di Federico Capone
È vero, una poesia in musica; ma perché utilizzare il dialetto?
“La canzone popolare, in vernacolo in particolare, è ancora più ‘sentita di quella in lingua perché più diretta e spontanea. Molto spesso si fa portavoce di istanze del popolo, dando voce alla gente e alle sue idee… i canti contadini dovrebbero rimanere sempre tali. I processi di inurbamento di quella musica sono avvenuti per il tramite di piccoli gruppi di paese che, incidendoli, li hanno ripresi negli anni”.
Alla mia domanda di come avesse scoperto la pizzica, Gino ricorda: “quando, nel 1987, dopo un lungo periodo di oblìo, andai a ripescare, con Pierpaolo De Giorgi e i Tamburellisti di Torre Paduli la pizzica pizzica, la prima domanda che mi posi -aggiunge- fu il chiedermi perché la musica delle campagne fosse stata dimenticata“.
La risposta la trovai nella sua staticità musicale: la pizzica pizzica, infatti, consisteva in quattro o otto battute ripetute all’infinito; fu così che decisi di inventarmi degli spazi, degli intermezzi musicali originali da riempire con musiche nuove.
Poi decisi di ‘ambientare’ le canzoni con suoni, rumori lontani che potessero richiamare subito alla mente dell’ascoltatore le notti dell’estate salentina.
“Con Pierpaolo De Giorgi ho lavorato su questi brani per ben due anni. Poi, con l’aiuto di Amedeo De Rosa, un artista del tamburello, siamo andati in sala di incisione, nacque così, nel 1989, Fantastica pizzica”. E fu subito successo, un grande successo. Le intuizioni di Gino si dimostrarono giuste: “Mi fa immenso piacere ascoltare i brani contamporanei di pizzica e risentire, a distanza di tanti anni, le stesse sonorità di quell’album”.
Ma Gino ha anche riscoperto Tito Schipa…
“Si, è vero, sono stato diverse volte ospite della terza rete nazionale e ho scritto ed interpretato le musiche per un programma televisivo ‘Cavalcata Salentina’, diviso in due parti dedicate, la prima, a Tito Schipa e, la seconda, alla musica contemporanea. Al programma parteciparono anche Cesare Monte ed Andrea Gigante”. Poi sono arrivati gli studiosi, le contaminazioni, i paragoni, le condanne e, ogni tanto, le assoluzioni. Ma questa è un’altra storia.