Pasqua è vicina.
Idea geniale: che ogni catechista venga in parrocchia con 5 leaders della sua comunita’ per preparare la Pasqua. L’incontro si ispira al Vangelo: “Andate a preparare per noi la Pasqua, perche’ possiamo mangiare.”
(Lc 22:8)
La Pasqua e’ il cuore della fede, liturgia e vita. Cosi’ per gli Israeliti e cosi’ per i cristiani. Gli Israeliti la facevano precedere da una settimana di preparativi, perche’ non c’e’ notte piu’ misteriosa e piu’ santa della notte di Pasqua. Evento che ricorda, ma anche celebrazione della speranza futura. Ogni anno un canto ritmava: “Quest’annno ancora schiavi qui, ma il prossimo anno liberi a Gerusalemme.” Una speranza che non si lascia mai vincere dalle delusioni. LIBERI! E’ il sogno di chi vive forme di schiavitu’. L’appuntamento e’ per Gerusalemme: la citta’ santa, la citta’ del cuore. LIBERI! La Pasqua e’ liberazione e esodo, gioia e canto.
Questi temi si rifanno alla prina Pasqua. Gli Israeliti sono schiavi in Egitto e sempre maggiormente assoggettati a lavori forzati. Fino a quando una persona puo’ essere soggiogata con violenza? Fino a quando un corpo puo’ resistere alla fatica? Fino a quando una persona puo’ vivere senza dignita’? Gli Israeliti gridano al Signore. Lui sente, si commuove, interviene, salva. Sempre. Il nostro Dio non e’ beato nella sua trascendenza. E’ beato quando nella storia, attraverso la voce dei profeti, difende i poveri, le vedove e gli orfani. Quando censura i pesi falsi e lo spostamento di confini. Quando castiga i soprusi e bolla le false deposizioni e le sentenze ingiuste. In breve: riprova con forza cio’ che uccide la dignita’, la fraternita’ e l’equita’.
Alla luce di questo insegnamento ‘pasquale’ viene posta una domanda ai partecipanti: “Quali sono le schiavitu’ che attanagliano la tua comunita’?” Il catechista si circonda dei suoi e discutono. Le risposte sono varie e riflettono il contesto delle varie comunita’. Ma ci sono denominatori comuni:
- Le donne non sono considerate come gli uomini
- Le vedove subiscono soprusi
- Corruzione in tutti gli Uffici e servizi governativi
- Mancanza di medicine
- Educazione e strutture scolastiche che fanno pieta’
- L’AIDS, e come conseguenza un grande numero di orfani
- Operai obbligati a lavorare molte ore, e non pagati giustamente
- Quando non piove sufficientemente, raccolri poveri e vera fame
- Il Governo non si interessa di noi
- Stregoneria, spirito di vendetta, rassegnazione passiva
Sono vere schiavitu’, croci e morti di ogni giorno. In aula, chi ascolta questa litania – piu’ lunga ancora – sa che non e’ letteratura per commuovere. Sa che e’ la vita quotidiana, spesa in estrema precarieta’ e anche paura. Difficile alzare la testa e la voce. Difficile sperare. E’ sempre stato cosi’! Nel cuore si annida sfiducia, ma anche prigrizia. Perche’ la liberazione e la liberta’ hanno il loro prezzo: sono frutto di sacrificio, impegno e lavoro.
Ma che significato ha la celebrazione liturgica della Pasqua senza che essa generi un nuovo sussulto di vita nel contesto concreto della comunita’? Senza che generi e faccia gustare novita’? Lo affermava gia’ San Paolo:
“ Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova. Celebriamo con azzimi di sincerita’ e di verita’.” Ecco la fede resa vita! Ecco la Pasqua del Cristo resa Pasqua del credente! Novita’, sincerita’, verita’. Anche con altre parole: giustizia, solidarieta’, carita’.
Illuminati dalla Parola, all’analisi segue la programmazione. Ogni comunita’ la sua. Il lavoro e’ lento e faticoso, perche’ i suggerimenti devono rispondere ad alcuni criteri precisi ed essere concreti. Riflessione e metodo ai quali i nostri non sono abituati. Ma alla fine emerge un ricco mosaico di idee e attivita’ che meraviglia. Persino ambizioso. Ma meglio puntare in alto! Da tutti i gruppi due parole chiave: responsabilita’ e impegno. Gia’ questo e’ Pasqua.
I partecipanti sono tornati ai loro villaggi con qualche idea ben fissa: che la Pasqua non e’ celebrazione vera se non tocca e cambia la vita, anche sociale; che i cambiamenti e la trasformazione sono possibili. Sopratutto che oltre a una chiara conoscenza e visione, sono resi possibili dall’impegno di ciascuno e di tutti. La Pasqua e’ liberarsi prima che liberare!
p. Giuseppe Inverardi (IMC)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)