Magazine Diario personale

Partiamo, partiamo, partiamo, partite

Da Iomemestessa

E alla fine la montagna partorì il topolino. Vale a dire, la legge di stabilità.

Dirne male, sarebbe facilissimo. Eppure, pur senza essere la migliore delle finanziarie possibili, percorre l’unica strada ragionevole, vale a dire canalizzare le (poche) risorse disponibili sul comparto industria, nella speranza faccia ripartire l’economia ed il PIL, innescando così una serie di virtuosismi macroeconomici che potrebbero (sul medio termine, eh, non domani) produrre dei miglioramenti ad una situazione ormai largamente asfittica.

Che Renzi non mi piaccia è un dato di fatto. Ma stilare una legge di stabilità é compito gravoso, stante il rispetto dei parametri europei e la difficoltà di gestirli coi nostri, dissestati, conti.

E’ una finanziaria che dà e toglie, quindi, sostanzialmente, rialloca in un gioco a somma zero. Detto diversamente, è il gioco delle tre carte. Con una coperta che resta, comunque, corta. E quindi, o restan fuori i piedi o restan fuori le spalle.

Ecco, forse, la perplessità di fondo sta lì. Ma la scarsità di risorse non credo consentisse molto altro.

Mi pare convincente, come già dicevo, la scelta di incanalare il poco disponibile su unico progetto, nello specifico, far ripartire l’industria.

Se abbiano scelto un buon cavallo ce lo dirà il tempo. Non ripongo eccessiva fiducia sui beneficati, ma per contro, per far ripartire l’economia non è che si possa scommettere su molto altro. E comunque, meglio l’industria che le opere pubbliche, un immane buco nero ancor meno trasparente dell’impresa privata.

Per non incartarmi, che il materiale è, vediamo le misure più rilevanti,:

IRAP

Si elimina dall’IRAP la componente lavoro. Ne consegue che le imprese risparmieranno (circa) 80 Euro mensili a dipendente. Qualcosa meno sui lavoratori sotto i 40 anni.

Confindustria è contenta (e ciò preoccupa). Lo scopo più o meno dichiarato è ridurre l’accesso alle (e l’eccesso di) esternalizzazioni.

Funzionerà? Mah. Può anche darsi. Esternalizzare è spesso più conveniente sulla carta, che nella realtà.

Perchè per esternalizzare occorre saperlo fare. E se è vero che un lavoratore in Polonia, Romania o Turchia costa meno, non è questa l’unica componente che possa rendere efficace un’esternalizzazione. Quindi 80 euro potrebbero anche bastare.

Nel valutare la convenienza di un’operazione di esternalizzazione occorre considerare molte altre voci. I costi di mancata qualità, quelli di trasporto, quelli logistici.

In questi anni, in assenza di siffatte attente valutazioni, si son visti bagni di sangue di discrete proporzioni, altro che 80 euro/dipendente

Va detto però che, purtroppo, dati alla mano, la mancata qualità è più alta negli stabilimenti italiani che in quelli in Est Europa o in Turchia. E questo dovrebbe indurre a qualche riflessione. Da parte di tutti. Imprese che non investono più in formazione. E dipendenti che, nella migliore delle ipotesi, se ne catafottono.

TEMPO INDETERMINATO PIU’ CONVENIENTE

Un’assunzione a tempo indeterminato con tutele crescenti (quindi, in soldoni, senza articolo 18) sarà detassata dai contributi per tre anni.

L’hanno spacciata per una rivoluzione. Mi tengo qualche dubbio.

Non creerà ‘nuovi’ posti lavoro. Volendo eccedere in ottimismo verranno trasformati alcuni contratti ad minchiam già in vigore. Meglio che niente, per carità.

Ma nulla comunque vieta che gli assunti vengano mollati a casa dopo tre anni. O magari anche no, che alla fine l’Italia è un Paese in cui la provvisorietà, spesso, diventa norma.

In ogni caso, e nella peggiore delle ipotesi, avranno comunque lavorato per tre anni con un inquadramento decoroso. Che è comunque sempre meglio che restare a casa, o essere assoggettati a tutti quei contratti a chiamata evidentemente tarocchi. Almeno hai la mutua, e la maternità, avrebbero detto i nostri nonni.

Un appunto: con un po’ più di coraggio si cassava l’articolo 18 (cosa peraltro avvenuta nella sostanza se non nella forma) ma si faceva la stessa cosa anche con contrattini e contrattucoli, che sono, essi sì, una vergogna. Oltre che una giungla ormai incomprensibile, anche dal punto di vista normativo

TFR IN BUSTA PAGA

Prima o dopo, fa lo stesso, in fondo. Basta essere consci che se prenderai prima non avrai dopo. E il concetto che uno prenda quando gli occorrono è anche corretto. Certo, andrebbe chiarito che la possibilità esisteva anche prima. Il TFR, non dimentichiamolo, è sempre stato possibile farselo anticipare (per esempio per comprare casa).

Un appunto: sui redditi medio/alti ci si smena un botto di quattrini in tasse (e così si fa anche cassa, eh Mr. Renzi). Fare bene attenzione, nel caso, e valutate con calma pro e contro.

Molte aziende, per contro, si ritroveranno col culo per terra. Che il tfr col cazzo che l’accantonavano. Lo utilizzavano come liquidità. E saran cazzi, vedrete.

GIOCO D’AZZARDO

Tassate per un miliardo le Slot. E i gestori privi di concessione pagheranno l’imposta elusa negli ultimi tre anni. Letta, per fare un esempio dell’altro ieri, li graziò. Questa è una cosa buona, tout court. Abolirle non si può (continuerebbero ad alimentarsi ed imperversare in un circuito di illegalità ampiamente peggiore), ma massacrarle di tasse mi pare doveroso.

Spero in un rilancio al prossimo giro.

TAGLI ALLE REGIONI

Con una mano danno, con l’altra tolgono. Ma andrebbe ripensato anche il meccanismo. Perchè ci son regioni più virtuose, ed altre oggettivamente, meno. Perchè ci sono regioni che hanno trescato di più col malaffare, ed altre, meno. E forse sarebbe ora di utilizzare più severità. I buchi sanitari della Regione Lazio, o della Regione Puglia, sono da codice pesale e commissariamento, immediato. Anche se, poi, pensi ai commissari possibili e ti dici, ma tanto che cambia?.

Però, parte dei vantaggi prima citati verranno vanificati da ulteriori balzelli locali. Oppure verranno ridotti i servizi ai cittadini che dovranno pagare di tasca loro quei servizi

Però, apro qui una parentesi.

I cittadini sono, poi, così incolpevoli? L’assenza di partecipazione e controllo che da sempre pervade la classe media italiana sta dando i suoi, avvelenati, frutti.

Che qui, si è speso, e ancor si spende assolutamente a cazzo. E molti di quei soldi, inutilmente immolati, potrebbero quasi azzerare l’impatto della manovra sulle Regioni. Che di cose fatte a culo potremmo elencarne tutti migliaia e il saldo alla fine, raggiungerebbe i trasferimenti tolti.

Renzi è di antipatia ed arroganza rare, ma non erra totalmente quando dice che debbono ingegnarsi a risparmiare. Solo che dovrebbero ingegnarsi a farlo bene. Nel nostro interesse e non nel loro, o in quello degli amici degli amici.

TAGLI ALLA SANITA’

Anche qui, non è tanto il fatto che si tagli. E’ che si taglia male. Si mantengono aperte strutture dove, ragionevolmente, non ci si farebbe curare un’unghia incarnita. Ci sono presidi ospedalieri in Italia qualitativamente vergognosi. Quando sento quelle querule lamentele (eh, ma un presidio ci vuole), mi vien da dire che preferisco essere elitrasportata (o portata in ambulanza) in un presidio più lontano, ma decoroso, che in un presidio locale dove comunque: mancano i macchinari, manca la preparazione, e alla fine all’altro presidio ti ci reinviano ugualmente. Solo che stai pure un po’ peggio.

Se hai un ictus, meglio perdere mezz’ora e finire in una stroke unit, che arrivare in tre minuti in un posto dove quella mezz’ora te la faranno perdere tra TAC e cagate assortite, ma che, senza stroke unit ti assisteranno certo al meglio delle proprie possibilità ma, comunque, non adeguatamente

E già che ci siamo (almeno faccio incazzare pure i leghisti e nobilito la giornata). La Sanità andrebbe equiparata oltre che tagliata.

In Piemonte ci sono 22 stroke unit. In Lombardia 34. Da dove sto scrivendo posso raggiungerne serenamente almeno sei. In mezz’ora. E via terra.

In Lazio, pare siano solo a Roma. In Campania, tre (e nessuna a Napoli, stante la mappa del Corriere). Se ne evince che se pensi di farti partire una vena o una coronaria, pregiati di farlo mentre ti trovi in Toscana o a cavallo del Po. Altrimenti…. Be’ altrimenti, cazzi tuoi, come sempre.

Q COME CULTURA

Sui tagli alla scuola e alla cultura, occorrerebbe un capitolo a sé. Un Paese che non spende per i suoi figli è un Paese che ha perso speranza nel suo futuro. Ma la scuola italiana andrebbe ripensata, in toto, dopo lo sfacelo perpetrato negli ultimi 20 anni. Una devastazione di proporzioni tali da far sospettare un disegno. Peraltro, così essendo ci farebbero, tutti quanti, miglior figura.

Ma della scuola preferisco parlare a parte, perchè il fatto di non essere docenti o discenti, non ci solleva dal porci seriamente un problema. In franchezza l’impresa, oggi, fatica a trovare risorse.

O sono stratosferici, iperformati, competentissimi. O son delle zappe senza speranza di redenzione. Servono, come il pane, figure intermedie, di back-office, come dicono i consulenti fighi, i vecchi impiegati come diciamo noi che siam più pane e salame.

Ma su quel tipo di competenza c’è il vuoto. Pneumatico.

E’ colpa di Renzi? Sì, ma anche di Letta, Monti, Berlusconi, Prodi, D’Alema e di quanti li hanno sorretti.

Infine due sole note.

Non se ne può più di sentir parlare di Europa cattiva. Ci son delle regole. Rispettiamole. Senza chiedere continuamente sconti che, come unico risultato ottengono quello di sputtanarci ulteriormente.

Se certi sacrifici son stati chiesti a greci, spagnoli e portoghesi, perchè non dovrebbero essere chiesti all’Italia o alla Francia. E’ questione equitativa. Non di accanimento.

E in ultimo. E pure contro il mio, risibile, interesse.

Ma una cazzo di patrimoniale, no? Una cazzo di patrimoniale, con aliquote a scalare, mai?

Che le aliquote scalari son la forma più equa di pensare la tassazione.

Hai tanto? Paghi tanto. Hai poco? Paghi poco. Che io son contenta di pagar tanto. Se si stabilisce che ho tanto. Bsta che chi ha di più paghi di più. Magari mi incazzo lì per lì, ma poi me ne dimentico. E una sanità migliore, una scuola migliore, uno stato sociale più equo varrebbero lo sforzo. E lo so (dopo che mi passa il fisiologico giramento di palle).

Ma qui, siamo alla fantascienza. Perchè gli amici degli amici diranno no. E lì capisci perchè questo Paese è condannato.

 


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