Sbatto la testa al finestrino e mi sveglio, il pullman ha preso una buca. Tengo gli occhi chiusi, ma sono sicura che ci troviamo ancora a Valencia perchè l'odore pungente che mi pizzica il naso è quello che viene dalla fabbrica di birra vicino all'areoporto. Non c'è quasi nessuno nei sedili intorno, il che mi autorizza a mettermi comoda, sfilarmi le superga dai piedi e allungare le gambe fino a sconfinare nel passaggio centrale del bus. La pashmina grigia di Granada finisce appallotolata dietro la mia testa a fare da cuscino, il libro lo tengo aperto a faccia in giù sulla pancia, fa compagnia come un vecchio amico silenzioso, mi impegno a dormire. Non mi ci vuole molto, aerei, treni, pullman mi hanno sempre accolto tra le loro braccia come una mamma gigante, cullandomi e cantandomi nenie che mi fanno addormentare e questa l'ho sempre considerata una grande gentilezza, una cortesia, una forma di rispetto del viaggio per il viaggiatore, un favore molte volte, per farti sentire meno il distacco della partenza. Sali sull'aereo ad Alghero con il cuore che ti scoppia, ma poi ti addormenti, e quando ti svegli a Valencia, o Madrid, o Alicante il viaggio ti ha convinto di aver fatto solo un bel sogno, è una forma di autoconservazione, e puoi persino pensare di non essere mai partita, e il cuore ti scoppia un pò di meno, fino a che non arriva quel momento giusto di cui stavamo parlando e lo scoppio è eclatante e ti costringe a letto con la musica a palla e un cuscino tra le braccia in posizione fetale.
Sbatto la testa al finestrino e mi sveglio, il pullman ha preso una buca. Tengo gli occhi chiusi, ma sono sicura che ci troviamo ancora a Valencia perchè l'odore pungente che mi pizzica il naso è quello che viene dalla fabbrica di birra vicino all'areoporto. Non c'è quasi nessuno nei sedili intorno, il che mi autorizza a mettermi comoda, sfilarmi le superga dai piedi e allungare le gambe fino a sconfinare nel passaggio centrale del bus. La pashmina grigia di Granada finisce appallotolata dietro la mia testa a fare da cuscino, il libro lo tengo aperto a faccia in giù sulla pancia, fa compagnia come un vecchio amico silenzioso, mi impegno a dormire. Non mi ci vuole molto, aerei, treni, pullman mi hanno sempre accolto tra le loro braccia come una mamma gigante, cullandomi e cantandomi nenie che mi fanno addormentare e questa l'ho sempre considerata una grande gentilezza, una cortesia, una forma di rispetto del viaggio per il viaggiatore, un favore molte volte, per farti sentire meno il distacco della partenza. Sali sull'aereo ad Alghero con il cuore che ti scoppia, ma poi ti addormenti, e quando ti svegli a Valencia, o Madrid, o Alicante il viaggio ti ha convinto di aver fatto solo un bel sogno, è una forma di autoconservazione, e puoi persino pensare di non essere mai partita, e il cuore ti scoppia un pò di meno, fino a che non arriva quel momento giusto di cui stavamo parlando e lo scoppio è eclatante e ti costringe a letto con la musica a palla e un cuscino tra le braccia in posizione fetale.
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