ROMA – Il parto cesareo espone i bimbi ad un rischio maggiore di sviluppare allergie. Il taglio cesareo, al contrario di quello naturale, manca del “vero e proprio passaggio di consegne” dalla madre al figlio, cioè di quella ‘eredità microbica‘ importantissima per l’apparato immunitario.
A lanciare l’allarme è la Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Sipps), con il dottor Vito Leonardo Miniello, docente di Pediatria e Nutrizione Pediatrica presso l’Università di Bari, che spiega:
“Il corpo umano ospita un numero enorme di batteri, dieci volte superiore a quello delle proprie cellule”.
La maggior parte di questi germi, essenziale per la nostra esistenza, è contenuta nell’intestino,
“un vero e proprio organo batterico che funziona anche come difesa nei confronti di batteri patogeni e malattie immunitarie. Un ambiente intestinale ricco e variegato è in grado di addestrare il sistema immunitario a riconoscere antigeni utili, come gli alimenti, contrastare quelli pericolosi, ovvero batteri patogeni, e soprattutto a non essere ‘irascibile’, producendo in modo inappropriato sostanze pro-infiammatorie, responsabili di malattie allergiche e autoimmunitarie, quali il diabete di tipo 1, colite ulcerosa, malattia di Crohn”.
Con il parto naturale, aggiunge Miniello, la mamma passa al figlio
“anche i suoi batteri, intestinali e vaginali, che andranno a colonizzare l’intestino sterile del neonato, permettendogli di costruire un proprio microbiota intestinale”.
Tra le concause della pandemia allergica degli ultimi anni, viceversa, ci sarebbe l’alterazione del patrimonio microbico intestinale, derivato da eccesso di cesarei, di cui il nostro Paese detiene il primato in Europa con una media del 38%. Qualcosa però si può fare., conclude Miniello:
“Somministrando, sin dai primi giorni di vita, specifici ceppi probiotici, si riesce a mutuare in parte la mancata dote batterica materna e ridurre i danni biologici riscontrabili quando la cicogna arriva col bisturi”.