Pasolini al BFI

Creato il 01 marzo 2013 da Se4 @londonse4

“L’Italia sta marcendo in un benessere che è stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.”
Pier Paolo Pasolini 1962

Il 2 novembre 1975 ero davvero molto piccola. In un negozio di elettrodomestici, dove mi trovavo con mio padre, un televisore in bianco e nero annunciava la notizia della morte violenta di Pasolini, una notizia che fece scalpore. Guardavo con il naso all’insù, senza capire, chi fosse quell’uomo. E perche’ tutti tacevano allibiti? Negli anni a venire avrei imparato a conoscere il poeta, lo scrittore, il giornalista, il regista, l’uomo geniale e profetico, che aveva saputo vedere i mali del Paese e intuire le conseguenze del consumismo, dell’inquinamento, dell’abuso dei media come strumento di potere e controllo. Dopo oltre trent’anni, ancora non si conoscono le motivazioni e i responsabili dell’omicidio di Pasolini, e non si sa se, a metterlo a tacere per sempre, fu una decisione politica, camuffata dal pretesto di una rissa. A questo riguardo, c’è sempre stato un silenzio scomodo, imbarazzato e imbarazzante, ai limiti del disinteresse. Forse perché la verità “meglio non nominarla, perché appena la nomini non c’è più…” *
Eppure, proprio dopo la sua morte, Pasolini è stato rivalutato come critico e filosofo visionario, una figura importante della letteratura e dell’arte, non solo italiana, ma europea. Tra scandalo e censura, Pasolini girava i suoi film cercando di dar vita ad un ‘cinema di poesia’, ed è proprio la sua carriera di cineasta ad essere ora celebrata al British Film Institute, con una stagione di proiezioni (film, documentari e corti) che durerà dal 1 marzo al 30 aprile.

La rassegna, la più esaustiva mai organizzata in Gran Bretagna, è stata organizzata in collaborazione con Luce Cinecittà, che ha fornito le pellicole, molte delle quali, restaurate di recente dalla Cineteca di Bologna. I temi della retrospettiva, introdotta da Tony Rayns, spaziano dal mito ai cicli storici, dalla psicoanalisi al confronto con il famigerato De Sade. La ricchezza dei filmati (alcuni dei quali rari) permetterà di esplorare, tanto l’evoluzione dell’arte di Pasolini, quanto i contesti della sua cinematografia.

Cosa sono le nuvole?, regia di Pier Paolo Pasolini, 1967



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