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Partiti: quanto ci costano?

Creato il 21 ottobre 2013 da Yleniacitino @yleniacitino

stock-photo-291186-astounded-businessmanPartiti a tutti i costi. Vi chiederete: in che senso? 
Nel senso che bisogna tenerci i partiti così come sono, a tutti i costi? 
O che, piuttosto, bisognerebbe tentare di riformarli o convincerli ad autoregolamentarsi, a tutti i costi?
 È una questione importante, perché i partiti servono, in un Paese democratico. Possono esistere partiti senza democrazia, ma non possono esserci democrazie senza partiti. Si può avere una dittatura, un’oligarchia, una teocrazia. Ma la democrazia no.

This is some text in a paragraph.Eppure,  per svolgere il prezioso ruolo di cassa di risonanza dei cittadini, indipendenti da influenze esterne, i partiti devono sopportare dei costi. Per far conoscere i loro candidati agli elettori, i partiti ne sostengono altri ancora.

Per mandare avanti le strutture, per scrivere e promuovere il programma elettorale, per stampare i manifesti, per organizzare i congressi e le assemblee, ancora costi.
C’è, allora, un altro significato in questo titolo. «Tutti i costi» sono quelli che i partiti affrontano ogni giorno, nel rispetto dei compiti che la stessa Costituzione ha loro assegnato. Ma qual è la giusta dimensione economica di tali oneri? Quand’è che il sostegno dello Stato è così generoso da far pensare ai partiti come a dei soggetti privilegiati? E cosa accadeva prima che esistesse un finanziamento pubblico alla politica? Questi e molti altri sono i temi che tratterò nel mio libro, uscito il 15 ottobre.


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