteva rappresentare il futuro dei Mavericks, e invece ha deciso di restare ai Clippers, nell'ombra dei vari Chris Paul, Blake Griffin e ora anche di Paul Pierce. Chandler Parsons riassume così la sua convinzione riguardo il dietrofront di DeAndre.

" Ha avuto paura di diventare un uomo franchigia, di fare un passo in avanti nella sua carriera. Non penso che abbia sbagliato a restare a Los Angeles, hanno una grande squadra con Paul e Griffin, ma a Dallas poteva essere una superstar, l'uomo immagine dei Mavs. Penso che abbia sentito la pressione di diventare un giocatore franchigia. Ai Clippers sta bene alle spalle di Paul e Griffin. Semplicemente non ha voluto fare un passo in avanti nella sua carriera. Quando abbiamo parlato mi ha detto che voleva essere al centro di un progetto, avere l'attenzione che meritava, che era stanco di stare dietro le quinte, le stesse cose che ho pensato io quando ho lasciato Houston. Alla fine però è rimasto, accettando tutte le cose per le quali era deciso a cambiare aria".


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